domenica 18 ottobre 2015

Sinodo. Storia di monsignor Msusa, l’arcivescovo africano che ha convertito suo padre imam

                    msusa-malawi

 

Benedetta Frigerio

Thomas Luke Msusa è uno dei 48 prelati africani presenti al Sinodo sulla famiglia. Il missionario della Compagnia di Maria ha 53 anni, è arcivescovo di Blantyre, in Malawi, ma è nato in una famiglia musulmana e dopo essersi convertito, ha battezzato suo padre, che era un imam.

CACCIATO DI CASA. Nato in un villaggio «al 99,9 per cento musulmano», racconta ad Aleteia, si è trasferito all’età di sette anni in una parrocchia, poiché non esisteva altro modo per ricevere un’istruzione: «Nessuno nel mio villaggio poteva aiutarmi, perciò rimasi in parrocchia». Cinque anni dopo, a soli 12 anni, chiese il battesimo ma l’attrattiva per il parroco era tale, che aggiunse: «Come faccio a diventare come te? E così mi mandò in seminario». Quando i genitori seppero della sua conversione, gli fecero la guerra: «Non mi volevano in casa, perciò mi trasferii definitivamente in parrocchia». Nonostante l’opposizione della famiglia, Msusa fu comunque ordinato sacerdote.

LA MESSA AL VILLAGGIO. Al settimo cielo per l’ordinazione, chiese e ottenne dal suo superiore di «celebrare Messa a casa», anche se nel suo villaggio di origine non c’era una chiesa. La sua famiglia e la gente del villaggio lo derise, insinuando che mai nessuno avrebbe partecipato alla sua funzione religiosa all’aperto. Invece, la celebrazione fu «piena di gente», persino i suoi genitori e i parenti vi presero parte. E dopo la Messa, inaspettatamente, il padre gli disse: «Vedi, mi rifiutavo di lasciarti entrare in questa Chiesa, ma ora credo che probabilmente raggiungeremo il paradiso grazie a te».

LA CONVERSIONE DEL PADRE. Quando Msusa divenne vescovo, tornò a casa per assistere a un altro miracolo: «Mio padre, un imam, si inginocchiò e disse: “Ho bisogno del battesimo”. E io gli risposi: “Papà, in tutti questi anni mi hai ripetuto che sarei andato all’inferno. Vuoi venire all’inferno con me?». Il padre accettò di sottoporsi per tre anni all’insegnamento cristiano e «nel 2006 venne battezzato». E ora che suo padre è anziano e malato, «quando torno a casa sua, [insisto perché] lui dichiari chi è diventato davanti a tutti (…), così quando morirà non ci saranno problemi per la sepoltura» cristiana.

«CATTOLICI E MUSULMANI INSIEME». Nato in un villaggio musulmano, Msusa è sempre stato accusato di tradire la cultura tradizionale. Ora invece il capo villaggio «ha fatto capo me e sono alla guida di 62 famiglie. Ma siccome da vescovo ho chiaramente molte responsabilità, adesso il capo è mia sorella Christina». Msusa ha sempre spinto «cattolici e musulmani» a stare assieme. Dal 2006, anno in cui si è svolto il Sinodo africano, «celebriamo la Messa, ci incontriamo, mangiamo insieme. Dico loro: “Dimenticate i vostri problemi, oggi festeggiamo”. E i cattolici che sono in grazia di Dio ricevono la comunione, mentre i musulmani assistono».

«GRAZIE A RADIO MARIA». Msusa e suo padre non sono gli unici convertiti dall’islam. «Ho lavorato nella diocesi di Zomba per 10 anni – continua l’arcivescovo – e ogni anno alla vigilia di Pasqua, in cattedrale, circa 100-150 adulti si facevano cristiani. Ma ce ne sono altrettanti in altre parrocchie». Anche nella sua attuale arcidiocesi, Blantyre, «accade lo stesso (…). Quando faccio le cresime trovo dalle 20 alle 50 persone musulmane che si stanno convertendo al cattolicesimo». E quando domanda loro perché hanno deciso di convertirsi, la risposta è sempre la stessa: «Grazie a Radio Maria». L’emittente infatti ha cambiato tutto, perché prima «sentivano solo la propaganda contro la Chiesa cattolica. Mentre ora hanno scoperto la verità sulla Chiesa».





Tempi.it , 18-10-2015
 
 
 

 

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