martedì 14 ottobre 2014

Alla comunione ai divorziati risposati anche il Beato Angelico dice no


beatoangelico





di Sandro Magister

Suor Gloria Riva è fondatrice e priora delle Monache dell’Adorazione Eucaristica, in un convento a Pietrarubbia sui colli del Montefeltro. La missione che ha abbracciato è di educare i fedeli all’adorazione e diffondere “la passione per la bellezza che salva”.
La bellezza è anche quella dell’arte cristiana, di cui suor Gloria è studiosa. Sul quotidiano della Chiesa italiana “Avvenire” commenta una volta alla settimana un’opera d’arte con letture sorprendenti e geniali. Su TV 2000, la scorsa primavera, ha illustrato il Vangelo di ogni messa domenicale con le forme e i colori della grande pittura.
Ma questa volta è sul sinodo che interviene. Contro la proposta di dare la comunione a chi è in condizione matrimoniale irregolare. E lo fa assumendo come maestro il Beato Angelico, con la sua raffigurazione dell’ultima cena.
Il suo commento intero è uscito su La Nuova Bussola Quotidiana. Eccone i passaggi principali.


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IL BEATO ANGELICO SMENTISCE KASPER

di Gloria Riva

Il Beato Angelico affresca una cella del convento fiorentino di San Marco con la comunione distribuita agli apostoli. […] Questa particolare versione dell’ultima cena è letta dall’Angelico in relazione alla celebrazione eucaristica. La tavola, infatti, è spoglia come una mensa d’altare e Cristo dispensa ai suoi pane e vino. Otto discepoli sono seduti a mensa, significando così gli invitati a nozze, quelli di cui parla anche il Vangelo di domenica scorsa, XXVIII del tempo ordinario. È il popolo dell’ottavo giorno che in profonda relazione con il mistero del Salvatore siede alla stessa mensa. 

Vi sono però quattro sgabelli vuoti, lasciati da altri quattro chiamati alla mensa, i quali aspettano pazientemente il loro momento stando in ginocchio, cioè in atto penitenziale. Questi quattro simboleggiano quell’umanità che vorrebbe accostarsi alla mensa del Signore, ma ancora non può. Tra questi quattro, nella medesima postura, nella medesima attesa, sta anche Giuda. Lo riconosciamo per l’aureola nera e per la posizione un po’ arretrata.

La posizione in ginocchio ci informa sulla qualità di questo cibo che vuole da noi un cuore perfetto e contrito. L’affresco fa meditare se confrontato con le tipologie di discorsi che si vanno facendo oggi sulla celebrazione eucaristica e il mistero in essa significato. Oggi ricevere la comunione è guardato, a mio avviso, con eccessiva scontatezza, come se l’eucaristia fosse il termine naturale della messa e non piuttosto il coronamento per coloro che sono degni di accostarsi alla mensa del Signore. 

La facilità con cui in questi anni i cristiani si sono avvicinati alla comunione, senza le dovute disposizioni e senza – spesso – essersi confessati ha generato una riduzione del mistero e del sacramento. Era senz’altro necessario correggere una certa eredità giansenista eccessivamente restrittiva e scrupolosa rispetto all’eucaristia ma, purtroppo come spesso accade nella storia, si è scivolati sul versante opposto senza avere modo di tenere il tutto in giusto equilibrio. […]

L’eucaristia è una iniezione di eternità, prepara e abitua l’uomo a stare con Cristo ma – come dicevano i Padri della Chiesa – essa è come il sale, conserva nello stato in cui sei. Se sei in grazia di Dio, sei conservato nel bene; se non sei in grazia di Dio si accelera il processo di corruzione. Lo dice appunto tutta la vicenda di Giuda che, dopo aver preso il boccone uscì e la sua uscita fu nefasta. Non solo tradì il suo Maestro con il quale aveva condiviso la mensa ma, e questo fu l’aspetto peggiore, disperò del suo perdono. Non ebbe la forza di pentirsi e di ritornare in seno alla comunità. Egli diede su di sé un giudizio inappellabile tale da togliersi la vita.

Troppo facilmente oggi si concede l’eucaristia anche a quelli che, regolarmente sposati o semplicemente fidanzati, si comunicano senza confessione; pertanto anche il discernimento sugli stati di vita irregolari, incompatibili con il sacramento della comunione col Cristo, è confuso e incerto.
Siamo certi che è necessario un giudizio di misericordia, ma senza dimenticare la verità. Siamo certi che molte persone hanno bisogno di essere accompagnate dentro un cammino nuovo, di consapevolezza e santità, ma questo senza dimenticare i gesti posti precedentemente in atto nella vita.









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