giovedì 11 febbraio 2016

Benedetto XVI: la riforma silenziosa di un “Papa totale”


  
 
 
 
A tre anni dalla rinuncia, il libro del vaticanista Marco Mancini – presentato da mons. Gänswein – ripercorre l’operato di un Pontefice, spesso frainteso dai media, che ha lottato strenuamente contro la “sporcizia” nella Chiesa
 
 
 
Un Papa “totale” Benedetto XVI. Un Papa che in otto anni di “pontificato cristocentrico” ha svolto un “evangelico servizio petrino”, ponendosi sempre al “servizio della verità, della ragione e della bellezza della fede”, orientandosi verso il “dialogo” quale strumento di pace e compiendo una “riforma silenziosa” culminata poi con la sconvolgente “rinuncia al ministero petrino”.
 
Sono sei i fili conduttori con cui mons. George Gänswein, la persona da sempre più vicina a Joseph Ratzinger,  sintetizza il ricco pontificato del teologo bavarese, un “semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, eletto il 19 aprile 2005 al Soglio di Pietro. Quello a cui decise di rinunciare esattamente tre anni fa, l’11 febbraio 2013, paralizzando il mondo con poche frasi in latino consegnate alla storia: “Coscientia mea iterum atque iterum coram Deo explorata ad cognitionem certam perveni vires meas ingravescente aetate non iam aptas esse ad munus Petrinum aeque administrandum”.
 
Solo otto anni di papato, sufficienti però a regalare alla Chiesa e al mondo ‘perle’ di teologia, magistero e pastorale, troppo spesso fraintese oppure offuscate da scandali (gli stessi che lui combatteva da decenni dalla scrivania di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede), da letture giornalistiche ‘parziali’ o da tristi vicende mai verificatesi nella storia come Vatileaks.
E proprio il timore che la gente – che, si sa, ha la memoria corta – ricordasse Benedetto XVI solo come il Papa che subì la fuga di documenti riservati ha mosso la mano del giovane vaticanista di Acistampa Marco Mancini a scrivere, di getto e con passione, il libro “Benedetto XVI. Un Papa Totale” (Tau Editrice).
 
Quattordici capitoli – introdotti da una ‘personale’ prefazione del cardinale Tarcisio Bertone – che ripercorrono lucidamente i punti salienti del ministero di Ratzinger e offrono “uno sguardo retrospettivo che fa emergere la figura di un Pastore di grande levatura, che rimane tale anche dopo aver lasciato le redini del governo della Chiesa”, come ha osservato mons. Gänswein durante la presentazione del libro avvenuta venerdì 5 febbraio, nel Collegio Teutonico in Vaticano.
Il prefetto della Casa Pontificia, segretario particolare di Benedetto XVI, ha portato ai numerosi presenti il saluto del Papa emerito “che ogni pomeriggio fa la sua passeggiatina per il rosario” e che ha ricevuto il volume dalle mani dello stesso autore. Poi, in un lungo e corposo intervento, ha delineato la figura e l’operato di un Papa che “ha usato e consumato molta energia al servizio di questa, per così dire, silenziosa riforma della Chiesa”.
 
“Con grande sensibilità – ha detto l’arcivescovo – egli ha preso in considerazione la situazione critica della fede soprattutto, ma non solo, in Europa, e così facendo si è convinto che la riforma della Chiesa deve iniziare con un rinnovamento della fede che parta dal suo nucleo centrale”. Un processo “spirituale”, dunque, “strettamente imparentato con la conversione”.
 
“In considerazione di ciò – ha osservato Gänswein – va inteso in tutta la sua drammaticità il fatto che proprio un Papa per il quale non ha ponderato l’apparenza esteriore, quanto l’essere interiore della Chiesa e il suo rinnovamento, si sia dovuto occupare nel corso del suo pontificato di così tanti problemi emersi a livello d’opinione pubblica, come Vatileaks, fino alla particolarmente dolorosa piaga della pedofilia esplosa proprio nell’anno sacerdotale”.
 
Tutto ciò, però, “possiamo leggerlo in chiave provvidenziale se consideriamo che solo un Papa cui interessi il rinnovamento interiore della Chiesa e che sia a conoscenza anche dell’abisso del peccato e del male presente nella Chiesa stessa può essere in grado di rimuovere da essa così tanta sporcizia”.
Benedetto ha dunque spianato la strada al suo successore ‘venuto dalla fine del mondo’. Sono vere allora le parole di Angela Ambrogetti, vaticanista di lungo corso, direttore editoriale di Acistampa e Korazym, che durante la presentazione ha affermato: “Nella Chiesa non ci sono rivoluzioni ma cammini. Non ci sono riforme, ma passaggi”. E c’è “una totalità di pensiero, di sguardo, che fanno parte tanto di Benedetto XVI quanto di Francesco”.
 
Un esempio su tutti è il comune anelito per la cura del Creato, sublimato da Bergoglio nella enciclica Laudato Si’ ma già approfondito anni prima da Ratzinger. “Basti pensare – ha rammentato Ambrogetti – al toccante discorso di Benedetto al suo arrivo a Sydney per la Giornata mondiale della Gioventù, in cui esaltava la bellezza della natura, dell’uomo, la magnificenza del Mediterraneo…”.
D’altronde un “Papa totale” come lui non poteva non posare il suo sguardo anche sui temi ambientali. Caposaldo del suo magistero, secondo la giornalista, rimane tuttavia la Spe Salvi, la seconda enciclica dedicata alla speranza cristiana, ampiamente citata da Mancini nel suo volume. Forse “la meno strumentalizzabile” da parte di quei media che – ha evidenziato la sagace vaticanista – sono stati spesso “ingiusti” nei suoi confronti, non mancando anche di “crocifiggerlo”.   
 
Poco importa: Verba volant, scripta manent, recita un saggio proverbio. In questo caso lo scritto è questo bel libro che aiuta a riscoprire la figura e l’opera di una personalità del nostro tempo che – ha assicurato Mancini, al termine della presentazione – “come tutti i grandi sarà rivalutato in futuro”.
Nel presente intanto – ha detto Gänswein – “Papa Benedetto, l’umile lavoratore nella vigna del Signore, è rimasto nel recinto di Pietro. In silenzio, pregando: per la Chiesa, per i fedeli, per il mondo e per il Suo Successore”.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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