mercoledì 9 marzo 2016

Secondo P. Ermes Ronchi la Chiesa "ha trasmesso una fede impastata di paura": è proprio vero?

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La paurosa “roncata” di Ermes Ronchi


La Santa Madre Chiesa non ha mai trasmesso una fede sulla paura!
 
Sta diventando davvero ridicolo ed imbarazzante che si continui a predicare, oggi, una Chiesa del passato matrigna ed ora anche una Chiesa che ha trasmesso – sempre in passato è ovvio – una fede sulla paura. Questo è quanto è emerso dalla seconda predica agli Esercizi Spirituali della Quaresima al Papa ed alla Curia, da parte di padre Ermes Ronchi dei Servi di Maria, vedi qui.
 
Ermes Ronchi di spalle durante gli esercizi spirituali alla curia vaticana in presenza del papa.
Ermes Ronchi (di spalle) durante gli esercizi spirituali alla curia vaticana in presenza del papa.
Imbarazzante e ridicolo se pensiamo che tutto ciò che emerge delle prediche del passato si regge e si fonda sugli scritti dei più grandi Santi, e che ha generato Santi. Dice padre Ermes:
 
“Per un lungo tempo la Chiesa ha trasmesso una fede impastata di paura. Che ruotava attorno al paradigma colpa/castigo, anziché su quello di fioritura e pienezza. La paura è nata in Adamo perché non ha saputo neppure immaginare la misericordia e il suo frutto che è la gioia (…) La paura invece produce un cristianesimo triste, un Dio senza gioia. Liberare dalla paura significa operare attivamente per sollevare questo sudario della paura posato sul cuore di tante persone: la paura dell’altro, la paura dello straniero. Passare dall’ostilità, che può essere anche istintiva, all’ospitalità, dalla xenofobia alla filoxenia (…) e liberare i credenti dalla paura di Dio, come hanno fatto lungo tutta la storia sacra i suoi angeli: essere angeli che liberano dalla paura”.
 
Dovremo dunque dedurre che fino ad oggi abbiamo avuto un cristianesimo triste? E dove e quando, di grazia? Se leggiamo Santa Teresa del Bambin Gesù non ci troviamo affatto tristezza, così se leggiamo il laico ed avvocato Beato Bartolo Longo, così se leggiamo l’Epistolario di San Padre Pio.
 
A legger bene padre Ermes c’è piuttosto una distorsione del pensiero a riguardo della predicazione del passato, con quella insistenza esasperante a riguardo, piuttosto, della “paura dell’altro” per giungere alle problematiche di oggi legate all’immigrazione, all’accoglienza, che nulla c’entrano con certa predicazione del passato dal momento che il problema, questo problema, non si poneva affatto.
Il termine filoxenìa deriva dal greco e significa “accoglienza” da “Filo = amare” e “Xenìa = straniero”, amare, accogliere lo straniero, ci chiediamo quando mai la Chiesa del passato sia stata “xenofoba”, ossia contro tale accoglienza, quando mai ha predicato contro questa accoglienza, e quando mai ha predicato la paura verso lo straniero o verso l’altro.
 
Se non ricordiamo male è stata sempre la Chiesa a dare origine agli Ostelli per accogliere gli stranieri, a dare origine agli ospedali, ai centri di accoglienza, agli orfanatrofi, ai ricoveri per anziani, alle comunità di incontro. E se non rammentiamo male è grazie a centinaia di Fondatori e Fondatrici di Ordini e Congregazioni religiosi che si sono venute a creare comunità di accoglienza e oceani di vocazioni dedite alla cura dell’altro, dell’ straniero.
 
E ancora, la paura significa non conoscere. Si teme infatti ciò che non si conosce perchè qualcosa che facesse paura, se la si conoscesse, la si combatterebbe, la si affronterebbe come per esempio è il caso di una grave malattia, l’evento di un dramma o di una disgrazia. Ma riesce davvero incomprensibile una Chiesa ( la Chiesa, una, santa, cattolica ed apostolica come professiamo per fede) maestra di terrore, di paura, in sostanza una Chiesa che per secoli avrebbe nascosto la Verità. No! E’ inaccettabile! Lasciamo volentieri ad Ermes la sua idea di fede della Chiesa.
 
In un Breviario del 1860 in nostro possesso, dedicato alle Pie pratiche per accedere al Paradiso, alla voce “Esame della coscienza” per una pia pratica della Confessione, leggiamo questi passi:
 
