domenica 18 marzo 2018

Tempo di Passione




Vito Abbruzzi

La V domenica di Quaresima inaugura il cosiddetto Tempo di Passione, nel quale, secondo l’insigne liturgista ed Abate Don Emanuele Caronti, «predomina […] in tutta la sua austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non corrisponderebbe certo alle intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti allo spettacolo delle umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse indifferente e freddo».

Per comprendere e vivere a pieno questo dramma, ecco, allora, un’edificante meditazione dell’insigne liturgista benedettino, che ben spiega anche la molto suggestiva deposizione di Cristo dalla croce, dipinta da Giovanni Gasparro, in cui, come mi faceva notare l’arch. Mino Mincarone, «non ci sono attori ma protagonisti di qualcosa realmente accaduto», richiamando così quelli che sono – o dovrebbero essere – i canoni estetici propri dell’Arte sacra.


Domenica di Passione. Stazione a S. Pietro.


Incomincia la quindicina di preparazione immediata alla solennità pasquale. La stazione è a S. Pietro, ove Papa Simmaco aveva fatto costruire un celebre oratorio dedicato alla santa Croce. Delicato pensiero della liturgia romana, quello d’inaugurare il tempo della passione con una festa stazionale a San Pietro! Il divin Maestro, come ha istituito l’Apostolo erede del suo potere, così non l’ha privato della gloria della sua Croce.

L’idea della passione e del sacrificio della Croce predomina in tutta l’odierna Messa, che ci fa vedere in tutta la sua austera grandiosità il dramma della Redenzione. Non corrisponderebbe certo alle intenzioni della Chiesa il cristiano che davanti allo spettacolo delle umiliazioni e della morte di un Dio, rimanesse indifferente e freddo. Ai nostri peccati sono da attribuirsi i rigori della giustizia divina che straziano l’umanità benedetta dell’innocente Gesù. E la condotta del Padre verso il suo unigenito Figliuolo deve ispirare a noi sentimenti di timore e stimolarci ad una vita penitente conforme al Vangelo e per non crocifiggere di nuovo nelle nostre membra il Salvatore e per evitare le estreme conseguenze della colpa. 

Tutto l’apparato liturgico c’invita al pianto. Sull’altare, la Croce stessa scompare per ricordarci l’umiliazione di Gesù Cristo che, nascondendosi, s’è dovuto sottrarre ai suoi nemici che volevano lapidarlo. L’inno festivo del Gloria Patri in onore della SS.ma Trinità è sospeso, affinché più sensibile sia in noi l’impressione del dolore e della prossima catastrofe.




Fonte: E. CARONTI O.S.B., Messale Quotidiano per i Fedeli, Società Anonima Tipografica fra Cattolici Vicentini, Vicenza 1929, pp. 270-271.









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