venerdì 10 luglio 2015

Padre Tomas Tyn: Il Divino Sacramento dell'Eucarestia

 

Prima lezione sulla Santissima Eucarestia:
Il Divino Sacramento dell'Eucarestia

Ci siamo proposti come tema della nostra meditazione un tema non da poco, giacché si tratta niente meno che del vertice di tutta l’economia sacramentale, Iddio Onnipotente si è compiaciuto di dispensare all’uomo i mezzi sicuri della sua salvezza, i mezzi con cui ci comunica la sua santa grazia, che sono appunto i sacramenti. E tra questi sacramenti il più alto e il più grande è appunto il sacramento della divina Eucaristia. Dico divina Eucaristia perché non è solamente un sacramento fondato, istituito da nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, con la sua autorità non già umana, ma divina, ma è anche un sacramento che contiene in sé il Cristo, nella sua reale presenza, nella sua presenza reale e sostanziale, Cristo vero Dio e vero uomo, il "Christus totus", come dirà San Agostino, il Cristo tutto con la sua divinità, la sua umanità, con il suo Corpo, con il suo Sangue, la sua anima e la sua umanità tutta intera. Quindi Christus totus è contenuto, è realmente, obbiettivamente presente nel sacramento dell’Eucarestia.

Perciò questo sacramento, più grande tra tutti gli altri, dovrebbe essere trattato a tappe differenziate. Io vi ho proposto appunto questo schema: anzitutto trattare dell’Eucarestia sotto l’aspetto della sua sacramentalità. Cioè l’Eucarestia ha in comune con tutto il settenario sacramentale, cioè con gli altri sei sacramenti, appunto questo, cioè di essere un sacramento. Però non è solo un sacramento come tanti altri, ma nella sua sacramentalità si cela questo suo primato, tra tutti gli altri, al di sopra di tutti gli altri, che è quello di rendere realmente presente in mezzo a noi il Cristo Signore. Quindi il secondo tema sarà appunto la presenza reale, la presenza reale, sostanziale di Cristo. Vedete è qui che dovremo appunto in questo secondo tema, (non sarà facile), meditare sul mistero che la nostra, non solo teologia occidentale, ma la nostra fede proprio cristiana chiama con l’unico termine appropriato, coniato e imposto autorevolmente dal concilio di Trento, ebbene si chiama questo processo "Transustanziazione".

Vedete, non sono cose facili, lo so bene, miei cari, ma per la divina Eucaristia faremo questo e quell’altro, quindi cercheremo appunto di fare questa fatica mentale di approfondire un po’ la nozione di sostanza e questo processo di trasformazione sostanziale, se no la presenza reale di Cristo Signore risulta assolutamente inintelligibile. Non dico che allora spiegheremo il mistero, perché questo non potremo mai farlo, tuttavia per lo meno lo renderemo non contraddittorio, lo renderemo intrinsecamente plausibile quanto alla sua ragionevolezza. Quindi questo sarà il secondo tema. Il terzo poi, molto importante, poiché al giorno di oggi si ha, ahimè, una certa tendenza ad abbandonare questa visione delle cose, sarà il tema "il sacrificio della Santa Messa". Voi sapete, la divina Eucaristia viene celebrata durante quell’azione che noi chiamiamo "azione liturgica della Santa Messa". Celebrazione Eucaristica, però pochi sanno che questa celebrazione Eucaristica è un vero e proprio sacrificio della nuova ed eterna alleanza. Voi che avete una solida formazione lo saprete, ve ne ricorderete bene. Tuttavia è una cosa da ripetere ai nostri giovani, alle generazioni nuove, in quanto questo mistero nella sua essenza, non potrà mai cambiare, Cristo è sempre lo stesso, ieri, oggi e nei secoli eterni. Così la Santa messa sarà sempre non solo il sacramento più alto di tutti, non solo il sacramento della presenza del Signore, ma anche l’azione sacrificale della Chiesa. Vedete è il sacrificio che da senso al nostro sacerdozio, il sacerdozio che cosa è? Non è niente altro che questo: avere il potere, a nome di Dio, di offrirgli dei sacrifici. Ora il Sacrificio unico della nuova alleanza è il sacrificio della Croce. E quello che noi celebriamo nella Santa Messa non è altro che questo: il sacrificio della Croce del Signore.

Penso che ci aiuterà molto questa meditazione ad essere devoti e raccolti durante la celebrazione della Santa Messa. Vedete la vera, intensa partecipazione a questo mistero, al di là di quello che si dice e si fa all’Altare (certo questo è molto importante, seguire il sacerdote nei suoi gesti, in quello che dice), però molto, molto più importante è avere nel cuore ed anche nella mente, ovviamente, in tutto il nostro essere umano, avere dentro di noi questa intima convinzione, che durante l’azione sacrificale della santa Messa, stiamo misticamente, ma realmente, davanti alla Croce di Gesù. Quindi con gli stessi sentimenti, dovremmo partecipare alla Santa Messa, come se stessimo dinanzi alla Croce di Gesù sul Golgota.

