domenica 11 ottobre 2015

I miracoli dei coniugi Martin, canonizzati al Sinodo: «La santità nella vita famigliare è possibile»






Benedetta Frigerio

«Sapevo ben poco dei coniugi Martin, solo quanto accenna santa Teresina nei suoi scritti», dice padre Antonio Sangalli, frate del Carmelo di Monza. Eppure proprio lui è diventato il postulatore della causa dei primi santi sposi della storia della Chiesa che verranno canonizzati il 18 ottobre prossimo, «guarda a caso proprio durante il sinodo della famiglia».

Sangalli racconta a tempi.it come è diventato testimone involontario sia del primo sia del secondo miracolo, necessari a dichiarare la santità dei coniugi Luigi e Zelia Martin. Tutto è cominciato nel giugno 2002, quando una coppia di sposi, Valter e Adele Schilirò, di cui Sangalli è confessore, gli domandarono il battesimo per i figlio neonato, Pietro, la cui condizioni erano state dichiarate incompatibili con la vita dai medici: «A dire il vero, cercai di defilarmi e dissi loro di far battezzare il bambino al cappellano dell’ospedale. Ma non mi diedero scelta, così mi misi a cercare il rito del battesimo in articulo mortis e, mentre lo facevo, mi capitò fra le mani un’immaginetta degli allora venerabili coniugi Martin, con una preghiera sul retro. Sapevo che anche loro avevano perso quattro figli e che li avevano offerti a Dio con fede. Mi parve perfetta e, quando la famiglia Schilirò mi venne a prendere, diedi loro l’immaginetta dicendo ai bambini che dovevano pregare affinché anche mamma e papà riuscissero ad affrontare con fede la morte di Pietro. Temevo perdessero il senno per la disperazione».

Quel gesto fece scattare qualcosa in Valter e Adele che cominciarono a pregare e a far pregare chiunque i Martin per ottenere il miracolo della guarigione. «Devo ammettere che io non pregavo secondo questa intenzione. E, pur non impedendo agli altri di farlo, frenavo gli entusiasmi e invitavo tutti al realismo, chiedendo la fede per Valter e Adele». Eppure, miracolosamente, Pietro si riprese completamente.

SINGOLARI COINCIDENZE.

L’anno successivo si aprì il processo di beatificazione. I coniugi Martin furono poi proclamati beati da papa Benedetto XVI il 19 ottobre del 2008. «Mi sono ritrovato coinvolto anche nel secondo miracolo», prosegue padre Antonio. Il carmelitano stava riportando in Italia le reliquie dei coniugi Martin, che erano state in Francia a causa della beatificazione. «Passammo dalla Spagna e lì incontrai il padre e il nonno di una bambina nata il 15 ottobre di quell’anno, appena prima della cerimonia di beatificazione e nel giorno in cui si festeggia santa Teresa D’avila, la fondatrice del Carmelo a cui appartiene santa Teresina: la bambina di nome Carmen, variante femminile di Carmelo, era nata prematura con diverse complicazioni aggravate da un’emorragia cerebrale di quarto grado».

Il papà, giunto a pregare davanti alle reliquie, spiegò a Sangalli che alla nascita della figlia era andato a supplicare l’intercessione di santa Teresina in un monastero di clausura carmelitano. «Ma le monache, saputo della vicenda di Pietro, gli dissero di pregare i suoi genitori. Cominciò così un’orazione incessante della famiglia e del monastero». In poco tempo le condizioni della piccola migliorarono senza spiegazioni cliniche, anche se le lesioni lasciate dall’emorragia secondo i medici le avevano danneggiato irreversibilmente il cervello. «Ma i genitori di Carmen erano sicuri che la figlia si sarebbe rimessa completamente. La loro certezza veniva dalla preghiera: sapevano di essere stati esauditi». Così cominciò il processo di santificazione che si è concluso a marzo di quest’anno, «motivo per cui papa Francesco canonizzerà i coniugi, proprio in ottobre e durante il sinodo».

I MIRACOLI QUOTIDIANI.

Sangalli spiega che «la Chiesa riceve i suoi santi da Dio quando le sono necessari. Anche se per ottenere i miracoli bisogna crederci e pregare con fede. I Martin mostrano al mondo una cosa essenziale: che la santità nella vita famigliare è realizzabile in ogni circostanza, basta decidere di mettere al centro Dio».

Luigi e Zelia hanno vissuto così, seguendo il Vangelo radicalmente: «Avevano una piccola impresa e spendevano i soldi per i poveri che accoglievano in casa, passavano la domenica con la famiglia andando a trovare le operaie malate. Andavano a Messa all’alba con i figli ogni mattina ma quel sacrificio coincideva con il modo in cui vivevano la giornata. La loro era una fede concreta, tanto che quando scoprirono un convento di finte religiose portarono il caso in tribunale finché non riuscirono a smascherarle».

Anche oggi, vivere con una consapevolezza del genere è possibile: «Se si mette Dio al centro della vita matrimoniale, si fanno miracoli con quello che si ha in casa, come ha detto papa Francesco. Infatti, persino la figlia ribelle dei Martin, Leonina, alla fine è entrata in clausura e ora sta per diventare beata». Si deve a Zelia e a Luigi anche la santità di Teresina, che si definì come un fiore nato in una «terra santa, e come tutta impregnata di profumo verginale» grazie a due genitori «più degni del cielo che della terra».


http://www.tempi.it, 11 ott 2015





Nessun commento:

Posta un commento