“… esaminatevi al batter dell’ore, esaminate come avete trascorse l’ore antecedenti. Così insegnava sant’Ignazio di Loyola: ed al suonar dell’orologio, prendete il santo costume di ricorrere con un’Ave Maria alla purissima Vergine, e provvedete ad amare di tutto cuore N.S. Gesù Cristo, già fin troppo offeso dalle profanazioni, dalle bestemmie, ma anche dalla nostra poca fede. (..) figuratevi spesso col pensiero di tenere il Crocifisso in mano, ed istruite l’anima vostra chiedendo “cosa vorrei aver fatto che non ho saputo o potuto fare, per amore del mio Signore, ora che la notte si avvicina”? La predica di Gesù Cristo sulle Beatitudini deve essere il confronto costante della tua anima nei confronti di Dio e del prossimo che dobbiamo amare dopo Iddio. (..) L’esame sarà minutissimo e senza sconti poiché ci accuseranno i demoni, e la nostra sola speranza è in Gesù Cristo Nostro Avvocato e nostro difensore. Il Giudice sarà giustissimo, così come la Sua misericordia sarà sconfinata in base all’amor che avremo vissuto e come l’avremo vissuto (cfr 1Pt.4,7-11). (..) e ti sei preso a cuore la sorte dello straniero? Hai provveduto a visitar i carcerati? Hai portato consolazione a qualche ammalato? Hai onorato i tuoi genitori e i tuoi superiori? Hai provveduto a portar pace in famiglia? Hai sollevato l’indigenza di qualche povero? Hai fatto visita al SS.mo Sacramento? Ti sei dimenticato di pregare? Hai onorato la Santissima Eucaristia? Hai mantenuto il decoro nel parlare e nel vestire? Hai fatto esercizio delle sante virtù? Hai amato Iddio sopra ogni altra cosa e sopra ogni altro affetto? (…)”.
 
E possiamo leggere, dallo stesso Breviario del 1860, questo passaggio sulla Misericordia a termine delle considerazioni sulla Confessione:
 
Considera che se la giustizia di Dio è infinita contro i reprobi peccatori, infinitissima è la Sua misericordia verso i peccatori pentiti. Dio aborrisce il peccato, imperrocché  ama le sue creature. Se tutti i peccatori ricorressero adesso col cuor contrito, tutti si salverebbero perché la bontà di Dio desidera tutti salvi, e ci ha creati pel Paradiso, e non giammai per l’Inferno, come attestano le parole di verità di N.S. Gesù nel santo evangelo: ” Et si quis audierit verba mea et non custodierit, ego non iudico eum; non enim veni, ut iudicem mundum, sed ut salvificem mundum../  Se qualcuno ascolta le mie parole e non le osserva, io non lo condanno; perché non sono venuto per condannare il mondo, ma per salvare il mondo…” (Gv.12,47). Non voglio, dice ancora il Signore Nostro,  la morte del peccatore, ma che egli si converta e torni a me; e se egli farà penitenza mi scorderò di tutte le sue iniquità, e la di lui anima macchiata ed immonda diverrà candida come la vene. Rifletti o peccatore, quanto grande sia la misericordia di Dio e quanto amore Egli nutre verso di noi, spera e confida in Lui e piangi le tue colpe con cuor contrito e afflitto, per averLo sì tanto offeso. Considera quanti peccatori ricorsero a Lui, alla Sua bontà, e a quanti Egli ha perdonato, risanato, resuscitato a nuova vita. Ricordati che Egli è il Bon Pastore e va in cerca della pecorella smarrita, dunque ritorna a Lui e non ostinarti più nel peccato, che per ogni ostinazione aggiunta, lo rivediamo patir sulla Croce. Corri a Lui dicendogli: “Ah mio Buon Gesù! Voi mi avete tanto amato anche quando fuggivo da Voi; quanto Vi devo! quanto Vi devo! o mio amato Gesù, quanto Vi devo!”…. (…) e per una santa pratica non diffidar mai della misericordia di Dio e del Suo amore per i poveri peccatori. Non disperar giammai, anco quando avesti commesso le maggiori scelleratezze del mondo, imperrocché non disprezzar quest’Amore perché Dio è misericordioso, poiché allora per causa della tua malizia, lo troverai giustizia… et ne dicas: “ Miseratio Domini magna est, multitudinis peccatorum meorum miserebitur ” / …. Non dire: “La sua misericordia è grande; mi perdonerà i molti peccati”,  perché presso di lui ci sono misericordia e ira,  il suo sdegno si riverserà sui peccatori..” (Sir.5,6). (..) e si dica con fiducia e con diletto: ” Gesù amabilissimo riceveteci tutti nella piaga santissima del vostro dolcissimo Cuore; affinché riposta in questo scrigno d’amore la nostra flebile fede, siamo liberati dagli assalti dell’inimico della nostra salute. Cor Jesum flagrans amore mei. Inflamma cor meum amore tui.”
 
Questo è quanto insegnava la Chiesa “ieri” sulla fede in Dio, in Gesù, per non parlare poi della fede anche in Maria Santissima, tutta impregnata di dolcezza infinita, di amor materno, in quel fare a Lei ricorso anche da posizioni disperate.
 
Ci chiediamo piuttosto cosa sta insegnando, oggi, la Chiesa su questa fede in Dio. Su quali parametri, su quale Vangelo, su quale magistero, su quale patristica, su quali santi…. Certo è che risponderanno al Divino Sposo quanti continuano a dipingere questa Sposa come una vecchia acida matrigna, alla quale vogliono invece imporre costumi moderni, vesti scollacciate, e quanto maggiormente si continua a tagliare sulla dottrina tanto maggiormente le si impone di indossare una minigonna. Ma perché il Papa non torna a rifare gli Esercizi Spirituali del suo Fondatore sant’Ignazio? Sarebbe buon per lui e per tutti noi.
 
Cor Jesum flagrans amore mei. Inflamma cor meum amore tui.
Cuore di Gesù, ardente d’amore per me. Infiamma il mio cuore con il tuo amore.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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