giovedì 23 giugno 2016

Papa Francesco: Benedetto XVI, maestro della teologia in ginocchio

 




2016-06-22

Radio Vaticana


Benedetto XVI, ovvero l’esempio più grande di cosa voglia dire fare “teologia in ginocchio”. Papa Francesco firma la prefazione di un libro del Pontefice emerito con una serie di considerazioni sulla testimonianza offerta da Papa Benedetto sul valore della preghiera, cuore di ogni vita sacerdotale. Il volume, edito da Cantagalli, si intitola “Insegnare e imparare l’amore di Dio” ed è il primo di una collana di testi di Benedetto XVI. Il testo della prefazione di Francesco è stato anticipato dal quotidiano La repubblica. Lo riassume in questo servizio Alessandro De Carolis:



È il “fattore decisivo” di un uomo che si consacra a Dio nel sacerdozio. Non il saper fare, anche senza risparmio di energie. Non la “gestione degli affari correnti”. Il fattore decisivo è lo stare “in ginocchio” a “pregare per gli altri, senza interruzione, anima e corpo”, costantemente immersi in Dio, “con il cuore sempre rivolto a Lui, come un amante che in ogni momento pensa all’amato, qualsiasi cosa faccia”. Perché un sacerdote ha la verità del suo ministero dell’“incarnare la presenza di Cristo” fra la gente, altrimenti “non è più vero niente, tutto diventa routine, i sacerdoti quasi stipendiati, i vescovi burocrati e la Chiesa non Chiesa di Cristo, ma un prodotto nostro, una ong in fondo inutile”.

Con la franchezza che gli è propria, Papa Francesco celebra di Benedetto XVI l’esemplarità del suo essere sacerdote – il 28 giugno saranno 65 anni – testimoniata in modo “luminoso” dal Papa emerito soprattutto negli ultimi tre anni, da quando egli stesso – spiegando le ragioni della rinuncia al ministero petrino – affermò di sentirsi chiamato “a salire sul monte” per dedicarsi alla preghiera e alla meditazione.

“Si vede che è un uomo che veramente crede, che veramente prega; si vede che è un uomo che impersona la santità, un uomo di pace, un uomo di Dio”, riconosce Francesco all’inizio della prefazione, ponendo in risalto come senza quel “profondo radicamento in Dio” sarebbero inutili “capacità organizzativa” e denaro, “presunta superiorità intellettuale” e potere. In Papa Benedetto, ripete Francesco, si coglie limpida “l’essenza dell’agire sacerdotale” e “forse è proprio vero – osserva – che egli ci impartisce nel modo più evidente una tra le sue più grandi lezioni di ‘teologia in ginocchio’”.

Il “vero pregare” che mostra Papa Benedetto con “la sua testimonianza”, prosegue ancora Francesco, non è né “l’occupazione di alcune persone ritenute particolarmente devote e magari considerate poco adatte a risolvere problemi paratici” né, all’opposto, “quel ‘fare’ che invece i più ‘attivi’ credono sia l’elemento decisivo del nostro servizio sacerdotale, relegando così di fatto la preghiera al ‘tempo libero’”. E nemmeno, soggiunge, pregare può essere considerata “una buona pratica per mettersi un po’ in pace la coscienza, o solo un mezzo devoto per ottenere da Dio quello che in un dato momento crediamo ci serva”. “No”, ribadisce Francesco, la preghiera “è il fattore decisivo”, l’“intercessione di cui la Chiesa e il mondo – e tanto più in questo momento di vero e proprio cambio d’epoca – hanno bisogno più che mai, come il pane, più del pane”.

“Perché senza il legame con Dio – annota Francesco citando lo stesso Benedetto XVI – siamo come satelliti che hanno perso la loro orbita e precipitano impazziti nel vuoto, non solo disgregando se stessi, ma minacciando anche gli altri”.





(Da Radio Vaticana)





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