martedì 3 giugno 2014

Ambiguità e alterazioni su vita e famiglia




di Fabrizio Cannone

L’unico merito che riusciamo a intravedere nella nota prolusione del cardinal Kasper in favore del divorzio sta nel palesamento dell’immane problema della ricezione del magistero cattolico sui temi della famiglia e della vita. E’ evidente, grazie a Kasper, che se perfino dei porporati esitano ad accettare la dottrina cattolica e biblica, dunque immutabile, sul matrimonio, certamente anche molti vescovi e sacerdoti, per non dir nulla di catechisti e docenti di IRC, hanno gran bisogno di una rinnovata formazione teologica e spirituale, che li preservi dagli errori, insidiosi e pervasivi, della modernità.

Rari sono i testi, pur nella continuità chiarissima del magistero cattolico, che fanno meglio luce sul valore assiologico della famiglia e della vita, di quello pubblicato nel 2006 dal Pontificio Consiglio della Famiglia e intitolato Famiglia e procreazione umana.

Si tratta di un documento ben scritto, articolato, limpido. I suoi meriti si situano da un lato nella chiarezza dei punti fermi che si intendono ribadire e dall’altro nel valore complessivo di un testo che spazia ben al di là dei problemi direttamente legati alla famiglia, dando una lettura a 360° della cultura di oggi, mostrandosi  contemporaneamente profetico e “antimoderno”.

Vorremmo proporne alcuni passaggi chiave solo per far capire al lettore che, contrariamente alle malfondate idee di Kasper, non c’è proprio nulla da dibattere circa l’essenza della famiglia naturale e cristiana; il dibattito può e deve avvenire invece sulle ragioni della crisi della famiglia nell’Occidente secolarizzato di oggi. Una di queste ragioni sta proprio nell’incertezza con cui la dottrina cattolica viene proposta al Popolo di Dio, e questo già da varie decadi.

1.       “Mai nella storia del passato la procreazione umana, e, quindi, la famiglia, che è il suo luogo naturale, sono state minacciate come nella cultura odierna. Le cause sono diverse, ma l’eclissi di Dio, creatore dell’uomo, sta alla radice della profonda crisi attuale della verità tutta intera sull’uomo, sulla procreazione umana e sulla famiglia” (n. 2). “E’ vero che mai come ora l’istituzione naturale del matrimonio e della famiglia è stata vittima di attacchi tanto violenti” (n. 3). Il documento manifesta a più riprese una legittima preoccupazione sul senso della famiglia oggi. Che cosa ne dicono i teologi del progressismo sempre pronti a leggere in modo univocamente positivo i cosiddetti segni dei tempi, quasi vivessimo nel migliore dei mondi possibili?

2.       “Per nostra fortuna la Chiesa […] di fronte all’instabilità degli umanesimi atei, è tuttavia fermamente convinta, come affermava con vigore Giovanni Paolo II a Puebla, di possedere la verità integrale sull’uomo, sulla sua origine e sul suo destino” (n. 4, corsivo mio). Se la Chiesa possiede la verità, ogni cristiano, come membro della Chiesa, partecipa a questo possesso. Anche il cattolico comune dunque può dire di “possedere la verità”: che ne pensano le Loro Eccellenze Reverendissime che da anni vanno spiegando con saccenza che nessuno possiede la verità, poiché è la verità che possiede noi? Di sicuro, asserendo ciò, contraddicono – apertis verbis – il Magistero cattolico ufficiale.

3.       “Per questa sua condizione e dignità la procreazione umana ha un unico luogo degno della sua natura: la famiglia fondata sul matrimonio” (n. 5). Oggi si sente spesso parlare di comprensione per la coppie di fatto, i divorziati risposati, i conviventi. Ma questa comprensione può arrivare fino al punto di negare quanto asserito qui sopra? Evidentemente no, altrimenti il passaggio non avrebbe alcun senso. Eppure si cerca di censurare chi dice il vero, in nome della misericordia verso i peccatori.

4.       Il documento individua una delle cause dello sbandamento attuale nella filosofia dell’illuminismo, da qualche anno rivalutata in casa cattolica, come fosse in sé buona, salvo che in alcuni eccessi. Secondo il documento invece, sebbene gli illuministi fossero in gran parte non atei, ma deisti, “essi rifiutavano, però, di riconoscere l’esistenza del Dio della Rivelazione […]. Tuttavia, i loro eredi sono stati alla scuola di Feuerbach e sono diventati atei” (n. 7). E l’ateismo è una delle peggiori sciagure: chi perde il senso di Dio infatti perde anche il senso dell’uomo, e dunque della famiglia. Infatti: “Essendosi liberato da Dio, egli chiederà alla scienza di liberarsi anche dalla morale. Si aprirà allora la strada perché egli si atteggi a demiurgo, sognando di creare un uomo nuovo, all’occorrenza una macchina fisiologica, in cui spera di poter riconoscere l’espressione del proprio genio creatore” (n. 7). E’ quanto vediamo sotto i nostri occhi, con il tacito consenso di coloro che dovrebbero condannare tutto ciò, ma preferiscono condannare solo chi condanna il male, e non chi lo compie.

