domenica 4 gennaio 2015

PADRE TOMAS TYN, UN TRADIZIONALISTA POST-CONCILIARE ED UN MODELLO ATTUALE OGGI PIÚ CHE MAI



Una immagine del Servo di Dio Tomas Tyn





Padre Tomas corregge il tormentato e presuntuoso rapporto luterano con Dio mostrando come nel processo della giustificazione armonizzino l’opera della grazia e della fede con quella della ragione, delle opere e del libero arbitrio e come quindi il timore deve moderare la confidenza, considerando il peccato e la divina giustizia, mentre la confidenza deve moderare il timore considerando la divina misericordia. Temere senza confidare porta alla disperazione. Confidare senza temere porta alla superbia.






Giovanni Cavalcoli OP

Il 1 gennaio abbiamo ricordato la ricorrenza del 25° anniversario della pia morte del Servo di Dio Padre Tomas Tyn, teologo domenicano di origine cecoslovacca nato a Brno nel 1950 e sepolto a Neckargemünd in Germania presso la casa dei suoi genitori, dove la madre, Dott.ssa Ludmila, è tuttora vivente. Di Padre Tomas è in corso la Causa di Beatificazione promossa dalla Provincia domenicana Boema ed aperta a Bologna nel 2006 dal Cardinale Carlo Caffarra, Arcivescovo della Città [vedere qui e qui]. Infatti, Padre Tomas abitò dal 1972 al 1989 nel convento domenicano di Bologna, insegnando teologia morale e storia della filosofia nel locale Studio Teologico, oggi Facoltà Teologica dell’Emilia-Romagna.

Le pagine di questa nostra rivista telematica hanno già avuto modo di occuparsi di questo Servo di Dio, soprattutto a cura di Gianni T. Battisti, avvocato di Rieti, fondatore e presidente dell’Associazione Internazionale Tomas Tyn (AITT vedere qui), che raccoglie devoti, ammiratori e studiosi da varie parti d’Italia e del mondo. In questi venticinque anni la fama di santità del Servo di Dio si è diffusa nella sua Patria, la Repubblica Ceca, in Italia e nel mondo grazie all’opera dei suoi devoti ed al lavoro della Causa di Beatificazione, che ha raccolto numerose testimonianze e documenti. In particolare la teologia di Padre Tyn ha suscitato l’interesse degli studiosi, i quali hanno trattato alcuni aspetti del suo pensiero, tra l’altro in un congresso internazionale, che si tenne su di lui a Bologna nel 2011.

Padre Tomas è stato ad un tempo grande filosofo e grande teologo, come affermò il Cardinale Caffarra nella lettera di apertura della Causa [vedere qui, qui]. Benchè sia morto in giovane età, la sua produzione scientifica, considerando anche i molti impegni pastorali dai quali era preso, è sorprendentemente abbondante e di alto livello. Essa esprime non solo il pensiero personale dell’Autore, ma anche una gran quantità di dottrine tratte da altre fonti ed altri Autori, a cominciare dall’insegnamento biblico, per passare al Magistero della Chiesa, a San Tommaso e a molti altri teologi e non solo teologi, antichi e moderni, cattolici e non cattolici, spesso conosciuti nei testi originali, considerando che Padre Tyn possedeva otto lingue.

La missione precipua che la divina Sapienza affidò a Padre Tomas è stata quella di ricordare ed illustrare le verità della dottrina cattolica tradizionale, la quale, nell’agitato periodo dell’immediato postconcilio, rischiava di essere dimenticata a causa di un fraintendimento modernistico delle nuove dottrine del Concilio. Il Servo di Dio, che, grazie al suo acuto discernimento, seppe riconoscere il valore di quelle dottrine nella loro continuità con la tradizione, non si lasciò gabbare da queste imposture e da quei teologi che concepivano il progresso teologico sul modello della Rivoluzione francese, ma espresse, da buon cattolico, la sua piena e compiaciuta adesione agli insegnamenti conciliari.

