domenica 15 novembre 2015

Se non avete ancora capito l’antifona…




M° Aurelio Porfiri

Devo ammettere che mi fa molto rabbia vedere altre nazioni molto più avanti di noi nel portare avanti progetti culturali di cui noi dovremmo essere gli alfieri. Questo perché so che l’Italia è piena di veri talenti, anche nel campo della musica e dell’arte liturgica.

Come ho sempre detto, siamo soffocati dal clericalismo, irretiti dall’indolenza di certi uffici liturgici, atterriti dal livello di ignoranza liturgica e musicale che purtroppo attanaglia il nostro paese.

Uno dei punti su cui si dovrebbe partire, lo voglio dire ancora, è cantare la Messa, non cantare nella Messa.

Il Messale. Come ho detto in precedenza, ci sono vari vantaggi: le antifone di introito e comunione (che fine ha fatto l’offertorio???) sono altre letture bibliche, mettendo in risalto quell’enfasi biblica portata avanti dal Concilio Vaticano II. Le antifone circoscrivono la liturgia, le danno un colore unico, un senso proprio, una densità di senso che le denota. Le antifone, se ben composte, si prestano a vari tipi di esecuzione, dal monodico al polifonico e ogni cosa in mezzo. Le antifone sono brevi e facili da ricordare e via dicendo.

Insomma, se non si riescono a creare aree di eccellenza in alcune parrocchie o programmi liturgico musicali adeguati, non è perché non è possibile, ma perché non si vuole. Negli ultimi anni comincio a pensare, Dio non voglia, che c’è una volontà da parte di qualcuno di fare in modo che le cose vadano così, una volontà di indebolire, effeminare, deprivare la tempra del cattolicesimo italiano, in modo che somigli a quelle religioni da decadenza dell’impero, più simile ai culti di Eliogabalo che alla forza di carattere dei grandi santi e delle grande sante. Forse non ci si fa caso, ma la liturgia per compiere questo progetto, è uno degli snodi più importanti.







ilnaufrago.com, 8 novembre 2015




 

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