Quindi il terzo tema sarà appunto quello del sacrificio, infine ciò che scaturisce dal sacrificio della Santa Messa è la Comunione, la grazia della Comunione, Gesù ci dona la grazia, ci dona l’Eucarestia, l’Eucarestia che è istituita come un cibo spirituale, che esige appunto una manducatio spiritualis, come dice Gesù, che chi non mangerà la sua Carne e berrà il suo Sangue, non potrà avere in sé la vita eterna, vuol dire proprio che con questo mangiare e bere, non solo esteriormente e sacramentalmente, ma nel contempo anche interiormente e spiritualmente il Corpo e il Sangue del Signore, ci viene comunicato il pegno della vita eterna, farmacon the ethanasias, come diceva San Ireneo di Lione, ossia il farmaco della, la medicina dell’eternità e dell’immortalità.

Iniziamo subito, entrando come si sul dire in media res, in quello che è la sacramentalità dell’Eucarestia. L’Eucarestia è uno dei sette sacramenti. Ho posto come primo punto di meditazione l’istituzione divina. Non c’è nessun dubbio che l’Eucarestia è stata istituita da Gesù stesso nell’ultima cena con i suoi discepoli. Gesù, celebrando la festa pasquale con i suoi discepoli, pese il pane, lo benedisse, dopo aver compiuto tutti i riti dell’antica alleanza, e disse: "prendete e mangiatene tutti, questo è il mio Corpo" e poi fece lo stesso con il calice, lo benedisse e disse ancora: "Questo è il calice della nuova ed eterna alleanza, bevetene tutti, giacchè questo è il Sangue che sarà versato per voi, per la remissione dei peccati".

Quindi Gesù ha istituito, con la sua autorità divina, questo sacramento più alto nella nuova alleanza, questo sacramento del suo Corpo e del suo Sangue. Quindi se l’Eucarestia è un sacramento, bisogna anzitutto chiederci che cosa significa la nozione del sacramento, che cosa è un sacramento. Penso che qui ci viene in aiuto molto San Agostino, il quale con la sua genialità riguardo la lingua latina, immediatamente intravede nel "Sacramentum" un "sacrum signum", ovvero un "signum rei sacrae", quindi è un segno sacro o un segno che significa delle realtà sacre. San Tommaso, riprendendo questa meditazione agostiniana, si chiederà anzitutto in genere se i sacramenti sono nel genere del segno. E dirà ovviamente: " sì, i sacramenti nella loro essenza sono dei segni" e il segno, secondo la tutta la sua natura, è proteso a significare qualcosa, quindi ogni segno è rapportato a un significato. Quindi tra tanti segni che noi conosciamo ci sono dei segni che non significano una cosa qualsiasi, una realtà per così dire mondana, quotidiana, diciamolo così, profana, ma ci sono dei segni che significano delle realtà superiori all’uomo, dei segni appunto sacri.

E San Tommaso distingue appunto fra questi sacri segni, diversi tipi di segni, a secondo delle tappe della storia della salvezza. Potremmo allora dire che i sacramenti, la sacramentalità in genere, si divide in questi tre generi di sacramenti. Cioè i sacramenti della semplice natura, sacramenti di natura, poi ci sono i sacramenti dell’antica legge e infine i sacramenti della nuova legge. Quindi tre tappe distinte l’una dall’altra. I sacramenti di natura che cosa sono? E’ così che dobbiamo pensare riguardo le religioni non rivelate, diciamolo subito chiaro. La religione rivelata è la religione ebraica, in vista di Cristo, il Messia, dopo la venuta di Cristo è la religione cristiana, pienezza della rivelazione: Iddio che ci ha parlato, che ha parlato ai nostri padri tramite i profeti, in questo ultimo tempo, ci ha parlato per mezzo del Figlio suo. Quindi la religione rivelata è la religione cristiana, che contiene in sé questa preparazione del Vangelo, che è tutta l’economia, la dispensazione delle grazie divine durante la storia del popolo dell’antica alleanza.

Però prima di questo, prima del patto del Signore con Abramo, con Mosè, che cosa c’è stato? Ebbene c’è stata la creazione dell’uomo, il suo peccato delle origini, l’uomo che si è alienato da Dio. E’ stato espulso, come dice la scrittura, dal giardino di Eden. Tuttavia, vedete miei cari, nell’uomo rimase, dentro all’anima sua, quello che potremmo chiamare la nostalgia di Dio. L’uomo smarritosi, alienatosi da Dio rimane un nostalgico di Dio. E guai se un uomo non fosse nostalgico, l’essenza di ogni religione è la nostalgia (nel senso migliore della parola) però ogni religione è nostalgica, nostos algo, il dolore, il travaglio del ritorno. Nostos vuol dire il ritorno, vedete come Ulisse ha questo nostos algo, il desiderio di tornare alla sua patria, così ogni uomo, espulso dal Paradiso, dalla sua patria celeste deve avere la nostalgia del ritorno, di riconciliazione con Dio. Vedete noi cristiani cattolici sosteniamo che la nostra natura umana con il peccato delle origini, è stata profondamente inclinata al male, però non è stata completamente rovinata. Vedete ci vuole un grande equilibrio per procedere in media via tra questi due scogli, uno è quello del pelagianesimo: la nostra natura è tutta sana, è tutta buona, quell’altro che è quello del calvinismo, che dice che è tutto rovina, tutto maledizione.

