giovedì 14 maggio 2015

Francesco: nelle famiglie chiedere sempre permesso, scusa, grazie


Papa Francesco durante l'udienza
(©Afp)

Prima dell’udienza generale saluta gli organizzatori del concerto dei poveri di domani. Controlli rafforzati in piazza in vista del Giubileo

Iacopo Scaramuzzi

Città del Vaticano


«Permesso, grazie, scusa», sono le tre parole per vivere in pace in famiglia. Lo ha ribadito Papa Francesco all’udienza generale. «La catechesi di oggi – ha detto – è come la porta d’ingresso di una serie di riflessioni sulla vita della famiglia, la sua vita reale, con i suoi tempi e i suoi avvenimenti. Su questa porta d’ingresso sono scritte tre parole, che ho già utilizzato in piazza diverse volte. E queste parole sono: “permesso?”, “grazie”, “scusa”. Infatti queste parole aprono la strada per vivere bene nella famiglia, per vivere in pace. Sono parole semplici, ma non così semplici da mettere in pratica! Racchiudono una grande forza: la forza di custodire la casa, anche attraverso mille difficoltà e prove; invece   la loro mancanza, a poco a poco apre delle crepe che possono farla persino crollare».

«Noi – ha precisato Francesco – le intendiamo normalmente come le parole della “buona educazione”. Va bene, una persona ben educata chiede permesso, dice grazie o si scusa se sbaglia» e «va bene, ma la buona educazione è molto importante», però «attenzione, nella storia abbiamo conosciuto anche un formalismo delle buone maniere che può diventare maschera che nasconde l’aridità dell’animo e il disinteresse per l’altro. Si suole dire: “Dietro tante buone maniere si nascondono cattive abitudini”. Nemmeno la religione è al riparo da questo rischio, che fa scivolare l’osservanza formale nella mondanità spirituale. Il diavolo che tenta Gesù sfoggia buone maniere –ma è proprio un signore, un cavaliere – e cita le Sacre Scritture, sembra un teologo». Invece «intendiamo la buona educazione nei suoi termini autentici, dove lo stile dei buoni rapporti è saldamente radicato nell’amore del bene e nel rispetto dell’altro».

La prima parola è «permesso»: «Quando ci preoccupiamo di chiedere gentilmente anche quello che magari pensiamo di poter pretendere, noi poniamo un vero presidio per lo spirito della convivenza matrimoniale e famigliare» perché «la confidenza non autorizza a dare tutto per scontato», ha detto il Papa.

La seconda parola è «grazie»: «Certe volte viene da pensare che stiamo diventando una civiltà delle cattive maniere e delle parolacce, come se fossero un segno di emancipazione. Le sentiamo dire tante volte anche pubblicamente», ha detto Francesco. «La gentilezza e la capacità di ringraziare vengono viste come un segno di debolezza, a volte suscitano addirittura diffidenza. Questa tendenza va contrastata nel grembo stesso della famiglia. Dobbiamo diventare intransigenti sull’educazione alla gratitudine, alla riconoscenza: la dignità della persona e la giustizia sociale passano entrambe di qui. Se la vita famigliare trascura questo stile, anche la vita sociale lo perderà». La gratitudine, ha  detto il Papa, «è una pianta che cresce soltanto nella terra delle anime nobili».

La terza parola è «scusa»: «Quando manca, piccole crepe si allargano – anche senza volerlo – fino a diventare fossati profondi» e «nella casa dove non ci si chiede scusa incomincia a mancare l’aria, le acque diventano stagnanti. Tante ferite degli affetti, tante lacerazioni nelle famiglie incominciano con la perdita di questa parola preziosa: “Scusami”. Nella vita matrimoniale si litiga tante volte… anche volano i piatti eh!, ma vi do un consiglio: mai finire la giornata senza fare la pace». E come devo fare la pace? «Mettermi in ginocchio? No! Soltanto un piccolo gesto, una cosina così. E l’armonia familiare torna, eh! Basta una carezza! Senza parole. Ma mai finire la giornata in famiglia senza fare la pace. Capito questo? Non è facile, eh! Ma si deve fare. E con questo la vita sarà più bella».

Prima dell’udienza, il Papa, alle nove, ha incontrato, nell’auletta dell’aula Paolo VI gli organizzatori e gli sponsor del «Concerto per i Poveri» e con i poveri che si svolgerà domani sera alle 18 nell’aula delle udienze. «La musica – ha detto loro il Papa – ha questa capacità di unire le anime e di unirci con il Signore, sempre ci porta, è orizzontale e anche verticale, va in alto, e ci libera delle angosce. Anche la musica triste, pensiamo a quegli adagi lamentosi, anche questa ci aiuta nei momenti di difficoltà. Vi ringrazio tanto, perché farà bene a tutti un po’ di spirito nell’affarismo materiale che sempre ci circonda e ci abbassa, ci toglie la gioia».
 
E nella ricorrenza della Madonna di Fatima, anniversario delle prime apparizioni mariane nella località del Portogallo, papa Francesco ha fatto recitare al sacerdote-speaker e ai fedeli di lingua portoghese un'Ave Maria in quella lingua in onore appunto della Vergine di Fatima. «In questo giorno della Madonna di Fatima - ha detto il Papa -, vi invito a moltiplicare i gesti quotidiani di venerazione e imitazione della Madre di Dio. Affidatele tutto ciò che siete, tutto ciò che avete; e così riuscirete ad essere uno strumento della misericordia e della tenerezza di Dio per i vostri familiari, vicini e amici».

A fine dell’udienza il Papa ha salutato, tra l’altro, Walter Veltroni, ex segretario del Pd ed ex sindaco di Roma, che ha donato al Pontefice un dvd del suo ultimo film «I bambini sanno». All’udienza odierna sono state rafforzati i controlli, con transenne, presidiate dai vigili urbani e forze dell’ordine, posizionate sull’ultimo tratto di via della Conciliazione e lungo le strade laterali, che filtrano l'ingresso all’interno del colonnato berniniano e all’antistante piazza Pio XII. Le misure, a quanto si apprende, sono state adattate in via sperimentale in vista del giubileo della misericordia.








Vatican Insider 13/05/2015



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