mercoledì 11 giugno 2014

Il pericolo di una Liturgia arbitraria

 


 

Per un ritorno alla tradizione dei Padri

di Peter Kwasniewski

Nell'ambito del Novus Ordo molte opzioni diverse sono permesse, si fanno coesistere in un modo o nell'altro tante modalità, tanto che alla fine risulta veramente difficile raggiungere una coerenza - soprattutto là dove si compromette la Messa mettendo insieme "sensibilità" diverse tanto da produrre un miscuglio liturgico. Ma perché si sceglie una modalità tradizionale e se ne rifiuta un'altra? Perché si sceglie una modalità moderna rigettandone un'altra? Abbiamo perduto il nostro istinto di coerenza?

Le parti liturgiche tradizionali formano un insieme coerente; si sono sviluppate organicamente, come un animale o una pianta che maturano nel tempo divenendo sempre più ciò che sono. La riforma, sia che la consideriate motivata o no, è stata, in ogni caso, inorganica; così come la scienza moderna guarda alla natura come a una macchina o a un meccanismo, i liturgisti moderni hanno guardato al culto come a una costruzione umana con pezzi intercambiabili. Non è un tutto più grande delle parti, ma una mera somma di parti. E una volta che si cominci a cambiare questa o quella parte, si può arrivare a cambiarle tutte. Se il tutto non esige più un fondamentale rispetto, allora perché fermarsi qui o lì?

Questa è la ragione per cui la tendenza insita nella liturgia postconciliare è stata di disfarsi progressivamente di segni o elementi liturgici. Sono finiti in cantina candelieri d'ottone, sostituiti da ceppi poggiati su colonne quadrate; tavole comuni hanno preso il posto di altari solidi o altari con paliotto; preziose pianete sono state gettate o messe in ripostiglio per lasciare il posto a casule di poliestere; solenne musica, antica di secoli, finita nel dimenticatoio sopraffatta dallo strimpellare di chitarre o pianoforti.

Il programma che Papa Benedetto XVI aveva posto davanti all'intero Popolo di Dio è la "ermeneutica della continuità": la Chiesa deve vivere la sua vita in continuità con tutto ciò che ella è stata nel passato con la sua piena Tradizione, e non come se tutto sia iniziato dopo il Vaticano II. Ogni volta che la Chiesa avanza maldestramente nella discontinuità e nella rottura, è costretta poi a fare sforzi eroici per ritrovare la strada dell'adesione vitale alla propria identità, alla propria storia ed eredità.

Papa Benedetto sapeva che la liturgia è il cuore della vita ecclesiale, il simbolo più esatto ed espressivo della sua fede, e il veicolo attraverso il quale i fedeli vengono continuamente catechizzati con la Parola e con il segno. Questo grande Papa ha dimostrato come la continuità si può e si deve intendere proprio nel modo in cui egli celebrava la sacra liturgia, e rammentandoci continuamente il patrimonio della Chiesa e le sue regole e norme attuali. Ha ripristinato la presenza di crocifisso e candele attorno all'altare tradizionale, ha reintrodotto l'uso di luminosi paramenti tenuti troppo a lungo nascosti, ha voluto che si riprendessero grandiose processioni con croce e piviale, ha disposto che la musica fosse autenticamente riverente e sacra, come richiamo suggestivo della Divina Maestà e della nobiltà dell'anima immortale.

La tradizione della Chiesa, la bellezza dei suoi rituali e dell'arte, non è qualcosa di cui vergognarci o di cui essere imbarazzati. Papa Benedetto era voce nel deserto quando proclamava che noi dobbiamo recuperare e riscoprire queste cose, poiché ne va della nostra identità, della nostra stessa sopravvivenza, della nostra missione in questo mondo. I fedeli sono stati educati male a tutto ciò, e hanno diritto alla verità. Anzi, noi abbiamo diritto alla nostra Tradizione e il dovere di abbracciarla.

L'unico modo non arbitrario di approccio alla liturgia, è quello di celebrarla non soltanto con totale fedeltà alle rubriche, ma anche con spirito di assoluta continuità con quel patrimonio liturgico romano che è durato per quasi 2000 anni. Non corrispondervi, equivale a sostenere, in qualche misura o a qualche livello, quella ideologia di rottura che è penetrata nella Chiesa e l'ha ferita negli ultimi cinquant'anni. Quando scopriremo che certi cambiamenti non erano né necessari né richiesti, e che sono stati determinati da teorie sperimentali alimentate dal desiderio della novità, la sola cosa coerente e ragionevole da fare sarà di rigettarli e tornare alla tradizione dei Padri, nell'umile pentimento di figli prodighi.

Peter Kwasniewski

www.ccwatershed.org
http://www.ccwatershed.org/blog/2014/may/29/danger-being-arbitrary-liturgy/
(trad. it. di d. Giorgio Rizzieri)

 

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