Quindi la nostra natura è rimasta buona in quanto alla sostanza, inclinata però al male. Quello,(poco, però anche molto, perché è la sostanza) che è rimasto di buono ha in sé la nostalgia di Dio, del ritorno a Dio. Perciò non ci stupisce che in tanti popoli, assieme alla cultura di ogni popolo, nasce la religione. O meglio sarebbe dire che assieme ad ogni religione nasce una cultura di una determinata popolazione, vedete l’anima di ogni cultura è profondamente religiosa, se non c’è religione, non c’è cultura. Ogni epoca, in ogni declino culturale, conosce anche il declino della sua religione. E’ una cosa che la storia ci insegna senza eccezioni di sorta.

Quindi ogni popolazione di questa terra appena comincia ad innalzarsi spiritualmente, culturalmente, ha anche una sua intuizione religiosa, che esprime il suo ritorno a Dio. Quindi vedete nelle forme delle religioni non rivelate c’è una certa sacramentalità, sacramentalità fondata su che cosa? Naturalmente l’uomo si guardava attorno e vedeva dei segni che potevano in qualche modo significare questo suo desiderio di ritorno a Dio, segni di cose sacre. Pensate ad esempio, alle abluzioni rituali. Il battesimo è certamente un qualche cosa di peculiare al cristianesimo, il battesimo nello Spirito Santo, però il battesimo di acqua è qualche cosa di diffusissimo in tante religioni. Ci sono delle abluzioni nella religione ebraica, sapete bene come erano rigorosi nel lavarsi la mani, come rimproverano anche a Gesù: "I tuoi discepoli non si lavano le mani prima di mangiare". Persino nelle religioni lontane da noi, come per esempio nell’induismo, questo lavacro nel Gange e via dicendo. Un elemento molto semplice, l’acqua, che però per la sua natura è adatta a significare la catarsi, la purificazione. Quindi in qualche modo ci sono dei sacramenti di natura. Nella creatura stessa l’uomo ha visto dei segni della sua riconciliazione con il Signore. Però questi segni sono stati sì creati da Dio, però non istituiti da Dio, come ciò che significa il divino. E’ l’uomo che ha pensato di poter vedere qualcosa di divino e di sacrale in quelle cose che ha trovato accanto a sé. Vedete così nascono i sacramenti di natura, con il grave pericolo delle superstizione, perché la superstizione consiste nel fatto che si carica di significato religioso, soprannaturale, qualcosa che non è adatto, per natura sua, adatto a significare qualcosa di religioso, di soprannaturale. Vedete c’è questo grave pericolo in una religione non rivelata, non sostenuta da Dio, al di là dei sacramenti di natura, di crearsi degli idoli, di adorare, dare il culto divino a qualcosa che non è né Dio, né istituito da Dio.

Vedete quanto è importante per la vita religiosa quello che si dice "la rivelazione". Vedete, miei cari, davanti a questo dovremmo sempre avere una grandissima riconoscenza rispetto a Dio, perché Lui non aveva nessun bisogno di parlarci. Ebbene, Lui si è compiaciuto di entrare in comunione con noi, di rivolgerci la sua parola, tramite i profeti e tramite il Figlio suo prediletto Gesù Cristo, nostro Signore e Salvatore.

Vedete questo mi pare che sia di primaria importanza, proprio perché al giorno di oggi questo senso della rivelazione sembra essere smarrito. Sono molti che la pensano così, pensate per esempio all’educazione religiosa nelle scuole. Ci sono stati tanti iscritti (Deo gratias) tuttavia la mentalità che si diffonde sempre più è questa: a scuola non va insegnata la religione cattolica, questa è una prevaricazione, un sopruso, è poco tollerante, bisogna insegnare una specie di sincretismo religioso. Vedete come il cristianesimo appare come una forma di religione tra tante altre. Un buon cristiano non può permettersi, senza fare un peccato, di parlare in questi termini. Peccato grave di mancanza di riconoscenza, perché se Dio ci ha parlato, la nostra religione non è più solo un’espressione del nostro desiderio di Dio, ma è un venire incontro a questo nostro desiderio dalla parte di Dio stesso, nientemeno che del Figlio suo unigenito.

Quindi i sacramenti soprannaturali sono sacramenti istituiti per autorità di Dio, per la divina rivelazione. Così la sacramentalità rivelata, divinamente istituita, inizia con l’economia dell’antica alleanza.. Pensate a tutto il libro del Levitino, dove ci sono tanti riti, il sacerdozio, la purificazione dei sacerdoti, l’istituzione dei sacerdoti nel loro ufficio, l’Altare degli olocausti, l’altare dell’incenso, quali sono le offerte pacifiche e quali sono le offerte cruente, quali sono le offerte parziali e quelle di completa consumazione con il fuoco, gli olocausti, tutto questo è esattamente prescritto come il Signore lo ha dettato a Mosè. C’è scritto nel levitico : "Dio ha parlato a Mosè e Mosè ha parlato così ai figli di Israele, dovrai fare questo e quest’altro..", vedete è Dio stesso che si è rivolto al suo popolo, gli ha manifestato la sua volontà, gli ha detto: "Vedi in quei segni e non in altri, si cela il significato sacro" Pensate all’agnello pasquale, per esempio, un sacramento dell’antica alleanza che per eccellenza è prefigurativo di Cristo. Un agnello pasquale, un agnello che significa il Signore crocifisso, il Signore che nella sua Pasqua diventa per noi vittima di espiazione, che ci lava nel suo Sangue, ci purifica, ci riconcilia con il Padre, vedete il significato pasquale del rinnovamento. Da quel pane con il lievito diventiamo il pane azzimo, vedete il sacramento prefigurato nella sacramentalità dell’antica alleanza.

