martedì 1 luglio 2014

Avvenire: l’ottimo e il pessimo









di Fabrizio Cannone

Sull’ Avvenire di domenica 29 giugno sono contenuti due pezzi che mostrano come, al di là delle infinite variazioni di grigio che caratterizzano da sempre quel giornale, si trovino a volte anche pezzi candidi come neve o neri come la pece.

Iniziamo dall’ottimo per poi concludere col pessimo.

L’ottimo sta in un articoletto di Giulia Rocchi, pubblicato a p. 4 del supplemento romano del giornale ( Roma Sette) con questo titolo: Settimio e Licia aperti alla vita, radicati in Dio (il sottotitolo è Verso gli altari i coniugi Manelli, devoti di Padre Pio).

Avere due genitori santi non è certo una garanzia di santità, e questo è ovvio. Ma neppure può celarsi l’immensa grazia di essere educati attraverso l’esempio eroico delle virtù morali, come accadde a padre Stefano M. Manelli, fondatore dei Francescani dell’Immacolata, l’istituto francescano più prospero del post-Concilio oggi sottomosto a incredibili vessazioni.

Scrive la Rocchi: “Padre Felice Maria Cappello e i coniugi Manelli: tre vite diverse, spese tra la fine dell’Ottocento e la gran parte del Novecento accomunate dall’amore verso Dio e dalla vicinanza a san Pio da Pietrelcina”. Su Padre Cappello sj (1879-1962), noto sia come scrittore di cose ecclesiastiche che come confessore al Gesù a Roma, mi limito a dire che fu un grandissimo conoscitore di anime, un pacatissimo e ricercatissimo direttore spirituale e certamente un fermo anti-modernista. E ciò dimostra che la ricerca del peccatore e l’amore alle anime, si coniuga perfettamente con il rigore dottrinale e teologico. Checché se ne dica…

Dei venerabili coniugi Manelli, presto beati, vorrei far notare che furono sempre amati, venerati e presi a modello dal figlio Stefano, e la grazia della fede e del matrimonio che vissero insieme per tanti anni diede luogo a 21 maternità. “I Manelli hanno avuto 55 nipoti e, attualmente, 80 pronipoti: della loro numerosa discendenza, gran parte affollava la sala al terzo piano del Palazzo Lateranense, venerdì mattina [u.s.]. Tanti anche i Francescani dell’Immacolata, la famiglia religiosa del loro figlio Stefano, divenuto francescano, e oggi costituita da due istituti religiosi con circa 400 frati e 400 suore”. Chi vuole oggi distruggere questa comunità, per qualunque ragione, sta compiendo un delitto e una ingiustizia sia verso san Giovanni Paolo II che la riconobbe di diritto pontificio nel 1998, che anche verso l’eredità dei coniugi Manelli, il cui carisma di santità evidentemente fu all’origine della fondazione di padre Stefano. Aver ricordato le radici spirituali di padre Stefano e i suoi abbondantissimi frutti (800 religiosi in nemmeno mezzo secolo) è un insigne merito di Giulia Rocchi e di Avvenire.

Veniamo al pessimo o almeno al gravemente ambiguo. Un lettore scrive al direttore Tarquinio, nello stesso numero del giornale, a causa di una pubblicità che presentava i libri di padre Alex Zanotelli, il famigerato religioso comboniano, in occasione del suo cinquantesimo di sacerdozio. Il lettore denunciava altresì le posizioni del religioso, come “spesso in contrasto con il Magistero della Chiesa”. Meno male, per certe redazioni, che esistono lettori attenti e puntali!

Ebbene il direttore Tarquinio lo tranquilla anzitutto perché lo Zanotelli neppure sarebbe a conoscenza della “sorpresa” della pubblicità fattagli dall’editore EMI, la quale “reinveste i propri guadagni in attività missionarie” (e di ciò non c’è motivo di dubitare). Ma poi sempre il Direttore di Avvenire scrive che se “si può non essere d’accordo con alcune cose affermate da questo padre comboniano” [quali?], tuttavia “non si può dubitare del servizio al Vangelo e ai poveri che continua a rendere con generosa e povera essenzialità, e con lunga fedeltà alla Chiesa”. J’allucine! Ho avuto modo di leggere molti articoli del nostro e di sentire una conferenza che tenne all’Angelicum ancora sotto Giovanni Paolo II. Mi limito a brevi cenni sulla conferenza. In essa insultò il card. Ratzinger (per la Dominus Jesus e per l’amore alla liturgia tradizionale), Paolo VI (per l’ Humanae vitae) Madre Teresa (per la sua opposizione alla teologia della liberazione), la Chiesa storica per aver benedetto, così disse, eserciti, armi e imperatori, etc.

Nel caso di Zanotelli non si ha a che fare neppure semplicemente con chi è nell’eresia o nell’errore (il nostro è favorevole all’aborto, al divorzio, alle nozze gay, ha collaborato col Manifesto, coi Comunisti di Diliberto, etc.), ma si è nell’orizzotalismo totale che vede come fumo negli occhi tutta la storia della Chiesa e tutta la sua dottrina e la sua spiritualità, sostituita da un umanesimo anarchico e spiritualistico, a base di pauperismo, terzomondismo e comunità di base (a-sociali e anti sociali).

“Non si può dubitare del servizio al Vangelo e ai poveri che continua a rendere” ???

Mettere la coerenza di vita e di pensiero da parte, in nome del Vangelo, significa tradire il gregge e sabotare il Vangelo stesso, per il quale non ogni idea è giusta e non ogni politica è buona, pur se condotta “con generosa e povera essenzialità”.








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