A soli vent’anni, giovane frate già dotato di un’eccezionale maturità umana, culturale e teologica, mentre era ancora studente nello Studio Teologico domenicano di Walberberg in Germania, con estrema perspicacia si accorse della pericolosità di Karl Rahner in un ambiente suggestionato dalle sue fascinose imposture. E allora compose in latino, nel 1970, come tesi annuale, una acuta critica in 104 pagine della concezione rahneriana della morale, dal titolo “Praesupposita philosophica Rahnerianae doctrinae de ethica existentiali. Aliquae notitiae spectantes ad articulum Caroli Rahneris SJ. qui intitulatur “De Quaestione ethicae existentialis formalis“, dimostrandone l’impostazione esistenzialistico-situazionista già a suo tempo condannata dal Sommo Pontefice Pio XII, e tutto ciò, si noti bene, in un ambiente infetto da modernismo e luteranesimo.

La limpidezza e la lealtà di tale comportamento intellettuale e morale ovviamente procurò a Fra Tomas, da parte dell’ambiente, invidie ed ostilità, che ben presto lo consigliarono di lasciare quell’ambiente, seppure con dolore e non senza riconoscenza per quanto aveva ricevuto, per approdare alla comunità ed allo Studio Teologico bolognese. Qui Fra Tomas, per la sua intelligenza, per la bontà e cordialità del suo carattere, per la sua umiltà e per tutte le sue virtù, si attirò subito la stima e l’affetto dei confratelli e di moltissime altre persone, alle quali offriva il suo ministero di dotto, pio e zelante sacerdote e guida di anime alla perfezione del Vangelo.

Ancora in Germania Fra Tomas rifiutò energicamente anche la tesi esposta da un suo docente che poi uscì dall’Ordine, il Padre Otto Pesch, il quale, nel clima irenistico e falsamente ecumenico del postconcilio, aveva pubblicato un voluminosissimo ed eruditissimo libro nel quale sosteneva che Tommaso e Lutero si accordavano nella dottrina della giustificazione, proprio quella invece circa la quale in realtà si trova la maggiore opposizione di Lutero alla dottrina cattolica.

Tuttavia, nella concezione luterana della giustificazione non tutto è sbagliato. In Lutero resta l’insegnamento biblico per il quale la grazia inizia l’opera della giustificazione rendendo giuste le opere dell’uomo. I Domenicani hanno sempre riconosciuto questa verità tanto che alla fine del secolo XVI, nelle infuocate polemiche con i Gesuiti nella famosa controversia De auxiliis, i Gesuiti accusavano i Domenicani di filo luteranesimo per la loro dottrina della premozione fisica sostenuta da Domingo Bañez.

Questo punto importante è ribadito nella Dichiarazione congiunta sulla dottrina della giustificazione del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani e la Federazione Luterana Mondiale del 1999 [vedere qui]. Non si tratta di un documento del Magistero, perché non porta la firma del Papa, ma, come dice la parola, di un semplice “Consiglio”, benché indubbiamente della Santa Sede, ma che non ha l’autorità di dichiarazioni simili a livello superiore, come per esempio quella del Concilio Vaticano II sull’ecumenismo Unitatis redintegratio [vedere qui]. Qui c’è l’infallibilità del Magistero, che invece non è presente nel precedente documento. E del resto, nel documento conciliare non si fa parola del tema della giustificazione.