Vedete come già nell’antica alleanza il Signore ha istituito già alcuni sacramenti, però questi segni sacri dell’antica alleanza si rapportano tutti al Messia venturo, cioè hanno il loro significato, la loro capacità di santificare per riferimento a Cristo venturo. San Paolo stesso ce lo dice, ci dice San Paolo che tutto quello che è stato scritto ai nostri antichi padri, cioè ai figli di Israele, è stato scritto per ammaestrare noi. Chi noi? Noi cristiani, si capisce. Quindi in qualche modo la rivelazione dell’antica alleanza è tutta protesa in vista di Cristo. San Paolo su questo è estremamente chiaro. La legge è un pedagogo, è uno che ci prende per mano e ci porta, educandoci, (è un processo educativo, pedagogico), ci conduce a Cristo. Quindi tutti questi sacramenti dell’antica alleanza nascondono profeticamente in sé il Cristo venturo.

"Ora è per questo che", dice San Tommaso, "i sacramenti dell’antica alleanza avevano un’efficacia, certamente, in vista della santificazione, ma non ex opere operato, bensì ex opere operandis". E qui bisogna chiarire questi termini.

Si dice che un sacramento agisce ex opere operato là dove, in qualche modo, ove è Dio stesso ad agire. Nel battesimo il bambino capisce ben poco di quello che succede. Certo ci deve essere l’atto dei suoi genitori, dei padrini, che non è mai privo di una certa remota disposizione. Tuttavia l’opera che si compie in lui è un’opera compiuta da Dio e dal suo Cristo, quel bambino, senza saperne nulla, diventa membro vivo del corpus Christi misticum, senza saperlo. Quindi per "opere operato" significa per un agire obbiettivo di Dio, indipendentemente da noi. Per fortuna! Pensate se le azioni sacre dipendessero tutte da noi, sfortunati noi, sappiamo bene come siamo imperfetti. Quindi Dio, nei sacramenti propriamente detti, ci santifica indipendentemente dalla nostra disposizione. Certo non deve esserci una preclusione da parte nostra, se c’è preclusione il sacramento, come si dice "non attacca", non produce il suo effetto. Tuttavia, se non c’è preclusione, Dio compie la sua opera tramite l’azione sacramentale.

Invece se noi prendiamo l’acqua benedetta, entrando in chiesa, un’altra usanza oggi un po’ in disuso, che però andrebbe praticata, si dice che non è più un sacramento, uno dei sette sacramenti, ma è un sacramentale. Che cosa significa? Che è anch’esso un segno sacro, però che non cela in sé la forza di Dio che obbiettivamente agisce, ma è per noi come un ricordo di una realtà sacra che ci santifica se noi ci pensiamo. Cioè se io mi faccio il segno di Croce con l’acqua santa, devo pensare a quello che faccio, devo pensare all’acqua santa e al suo simbolismo perché qualcosa succeda nell’anima mia. Non c’è una forza magica nell’acqua santa in sé stessa, dipende da me. Ecco perché si dice "ex opere operantis", per opera di chi agisce e non per opera di Dio che agisce indipendentemente da me. Così anche le benedizioni, la benedizione dipende sia dalla disposizione del sacerdote che benedice, sia soprattutto dalla disposizione del fedele che la riceve.

Ora i sacramenti dell’antica alleanza, dato che non c’era ancora il Cristo mediatore, non si era ancora incarnato il Verbo, che è strumento nel conferimento della grazia, ebbene dato che il Verbo non era ancora incarnato, i sacramenti protesi in vista di Cristo, ma non ancora mediati da Cristo, non avevano ancora un’efficacia intrinseca, però erano come dei ricordi, come dei richiami, come delle realtà che si protendevano profeticamente e misticamente verso il Cristo venturo. Vedete ogni sacramento dell’antica alleanza ha in sé una connotazione del Messia, della promessa della futura salvezza posta in quel popolo da parte di Dio che lo ha scelto come sua eredità.

Quindi in qualche modo, quando gli ebrei celebravano, per esempio, la cena pasquale, nella cena pasquale loro esprimevano la loro fede nel Messia venturo. E più viva era questa fede era nel Messia che doveva venire, più si santificavano. Vedete come dipendeva dalle loro disposizioni. Quindi c’erano coloro che lo svolgevano come un rito qualsiasi, tanto perché era comandato, quindi si faceva, ed altri che lo facevano con più meditazione, con più disposizione, con più interiorità. Ebbene, l’effetto di santificazione era diverso negli uni e negli altri.