5.        “Nei loro rapporti più intimi, l’uomo e la donna si comportano come individui e ciascuno cerca il piacere più intenso o l’utilità massima per se stesso. Gli stessi atti ordinati alla procreazione sono subordinati così alla ricerca del piacere e all’utilità degli individui” (n. 8). Ma se il piacere è la componente principale o quanto meno co-essenziale dell’amore (come insegna anche certo personalismo cattolico), come rifiutare il matrimonio gay in nome dell’assenza di procreatività? E come non vedere il legame tra l’esagerazione del valore del piacere sessuale (edonismo), e la nuova teologia cattolica che, al meno all’interno del matrimonio (ma virtualmente anche al suo esterno…), dà un’importanza inconcepibile all’atto sessuale, in cui si avrebbe un’esperienza quasi mistica, da contrapporre alla mortificazione e all’astinenza volontaria di un tempo?

6.       “La storia della cultura offre innumerevoli testimonianze di tutti i popoli, fin dalla lontana antichità, sull’importanza fondamentale attribuita alla famiglia” (n. 10). Il documento cita in tal proposito, la cultura greca (Platone, Aristotele), la cultura romana (Cicerone), con vari cenni su altre culture extra-europee (asiatica, africana, indiana, cinese). Si sottolinea poi un punto oggi negletto: “La Roma cristiana, il medioevo occidentale e l’oriente cristiano hanno sviluppato la vita familiare e l’educazione dei figli conformemente al modello ispirato nel Vangelo” (n. 10). Noi invece avevamo capito, leggendo accreditati teologi, che per secoli fosse sfuggito ai cristiani il modello autenticamente evangelico di famiglia, specie durante il buio medioevo, con l’imposizione della famiglia patriarcale “pagana”.

7.       “L’Illuminismo ha elaborato una critica disgregatrice di molti concetti ritenuti ‘tradizionali’ e superati. L’uomo arriva all’età della ragione e deve avere l’audacia di pensare per se stesso. Deve liberare se stesso. La categoria della natura viene sostituita dalla categoria della libertà” (n. 10). Anche qui avevamo capito male. Ci pareva di aver letto qua e là che i secoli di cristianità avessero deviato dal vero modello biblico e al contrario l’illuminismo, il razionalismo e perfino il liberalismo, insomma la modernità con le sue acquisizioni razionali, avesse purificato la fede dei credenti e apportato un miglioramento storico ragguardevole, ormai innegabile alla luce del Concilio…

8.       “La constatazione universale della realtà familiare come nucleo originario della vita umana deve avere una causa. L’intelligenza appaga la sete di verità quando arriva alle cause dei fenomeni [puro tomismo!]. La cultura tecnico-scientifica nella quale siamo immersi sembra accontentarsi della scoperta delle realtà esistenti senza interrogarsi sul fondamento. Nata dalla tradizione illuministica, l’onda del relativismo e del nichilismo oggi in voga vieta qualsiasi tentativo di ricerca oltre il livello del fenomenico” (n. 11). Passaggio splendido che mostra al meglio che vale per l’illuminismo ciò che valse per Giuda (Mt 26,24)

9.       “La lex naturalis, partecipazione della legge eterna, ci offre il fondamento sia per la sessualità, per l’amore tra uomo e donna, sia per l’insieme della vita della famiglia” (n. 11). L’immoralità del divorzio (breve o meno che sia), dell’aborto, degli anticoncezionali, dell’omosessualità (anche solo come amore platonico), della sodomia (perfecta o imperfecta), del coitus interruptus, dell’adulterio, della poligamia, della poliandria, dell’incesto, della pedofilia, della zoofilia, della masturbazione, della pornografia, del nudismo, della fecondazione artificiale (omologa o eterologa) e di tutte le deviazioni possibili  e immaginabili, è iscritta nella legge naturale, razionale, universale e immutabile. E come tale può essere percepita, con più o meno chiarezza, da ogni uomo.

10.   Paolo VI disse: “Che Nazareth ci insegni cosa è la famiglia, la sua comunione d’amore, la sua austera e semplice bellezza, il suo carattere serio e inviolabile” (cit. al n. 18). Che si inizi al più presto a parlare dell’austerità, della serietà e dell’inviolabilità della famiglia, e non più solo della “comunione d’amore”, concetto facilmente frainteso in una società sensuale, sentimentaloide e senza Dio come la nostra.







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