Padre Tomas non ha difficoltà a riconoscere il suddetto punto di contatto della Chiesa con i luterani. Ma a lui sta a cuore ricordare l’erroneità della dottrina luterana della giustificazione. E per questo, giunto a Bologna, fece la sua tesi di licenza presso lo Studio Teologico domenicano nel 1976 sotto la direzione del Padre Alberto Galli col titolo De gratia divina et iustificatione. Oppositio inter theologiam Sancti Thomae et Lutheri. Infatti, quello che manca nella concezione luterana della giustificazione è la dottrina del merito delle buone opere in grazia, in ordine al premio della vita eterna. E questa assenza è presente anche nel citato documento congiunto. Per questo Padre Tyn si dedica con particolare cura in questa tesi e in quella di dottorato all’Angelicum di Roma del 1978, dal titolo L’azione divina e la libertà umana nel processo della giustificazione secondo la dottrina di San Tommaso d’Aquino, ad illustrare l’essenza, le cause e le funzioni del merito soprannaturale, dono di Dio, col quale, unendoci ai meriti infiniti di Cristo, operiamo la nostra salvezza.

Lutero confonde la natura umana come tale con la natura decaduta a causa del peccato e tendente al peccato. Identifica il peccato con la tendenza al peccato. Ecco che allora per Lutero non esiste una sana ragione, una metafisica, una teologia naturale, una buona volontà, una legge naturale, un merito, un fine ultimo naturale dell’uomo. Per lui tutto ciò è paganesimo, pelagianesimo, incredulità, ipocrisia e superbia. Per questo, la grazia in Lutero non cancella il peccato, ma coesiste con esso. Il perdono divino è lo sguardo col quale Dio guarda alla giustizia di Cristo e la imputa dall’esterno al peccatore. La grazia non è una qualità creata inerente all’anima del giusto, ma è la giustizia di Cristo al di fuori del giusto ma riferita al giustificato. Dio giustifica, in quanto non guarda al peccatore, ma guarda a Cristo giusto, ovvero guarda al peccatore, che non è giusto in se stesso, ma in rapporto a Cristo. Il giusto pertanto è ad un tempo peccatore, non semplicemente prono al peccato, bensì perennemente in stato di peccato. Per questo non si danno opere meritorie della salvezza, se non la fede di essere salvi nonostante si resti peccatori.




Nel suo rapporto con Dio Lutero non riuscì mai a realizzare l’equilibrio caratteristico del cattolicesimo. Partito da giovane da un sentimento di terrore e di disperazione nei confronti di Dio, cosa che egli divenne insopportabile e che credeva erroneamente essere la concezione cattolica, col famoso episodio della Torre, credette di trovare la soluzione in una presuntuosa certezza di salvarsi senza le opere e senza meriti. Non ha mai capito che cosa è il timor di Dio e lo ha sempre confuso con un’irrazionale terrore ed esagerato scrupolo. Per questo, non è mai riuscito ad armonizzare il timore con la confidenza, per cui, eliminando il timore, è caduto nella presunzione e nella sicumera, senza peraltro mai riuscire, come testimoniano molti episodi della sua vita, ad eliminare del tutto la disperazione e il senso di colpa. Da qui la sua dialettica paradossale di coesistenza di peccato e di grazia, di innocenza e di colpa, di pace e di tormento, che pare in qualche modo preannunciare la tenebrosa mistica di Jakob Böhme e la dialettica hegeliana.


Si aggiunga l’eccessiva, ben nota, preoccupazione di Lutero per il proprio io, che lo portò a

 

riassumere tutto il cristianesimo nel problema della giustificazione e della propria salvezza, quando invece la mira ultima del cristianesimo è la contemplazione e la visione di Dio. Il cristianesimo non porta al ripiegamento su se stessi, quasi fossimo il centro della realtà, ma all’apertura umile e generosa a Dio e al prossimo. Al fine di correggere questi errori di Lutero, Padre Tyn ha indagato a fondo sulla natura, l’azione, i princìpi, i fini e le specie della grazia divina e sulla natura, i princìpi, il funzionamento e i fini del libero arbitrio. Ciò lo ha condotto anche ad illustrare la natura, i princìpi e i fini dell’abito, della legge e dell’atto morale, come docente di teologia morale, nonchè sulle virtù naturali e soprannaturali, sulla vita spirituale e sulla beatitudine. Approfondendo il discorso, Padre Tyn è arrivato alle radici metafisiche della morale con interessanti studi sull’intelletto, sulla conoscenza con acute confutazioni dell’idealismo e sulla volontà, dimostrando i fondamenti razionali della libertà.

