venerdì 3 febbraio 2017

Papa Francesco ordina la revisione della "Liturgiam Authenticam" il testo sacro della Santa Messa


Significativamente, Papa Francesco ha nominato l'Arcivescovo Arthur Roche, segretario della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, ad essere il suo presidente. L'arcivescovo di origine inglese è il numero due ufficiale della congregazione; egli ha maggior esperienza in campo liturgico e un approccio più aperto alle domande liturgiche rispetto al suo prefetto, il cardinale Robert Sarah. Il Vaticano non ha fornito dettagli sulla commissione, della quale è previsto che tenga la sua prima riunione al più presto, né ha a tutt'oggi pubblicato i nomi dei membri della commissione stessa. Sicuramente si tratta di un argomento su cui bisognerà riflettere attentamente in futuro molto prossimo. 

Papa Francesco ha ordinato una revisione di "Liturgiam Authenticam", un decreto controverso che vuole modificare i testi liturgici, in base alle più recenti traduzioni, dal latino all'inglese e alle altre lingue. Questa commissione, istituita dal papa poco prima di Natale, ha anche il difficile compito di esaminare il livello di decentramento, auspicabile nella chiesa, su questioni come questa.
La commissione mista comprende i vescovi di tutti i continenti.

Francesco aveva due ragioni principali per l'impostazione della Commissione, secondo fonti informate. In primo luogo, in linea con il Concilio Vaticano II, vuole dare maggiore responsabilità e autorità alle conferenze episcopali. Questo lo ha affermato chiaramente nel suo documento programmatico, "Evangelii Gaudium", quando ha scritto: Il Concilio Vaticano II ha affermato che, come le antiche Chiese patriarcali, le conferenze episcopali sono in grado di contribuire in molti modi alla realizzazione concreta dello spirito collegiale", però questo suo desiderio non si è ancora pienamente realizzato, dal momento che lo status giuridico delle conferenze episcopali che li vedrebbero come soggetti di attribuzioni specifiche, tra cui vera autorità dottrinale, non è stato ancora sufficientemente elaborata.

Un accentramento eccessivo, piuttosto che dimostrarsi utile, complica la vita della Chiesa e la sua proiezione missionaria (N. 32). In questo contesto, la questione che si pone in termini di liturgia è quello di chiarire qual è il ruolo del vescovo di Roma nel preservare l'unità nella Chiesa, dato che Liturgia, rito romano, crea unità nella Chiesa latina. La Commissione affronterà questo problema.

In secondo luogo, alcune conferenze episcopali sono "scontente" della traduzione del Messale Romano richiesta dal "Liturgiam authenticam". Lo considerano troppo rigido e non accettano che ci sia una cosa come "linguaggio sacrale". Fanno notare che "Liturgiam authenticam" cerca una traduzione quasi letterale dei testi liturgici latini nella lingua volgare o locale dei diversi paesi, spesso con risultati insoddisfacenti. I religiosi giapponesi, per esempio, hanno avuto una lunga disputa con la congregazione su chi dovesse decidere quale potesse essere una traduzione accettabile di questi testi. Loro e molti altri convegni episcopali, sono chiaramente insoddisfatti delle direttive della "Liturgiam authenticam" e del livello di centralizzazione implicato in essa.

L'Arcivescovo Roche, che è stato per un decennio presidente della Commissione internazionale per la lingua inglese nella Liturgia, intervenendo alla Conferenza episcopale del Canada nel mese di settembre 2014, ha detto che la principale differenza tra "Comme Le Prévoit" (1969) , che ha governato la traduzione dei primi messali liturgici dopo il Concilio Vaticano II (1962-65), e "Liturgiam authenticam", che da allora in poi ha determinato la traduzione del Messale Romano in lingua inglese, francese e alcuni paesi di lingua spagnola, "è stata che, la Santa Sede nelle sue direttive optato per un cambiamento del principio guida della traduzione da quello di 'equivalenza dinamica o funzionale' del 1969 con il principio di 'equivalenza formale' del 2001".

Lo stesso religioso ha spiegato che "un'equivalenza dinamica" è stata raggiunta quando un traduttore ha separato il "contenuto" di un enunciato dalla "forma in cui è stato espresso". Ma questo approccio è diventato "fuori moda", ed ha concluso, nel corso degli ultimi 40 anni, gli specialisti in lingua "sono diventati più consapevoli del fatto che la forma che scegliamo per un enunciato è di per sé espressiva del nostro scopo nel parlare." La Santa Sede in "Liturgiam authenticam" ha optato per "l'equivalenza formale".

La nuova commissione istituita dal Papa Francesco rivedrà tutta questa materia, insieme con il tema della inculturazione e la questione di cosa significa il decentramento che è auspicabile in materia di liturgia.



Liberamente tratto da un'articolo del sito web in lingua inglese de LA STAMPA | © VATICAN INSIDER |
 Venerdì 27 Gennaio 2017







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