domenica 22 novembre 2015

«Una fede erosa», il Papa sferza i vescovi tedeschi

 
I vescovi tedeschi       
 Un articolo pubblicato sul Frankfurter Allgemeine Zeitung e che risale all’inizio del 2015 dava conto di un’indagine commissionata dalla Chiesa cattolica tedesca all'Istituto Allensbach sulla vita di fede in Germania. I risultati furono talmente deludenti che si pensò bene di non renderli pubblici, tuttavia quell’articolo dava alcuni dati che parlavano chiaro.  Il 60% dei fedeli, tanto per citarne uno, diceva di non credere in una vita dopo la morte, e solo un terzo credeva nella Resurrezione di Cristo.

Il numero dei praticanti poi è in costante e progressivo calo, di molto inferiore al numero dei battezzati, si parla di circa 3milioni di fedeli, un risicato 10% sul totale. Un dato che ha ricordato anche Papa Francesco nel discorso che venerdì ha tenuto proprio ai vescovi tedeschi in “visita ad limina”. «Si nota particolarmente nelle regioni di tradizione cattolica [tedesca, NdA] un calo molto forte della partecipazione alla Messa domenicale, nonché della vita sacramentale», ha ricordato il Papa ai vescovi. «Dove negli anni Sessanta ovunque ancora quasi ogni fedele partecipava tutte le domeniche alla Santa Messa, oggi sono spesso meno del 10 per cento. Ai Sacramenti ci si accosta sempre di meno. Il sacramento della Penitenza è spesso scomparso. Sempre meno cattolici ricevono la Cresima o contraggono un Matrimonio cattolico. Il numero delle vocazioni al ministero sacerdotale e alla vita consacrata è nettamente diminuito. Considerati questi fatti si può parlare veramente di una erosione della fede cattolica in Germania».

Le parole di Papa Francesco fotografano con realismo disarmante una situazione davvero difficile. Se non bastasse possiamo ricordare en passant un’altra indagine pubblicata in questo 2015 e che ha fatto un certo scalpore. Anche questa è stata commissionata dalla Conferenza episcopale e ha riguardato oltre 8.000 “operatori pastorali” in tutta la Germania. Il dato che ha fatto più riflettere è stato certamente il 54% dei preti che ha dichiarato di confessarsi solo una volta all’anno (o anche meno frequentemente). «Che cosa possiamo fare?», ha domandato il Papa ai vescovi. Innanzitutto fare in modo che «le strutture della Chiesa diventino tutte più missionarie» e «stare tra la gente con l’ardore di quelli che hanno accolto il Vangelo per primi».

Sul piano dei sacramenti il Papa ha ricordato l’occasione del Giubileo della Misericordia per far riavvicinare i fedeli alla Confessione, perché, ha detto Francesco, «nella Confessione ha inizio la trasformazione di ogni singolo fedele e la riforma della Chiesa. Confido che si darà maggiore attenzione a questo sacramento, così importante per un rinnovamento spirituale, nei piani pastorali diocesani e parrocchiali durante l’Anno Santo e anche dopo». Un richiamo a una vita spirituale più intensa, mettendo in guardia i presuli dalla piaga della  “mondanità” che attanaglia in particolare il nostro mondo occidentale e «deforma le anime, soffoca la coscienza della realtà: una persona mondana vive in un mondo artificiale», ha detto il Papa. Questo richiamo viene offerto ad una Chiesa particolarmente ricca, basti pensare che la diocesi di Monaco-Frisinga, retta dal cardinale Marx, uno dei più stretti collaboratori del Papa nel famoso C9, ha speso qualcosa come 8 milioni di euro per ristrutturare il bellissimo palazzo barocco arcivescovile e 130 milioni di euro per un centro servizi multifunzionale diocesano.

D’altra parte la Chiesa tedesca è una delle più ricche al mondo, anche grazie al perdurare della Kirchensteuer, la tassa moralmente obbligatoria per i fedeli che rende alle casse qualcosa come 4-5 miliardi di euro all’anno, e la Chiesa è anche il secondo datore di lavoro dopo lo Stato Federale. Una chiesa quindi molto ricca di struttura, ma che ha a che fare con quella che il Papa ha definito una vera e propria «erosione della fede». Anche Benedetto XVI, che la Germania la consoce bene, nel suo viaggio del 2011 aveva detto: «In Germania la Chiesa è organizzata in modo ottimo. Ma, dietro le strutture, vi si trova anche la relativa forza spirituale, la forza della fede nel Dio vivente?».

La risposta in un certo senso la dà oggi papa Bergoglio quando, senza mezzi termini, dice ai vescovi tedeschi che «vengono inaugurate strutture sempre nuove, per le quali alla fine mancano i fedeli. Si tratta di una sorta di nuovo pelagianesimo, che ci porta a riporre la fiducia nelle strutture amministrative, nelle organizzazioni perfette». Pare proprio che la mondanità non riguardi solo certi ambienti che vengono dipinti come resistenti alle novità pastorali, ma anche quelle Chiese più aperte, addirittura ritenute “progressiste”.







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