Che cosa contraddistingue invece i sacramenti della nuova alleanza? L’istituzione divina, non solo da parte di Dio che si rivela, ma da parte del Dio del Verbo Incarnato, Gesù stesso ha istituiti i sacramenti della nuova alleanza. Perciò, dato che nei sacramenti della nuova alleanza agisce la virtù della Croce di Cristo (San Tommaso continuamente si esprime in questa forma, dice che nei sacramenti agisce la "virtus passionis Christi", la virtù, la forza redentrice della passione di Cristo), ora dato che i sacramenti della nuova alleanza sono istituiti da Cristo già venuto, dal Verbo già incarnato, dal Verbo la cui umanità ipostaticamente unita alla persona del Verbo, gloriosa alla destra del Padre, dal momento che tutto ciò si è già compiuto, i sacramenti istituiti dal Verbo incarnato possiedono un’intrinseca efficacia ex opere operato, come ho appunto spiegato.

Quindi, come dice appunto il catechismo, "sacramenta novae legis efficiunt it quod significant", i sacramenti della nuova legge producono efficacemente ciò che significano. E’ una cosa di capitale importanza, perché poi da questo dipende tutto il resto, possiamo subito concludere che se i sacramenti della nuova veramente realizzano ciò che significano, vuol dire che se il segno eucaristico è il segno della presenza del Signore, vuol dire, data l’efficacia reale di questo segno, che la presenza si realizza.

Quindi in sostanza bisogna partire proprio da questo, i sacramenti della nuova legge, a differenza dei sacramenti sia di natura che dei sacramenti della legge antica, i sacramenti della nuova legge non sono solo segni, ma sono segni efficaci di ciò che significano, dei segni che producono, che realmente pongono ciò che significano. E’ per questo che l’Eucarestia anzitutto è istituita da Gesù Cristo ed è istituita come segno efficace di grazia. Perché vedete i sacramenti istituiti da Cristo, tutti quanti, il battesimo, la cresima, la penitenza, tutti quanti significano una cosa sola: significano la grazia santificante. Però significano questa unica grazia sotto aspetti o rispetti diversi, con connotazioni diverse. Se no, non ci sarebbe bisogno di sette sacramenti. Se ci fosse solo un’unica grazia indifferenziata, c’era bisogno di un solo sacramento. Ebbene il Signore ha voluto istituire sette segni e sette cause distinte l’una dall’altra per conferire la stessa grazia, ma sotto aspetti diversi.

Quindi l’uso di ogni sacramento dipende dalla istituzione che Cristo ha fatto nei riguardi del sacramento stesso, o, se volete, bisogna usare di quel segno sacramentale secondo la volontà di Colui che l’ha istituito. Perciò, per esempio, si parla dei sacramenti dei vivi e dei morti. Che cosa significano i sacramenti dei morti? Non i sacramenti di coloro che sono sepolti, no, sacramenti dei morti significa sacramenti che rimettono le colpe gravi. Quando un uomo commette una colpa grave, ebbene la grazia di Dio non c’è in lui. E San Agostino dice giustamente che come l’anima è la vita del corpo, così Dio è la vita dell’anima. Così l’anima senza Dio, senza grazia, è un’anima morta. Ecco che cosa significa sacramento dei morti, significa un sacramento fatto per rimettere la colpa grave. Quali sono? Due: battesimo e penitenza, proprio perché sia nel significato del battesimo, che nel significato della penitenza, si cela questa connotazione del perdono.

Il battesimo è un lavacro esterno, che significa una purificazione interiore. Il sacramento della penitenza, Gesù alita sui suoi discepoli, quando viene a trovarli dopo la sua gloriosa resurrezione, e dice: "Ricevete lo Spirito Santo, a chiunque rimetterete i peccati, saranno rimessi, a chiunque non li rimetterete, resteranno non rimessi". Quindi confessione auricolare, non quello che si dice oggi, che basta fare una liturgia penitenziale, come si dice, senza confessione. No, no, i successori degli apostoli devono giudicare. Perché Gesù dice: "A chi li rimetterete, saranno rimessi", vuol dire che sono a conoscenza dei peccati. Quindi è un sacramento che è fatto in quella forma precisa, di confessione auricolare, è fatto per rimettere i peccati, perché Gesù stesso l’ha detto: "ricevete lo Spirito Santo, a chi li rimetterete, saranno rimessi", l’istituzione del sacramento significa la remissione dei peccati.

Ma non tutti i sacramenti rimettono i peccati, così l’Eucarestia, per esempio, non è istituita per rimettere i peccati, è per eccellenza un sacramento dei vivi, ossia bisogna accostarsi all’Eucarestia con la grazia di Dio nell’anima nostra. Perché? Perché l’Eucarestia è stata istituita come un cibo spirituale, come un cibo e una bevanda spirituale. Quindi San Tommaso così delinea l’economia sacramentale paragonando la vita soprannaturale alla vita naturale dell’uomo. Dice: "nella vita dell’uomo c’è anzitutto la sua nascita, poi la sua crescita, poi il nutrimento, tramite il quale l’uomo appunto si mantiene in vita, poi, se capita che l’uomo cade in una malattia, allora c’è bisogno del rimedio, dopo aver passato un po’ questa malattia, i suoi pericoli anche letali, c’è il periodo della convalescenza. Infine c’è l’aspetto sociale della vita umana. La società e la gerarchia sociale, la società è sempre una comunione, nel contempo un ordine politico e sociale.