La monumentale opera del Servo di Dio
 Tomas Tyn sulla metafisica della sostanza




Da qui all’indagine sulla natura umana e sulla persona il passo è stato breve, ed ecco il suo magistrale trattato di circa 1000 pagine Metafisica della sostanza. Partecipazione ed analogia entis, grandiosa e minuziosa indagine che conduce il teologo ad approfondire il rapporto fra l’essere per partecipazione e l’essere per essenza, nonchè ai gradi analogici metafisici della persona. Col che abbiamo uno sguardo amplissimo ed articolato sul rapporto dell’uomo con Dio. Padre Tomas oppone così alla visione luterana del rapporto di Dio con l’uomo la giusta concezione cattolica fondata su di una nozione analogica della causalità efficiente, per la quale la causa prima divina, nella fattispecie la grazia, causa l’atto libero dell’uomo come causa dei suoi atti — la premozione fisica — e quindi come causa meritoria non di dignità (de condigno), come la causalità divina di Cristo, ma di congruità (de congruo), sicchè la grazia come dono creato non toglie la tendenza al peccato, ma toglie il peccato mortale, incompatibile con la grazia, mentre essa può coesistere col peccato veniale.

Padre Tomas corregge il tormentato e presuntuoso rapporto luterano con Dio mostrando come nel processo della giustificazione armonizzino l’opera della grazia e della fede con quella della ragione, delle opere e del libero arbitrio e come quindi il timore deve moderare la confidenza, considerando il peccato e la divina giustizia, mentre la confidenza deve moderare il timore considerando la divina misericordia. Temere senza confidare porta alla disperazione. Confidare senza temere porta alla superbia. Col suo rispetto sia per la Scrittura che per la Tradizione, sia per Cristo che per la Chiesa, Padre Tomas mostra come il cristianesimo di Lutero del sola Scriptura e di un Cristo senza Chiesa è un cristianesimo dimidiato e quindi falso, oggi pericolosamente rappresentato dal modernismo esistenzialista ed idealista, falso interprete delle dottrine del Concilio. Così il teologo domenicano ci indica inoltre il vero cammino dell’ecumenismo con i protestanti: riconoscimento delle verità comuni, ma anche grande franchezza nel richiamare i fratelli separati dalla strada dell’errore verso la via della verità.

Padre Tomas Tyn ci fa capire che è falsa l’idea oggi diffusa che essere protestanti sia semplicemente un modo diverso di essere cristiani, e non piuttosto un modo difettoso ed incompleto. Essa è contraria all’ecumenismo insegnatoci dallo stesso Concilio, il quale proprio nel documento sull’ecumenismo esprime il dovere dei non-cattolici di cercare la piena comunione con la Chiesa.


Tomba del Padre Tomas Tyn nella città tedesca di Neckargemünd


Concludendo questo breve ritratto, possiamo dire che la figura luminosa e santa di Padre Tomas, ricca di doni dello Spirito Santo, si impone in una situazione ecclesiale di interni conflitti come quella attuale, per l’imparzialità e il superiore equilibrio della sua visione cattolica, che sintetizza l’istanza della tradizione con quella del progresso, il rispetto per i valori immutabili con la sincera adesione al messaggio evangelizzatore del Concilio Vaticano II, la fedeltà a San Tommaso d’Aquino Doctor Communis Ecclesiae con un’ampia conoscenza critica del pensiero moderno, un amore adamantino per la verità con la pratica della più generosa carità, che lo ha condotto all’esercizio di quelle virtù eroiche, testimoniato da tutti coloro che lo hanno conosciuto ed hanno beneficato del suo sapiente e dotto ministero di sacerdote di Gesù Cristo.





Fontanellato, 22 dicembre 2014

ISOLA DI PATMOS




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