venerdì 19 febbraio 2016

Il terribile peso della libertà

18 February 2016

 
 
Quello che distingue l’uomo, essenzialmente, nei confronti di tutte le creature, che veramente lo dimostra diverso, è la razionalità, certo, ma in quanto la razionalità è legata a una libertà, è a servizio di una creazione. L’uomo si crea. Quello che fa l’uomo è questa novità, è questa originalità dell’essere suo, è questa imprevedibilità del suo cammino: egli non è fatto, ma si fa; egli non è dato, ma si crea da se stesso. Ed è una cosa terribile pensare che nei siamo gli arbitri del nostro destino.
 
Noi siamo immortali e dipende da noi, dopo Dio, o la beatitudine o la rovina eterna. È spaventoso! Meno male che noi siamo poco uomini, siamo almeno almeno per quattro quinti delle scimmie, perché non pensiamo mai, perché se pensassimo veramente rimarremmo sbalorditi della nostra grandezza, di questa potenza che è propria dell’uomo.
 
Si vive due giorni, domani non ci saremo più, ma in questi due giorni siamo noi con Dio che determiniamo o la nostra infelicità eterna (eterna!) o la nostra beatitudine infinita. È più facile, è più semplice vivere come animali.
 
Per questo gli uomini, oggi, cercano di vivere come animali, non perché vivono nel peccato, ma perché vivono una vita istintiva, si abbandonano, non vogliono il peso della libertà, non sanno sopportare questo peso. È terribile, questo peso! È quello che dice anche Dostoevskij: il peso della libertà è qualche cosa che veramente opprime l’uomo, lo schiaccia.
 
Una delle cose più importanti nella storia dell’umanità è proprio questa: che l’uomo si crea degli organismi perché lo dispensino dalla sua libertà: lo Stato e, secondo Dostoevskij, anche la Chiesa, la religione. E non è Dostoevskij soltanto che lo dice, lo dice anche un grandissimo cristiano come Barth. Le religioni uccidono la Religione, dispensano l’uomo: noi ci affidiamo a un altro, così ce ne laviamo le mani della nostra libertà. Ma lo possiamo? Una vera religione può dispensare dalla Religione?
 
Le religioni stesse tendono a dispensare l’uomo da una sua responsabilità morale: ci si affida. E allora ecco il fariseismo, ecco Israele. Israele si dispensa dalla sua libertà: c’è una legge. Fa certe cose e poi basta, poi può fare quello che vuole. Ci si affida a un organismo, ci si affida a una forza al di fuori di noi, che ci salvi, perché abbiamo paura di questo potere, che è proprio dell’uomo, di salvarsi o di perdersi.
 
 
 
Da: Divo Barsotti, Sospesi fra due abissi (2016 Chorabooks)
 
 
 
 
 
 
 

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