A questo punto dice San Tommaso: "Alla nascita dell’uomo corrisponde il sacramento della nascita spirituale". Quale è il sacramento della nascita spirituale? Ebbene, è il battesimo. Con il battesimo si nasce, meglio si rinasce con una vita diversa da quella che i genitori ci hanno dato. I genitori ci danno una vita contrassegnata dalla morte, dono grande quello, certamente, ma sempre un dono limitato, perché contrassegnato dalla morte, ebbene in Gesù Cristo, nostro Signore, siamo partoriti dalla santa madre Chiesa (misticamente, è un linguaggio mistico, non bisogna prenderlo alla lettera), misticamente la santa madre Chiesa vedete come esercita la sua maternità nei nostri riguardi, ci partorisce a vita nuova, a una vita che non è più destinata a morire, ad una vita eterna, alla salvezza eterna. Quindi il santo battesimo è la nostra nascita alla vita soprannaturale.

Poi il segno sacramentale della crescita compiuta, vedete quando un individuo cresce e diventa adulto, il suo essere adulto si manifesta biologicamente nella capacità di donare la vita ad altri. Vedete la capacità riproduttiva. Così anche la maturità soprannaturale si manifesta nella capacità di essere apostoli di Cristo, di essere mandati da Cristo, di essere mandati da Lui ad annunciare la sua parola, a combattere la spirituale battaglia di Cristo Signore, questo è il sacramento della cresima, di cui oggi si tende a sminuire l’aspetto combattivo, però c’è, perché non c’è apostolo che non sia un grande lottatore, sempre in spiritualibus, si capisce, ma non di meno. (sapete le lotte spirituali a volte sono le più difficili addirittura). Quindi l’aspetto della cresima, la crescita compiuta, un uomo che ha maturato la sua crescita spirituale, così che viene deputato da Dio, per mezzo della sua Chiesa, viene deputato ad essere portavoce di Dio, a proclamare la sua parola. Vedete questo sigillo, anche sacerdotale, perché la santa cresima conferisce appunto, come il battesimo, anche un carattere sacro, e proprio il sacerdozio più maturo, il fedele è deputato ad annunziare la parola del Signore.

Poi c’è il nutrimento, vedete qui siamo a livello dell’Eucarestia, l’Eucarestia è stata istituita come nutrimento, come cibo e bevanda spirituale, Gesù dice: "prendete e mangiate", la materia è il pane, "prendete e bevete", la materia è il vino. Quindi istituisce questo sacramento come cibo e bevanda spirituali. Nutrimento.

Poi quando ci si ammala, ma pericolosamente, addirittura spiritualmente la morte, si potrebbe dire, ecco il peccato mortale. In questo caso che cosa bisogna fare? Ricorrere subito al Medico celeste. Ora per versare del balsamo nelle ferite dell’anima, c’è appunto per questo l’istituzione del sacramento della penitenza, del sacramento della spirituale resurrezione, la seconda tavola dopo il naufragio, dicevano i padri della Chiesa, che quando la nave sprofonda il povero naufrago si aggrappa a quello che rimane, per mantenersi al di sopra delle onde, così quando la grazia battesimale viene meno, ecco che ci dobbiamo aggrappare a Cristo che ci perdona nel sacramento della penitenza.

Ma poi c’è bisogno di una certa convalescenza spirituale, di togliere i rimasugli del peccato, le pene temporali per il peccato e preparare l’anima ad un’eventuale incontro con Dio, se Iddio lo vorrà, ed ecco allora il sacramento dell’estrema unzione, oggi si dice appunto "unzione degli infermi", ma il significato non cambia.

