mercoledì 11 novembre 2015

Per il quotidiano Avvenire la legge 194 funziona…

 


di Alfredo De Matteo

Come da prassi, anche quest’anno, è stata inviata al Parlamento la relazione annuale circa l’attuazione della legge 194/1978 sulla cosiddetta interruzione volontaria di gravidanza, in cui vengono presentati i dati definitivi relativi all’anno 2012 e quelli preliminari riferiti al 2013.

È bene ricordare che tale relazione altro non è che la conta dei bambini uccisi per mano di medici senza coscienza, con la complicità delle loro madri e dello Stato; e per di più a spese del contribuente. Pertanto, dovrebbe risultare difficile, se non impossibile, a chi difende le ragioni della vita non tuonare contro tale immonda strage di innocenti, a prescindere dal fatto che il numero degli aborti tenda progressivamente a diminuire oppure no. Eppure, il quotidiano dei vescovi italiani non solo non lascia trasparire alcuno sdegno, ma addirittura commenta in maniera tutto sommato positiva i dati contenuti nella relazione, che effettivamente confermano «la tendenza storica alla diminuzione dell’Ivg in Italia».

Nel pezzo apparso sull’Avvenire del 16 ottobre scorso, dal titolo Aborto: Obiezione di coscienza non ostacola, l’articolista ci ragguaglia sul fatto che nel 2013 sono state notificate 102.644 Ivg (quasi 300 omicidi al giorno …) rispetto al dato definitivo del 2012 che da conto di 107.192 casi, con un decremento quindi del 4,2%. In più, nell’articolo si fa presente che, dati alla mano, «il numero dei non obiettori (medici, Ndt) nelle strutture ospedaliere risulta quindi congruo rispetto alle Ivg effettuate».

L’unica nota leggermente stonata sembra essere il dato relativo al rapporto di abortività (ossia il numero di aborti per 1.000 nati vivi), che guarda caso risulta essere aumentato nel 2013 rispetto all’anno precedente; tanto da far trasalire l’autore con un perentorio «… e questo non è certo un dato incoraggiante». I più benevoli potrebbero affermare che tale modo di commentare la relazione annuale sulla legge 194 miri essenzialmente a tentare di difendere il sacrosanto principio all’obiezione di coscienza, dai continui attacchi che provengono da larghi settori della società civile, ed ancora, che seppur gli aborti sono sempre tanti un decremento degli stessi è sempre da salutare con una certa soddisfazione.

Tuttavia è proprio il caso di dire che i conti non tornano. Già, perché oltre al sopra citato aumento del tasso di abortività (ossia, gli aborti diminuiscono perché ci sono sempre meno gravidanze da interrompere e comunque il dato da cui partire per fare confronti non è quello relativo al numero degli aborti registrato nel primo anno di attuazione della legge ma lo zero aborti legali ante legge 194 … ), c’è da rilevare un dato che sfugge alle statistiche (ed all’articolista), ossia il ricorso ai tanti abortivi chimici tranquillamente presenti in commercio, la cui libera vendita è il risultato ovvio della legalizzazione dell’aborto.

Pertanto, non è un azzardo ipotizzare un numero totale di vittime degli aborti di gran lunga superiore a quello indicato nella relazione sulla 194. Ma soprattutto, ciò che realmente conta è che esiste ormai da quasi quarant’anni una legge dello Stato che regolamenta l’omicidio dell’innocente, perverte la psiche e l’anima delle persone e distrugge intere famiglie; una legge integralmente iniqua e priva di intrinseca validità giuridica i cui nefasti effetti vanno denunciati sempre e comunque.

Eppure, quando c’è da segnalare i presunti crimini commessi dagli Stati che applicano la pena capitale non si fanno sconti: il progressivo calare del numero delle esecuzioni non lascia soddisfatti, i cattolici per primi, si punta alla messa al bando planetaria del boia e si lavora alacremente e senza sosta in tal senso. Si parla delle nuove sfide con cui la famiglia è chiamata a confrontarsi ma si preferisce non “erigere muri” o non “alzare steccati” quando si tratta di contrastare il vero cancro che uccide la famiglia e la civiltà: l’aborto di Stato.

La profonda crisi nella Chiesa e, di riflesso, il crescente disordine morale presente nella società civile è ormai un fatto evidente. Occorre oggi più che mai che tutti gli uomini di buona volontà si adoperino per difendere la vita umana innocente, supplendo con il loro sacrificio ed impegno alle mancanze di molti, uomini di Chiesa inclusi. La Marcia per la Vita, la cui sesta edizione è in programma il prossimo 8 maggio 2016, rappresenta la giusta occasione per far valere le ragioni della vita e per togliere dall’oblio mediatico e culturale il più grande genocidio della storia dell’umanità, tuttora in atto.





fonte: Corrispondenza Romana, 11/11/2015



 

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