Ecco poi i sacramenti della vita sociale. Dice appunto San Tommaso e tanti altri teologi affermavano questo, l’ordine soprannaturale rispetta le esigenze dell’ordine naturale. Quindi se l’uomo è per natura sua socievole, anche su un piano di grazia non sarà un asociale. Come siamo creati da Dio per vivere in società, senza che la nostra vita sia assorbita tutta solo dalla vita sociale (anzi voi sapete bene che solo chi sa stare anche solo, chi sa avere quella buona solitudine, questa sostanza spirituale e vivere dal di dentro di se, solo costui può anche vivere gradevolmente una vita civile e sociale, quindi le due cose, la individualità e la socialità non si contrappongono a vicenda, anzi l’una richiama l’altra) Dunque la vita soprannaturale del cristiano è pure fatta di queste due dimensioni: una individuale, che è fondante, l’altra che è connaturale, anche se appoggiata su questa sostanza individuale, ed è la vita sociale soprannaturale. Quale è questa vita sociale soprannaturale? E’ la vita ecclesiale. Mi dispiace, ma io sono aggrappato alle buone definizioni di un tempo, anche queste oggi vengono un po’ discusse, ma mi pare non a giusto titolo, ebbene come diceva San Roberto Bellarmino (che preghi per noi lassù nel Cielo, noi non vogliamo contraddirlo, è pericoloso contraddire i Santi), San Roberto dice appunto che la Chiesa è una "societas supernaturalis perfecta" società perfetta, anche se soprannaturale. Certo non è come la società dello stato, perché lo stato mira alla convivenza pacifica dei cittadini, pace non nel senso banale, pace profonda, pace che è promozione spirituale dei cittadini, tuttavia ha semplicemente una finalità immanente, si potrebbe dire, finalità che rimane nell’orizzonte umano. La finalità della società ecclesiastica ha invece un fine trascendente, divino: la salvezza dell’anima. Quindi vedete che è diverso il fine? Però la Chiesa è sempre societas perfecta, una vita sociale. Ora come in una società umana c’è la comunione di uomini fra loro, una moltitudo hominum, dice San Tommaso, una moltitudine, non si può essere società quando si è uno solo, siamo in più, siamo una moltitudine, così la moltitudine ecclesiastica è fondata interamente sul sacramento del matrimonio. La sacramentalità del matrimonio è proprio quella, in qualche modo, anche spirituale fecondità. Vedete il matrimonio nel contempo un istituto di Dio creatore, ma nel contempo anche di Dio redentore e santificatore, dunque Dio creatore vuole dai coniugi una fecondità, naturale, Dio redentore vuole da loro una fecondità soprannaturale. Loro devono dare vita ai cittadini non solo della terra, anche della terra, ma anzitutto ai cittadini futuri della Gerusalemme celeste.Vedete la sacramentalità del matrimonio.

Poi la sacramentalità del sacerdozio. Ogni società è un corpo sociale ordinato, come il corpo umano. San Paolo parla della Chiesa come del "corpus Christi misticum". Come il nostro corpo, se fosse un ammasso di cellule disordinato, non sarebbe proprio un corpo, similmente il corpo della societas ecclesiastica è un corpo ordinato, gerarchicamente ordinato. Un’altra eresia che si fa strada (ahimè, talvolta mi agito un tantino quando sento certi spropositi), ad esempio quando sento : "Padre, una volta c’era la concezione della Chiesa piramidale, adesso abbiamo la concezione larga della Chiesa comunione". Come se le due cose si opponessero l’una all’altra. Mi diverte molto, sotto un altro aspetto mi fa anche agitare, fatto sta che le due dimensioni si richiamano a vicenda, sono ugualmente compresenti dall’inizio stesso.

Quell’ordine che ci sarà nel nostro corpo, in tutte le articolazioni, c’è già nella cellula fecondata, nel primo istante della nostra concezione c’è il patrimonio genetico che predetermina, fin dall’inizio, tutte le articolazioni del nostro corpo. Similmente nella Chiesa, sin dall’inizio, il Cristo, che è già la Chiesa nella sua cellula germinale, per così dire, il Cristo è non solo corpo, ma anzitutto capo. Quindi la gerarchia della Chiesa è compresente nella stessa moltitudo ecclesiastica. Quindi non si può dire: "comunione contro piramide" ( che modo di dire!), non si può dire "comunione contro sacerdozio", comunione e sacerdozio, comunione e società ordinata, divinamente ordinata, non umanamente ordinata. Guai se non ci fosse il sacerdozio, perché, come dice la scrittura, senza i profeti il popolo muore. E’ necessario che Iddio abbia istituito la Chiesa come comunità, ma anche come comunità ordinata. Quindi il sacerdozio è essenziale alla Chiesa, quindi abbiamo il sacerdozio anche della nuova alleanza, i ministri del Signore che sono posti nella santa gerarchia e che differenziano il corpo mistico di Cristo che è la Chiesa. Però tutto il significato dei sacramenti, di tutti quanti, converge verso l’Eucarestia, che è il sacramento più alto tra tutti.

Possiamo facilmente vederlo che sia nel battesimo che nella penitenza, che sono sacramenti purificatori, iniziatici quasi, in vista dell’Eucarestia, possiamo vederlo in maniera splendida nel sacerdozio, che è tutto proteso verso il sacrificio da offrire a Dio. Vedete certe crisi di identità (un’altra cosa che è il mio cruccio), sentir dire "sacerdoti in crisi di identità". Che cosa vuol dire? Vuol dire che un sacerdote non sa per che cosa sta qui al mondo quel sacerdote. E’ orribile dire questo! E’ così chiaro, Gesù glie lo dice con tale sicurezza, con tale chiarezza, : "tu sei sacerdote in eterno, secondo l’ordine di Melchidesech, per offrire il sacrificio a Dio!". Questo è il senso del sacerdozio, tutto il resto viene dopo. Bisogna che ve lo dica, guai al sacerdote che si riduce ad essere semplicemente un lavoratore sul piano della promozione sociale. Molto bello anche questo, guai se non ci fosse, ci deve essere! Però il sacerdozio non ha come fine specifico questo. Come fine specifico il sacerdote deve essere mediatore, assieme all’unico mediatore che è il Cristo, tra il popolo e Dio.

Detto questo, vediamo come si costituisce il segno sacramentale e poi lo applichiamo in modo particolare all’Eucarestia. Ogni segno sacramentale, per tutti i sacramenti vale sempre lo stesso discorso, è fatto sempre da due elementi: uno materiale e uno spirituale. L’elemento materiale, il segno visibile, quasi palpabile, udibile o comunque sensibilmente percettibile, il segno visibile si chiama "la materia del sacramento". Cerchiamo di memorizzare bene queste cose, perché bisogna usare un linguaggio un po’ tecnico. Lo spiego, però è bene che una volta abituati a quel linguaggio, lo adoperiamo. Quindi si dice materia di un sacramento il segno sensibilmente percettibile, quel pezzo di materia che si usa. L’acqua per il battesimo, il bambino viene battezzato con dell’acqua pura (c’è tutta una casistica fino a che punto ci possano essere altri ingredienti, ma questo non ci interessa adesso), l’acqua possibilmente pura è la materia del battesimo.

Alla materia del sacramento si aggiunge il suo significato espresso spiritualmente in quello che si dice "forma del sacramento", per usare il linguaggio abituale del medioevo, che ha ripreso appunto l’aristotelismo, con la dualità aristotelica della materia e della forma. Dunque ogni sacramento, per analogia con le sostanze aristoteliche, è fatto di due dimensioni, la dimensione materiale, la materia che si usa, poi la dimensione spirituale. Per esempio nel battesimo, dove tutto è molto chiaro, l’elemento materiale è l’acqua, l’elemento spirituale e formale sono le parole di chi battezza: "Io ti battezzo nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo", questa formula è appunto la forma del battesimo. Notate l’importanza di questa dualità di materia e di forma. Voi direste : "Il sacramento è un segno già abbastanza cospicuo nella sua materialità", ed è vero, però la materia è ancora ambivalente nei suoi significati, la materia può significare tante cose. Per esempio l’acqua serve per rinfrescare, serve per lavarsi, serve per tante cose, anche per bere. L’acqua può avere tanti significati. Solo se io all’acqua e al gesto dell’abluzione, che è la materia del battesimo, aggiungo le parole: "Io ti battezzo", allora a tutti è chiaro, io verso dell’acqua sulla fronte del bambino non per lavarlo, ma per battezzarlo nel nome della Trinità Santissima. Quindi in ogni sacramento c’è la materia e la forma.

Però notate, miei cari, come Iddio è buono con l’uomo proprio nell’adoperare dei segni così visibili, così palpabili e così umili, così come Dio realmente ha fatto. Vedete Dio che adopera dell’acqua, dell’olio, del pane, del vino, le parole del sacerdote nel perdono che impartisce. Tutte cose udibili, visibili, palpabili. Perché Iddio fa questo? Notate che ci furono in tutti i tempi, anche al giorno di oggi, ahimè, degli eretici gnostici. Oggi non siamo più abituati a chiamare le cose con il loro proprio nome, ma ci sono degli gnostici tuttora. C’è della gente che dice tranquillamente: "io non è che di quei sacramenti ne abbia proprio bisogno". C’è della gente che va a messa , dice : "Io sono migliore di loro", chi glie lo permette di dire così? Se Gesù lo avesse incontrato gli avrebbe detto quelle cose che diceva ai farisei, che si reputavano giusti. C’è gente che dice: "Quei cristiani che vanno a Messa, loro si sforzano di essere buoni, io non ci vado a Messa, però sono tanto più buono di loro!". Già dire così è una cosa pericolosissima spiritualmente. Per di più dicono: "Questa brava gente ci va a Messa, però io di queste cose materiali, di queste cose spicciole, di quel pane, di quel vino, chi me lo fa fare? Io sono un uomo spirituale, io sono un pneumatikos", come dicevano gli gnostici: "I cristaiani sono degli psichici, hanno bisogno di quei segni sensibili, io sono uno spirituale, non ne ho bisogno" Che superbia, che superbia! Che vuole saperne più di quanto non ne sappia il buon Dio nei nostri riguardi.

Il buon Dio non è un idealista, l’idealismo è quella filosofia che pensa che l’uomo abbia in sé dei contenuti a priori, che contempli delle sostanze spirituali. No, Iddio che ci ha fatti, Iddio sa che la nostra intelligenza è legata alle rappresentazioni sensibili. C’è poco da fare, finchè viviamo quaggiù sulla terra degli angioletti non li vediamo ed anche il Signore purtroppo non lo vediamo. Lo vedremo, tale è la nostra speranza, dopo la morte, ma finché l’anima è legata al corpo, noi siamo pure legati ai sensi. Cioè formiamo dei concetti intellettivi, ma sempre appoggiandoci su rappresentazioni sensibili. Vedete come Dio, conoscendo l’uomo, agisce secondo il modo di fare, di conoscere, di comprendere che è proprio dell’uomo. Ecco quello che si chiama la sinkatabasis, ossia l’accondiscendenza di Dio nei riguardi dell’uomo. Dio si china verso l’uomo, Dio si adatta in qualche modo all’uomo, modo humano Deus locutus est, in una maniera Iddio si è espresso nei nostri riguardi.

 

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