sabato 15 marzo 2014

Benedetto XVI, Papa emerito, racconta i retroscena della "Dominus Jesus"









Prima di invitarvi a rimeditare la Dominus Jesus, pubblichiamo un estratto dell’intervista di Wlodzimierz Redzioch al Papa, oggi Emerito, Benedetto XVI contenuta nel libro «Accanto a Giovanni Paolo II. Gli amici & i collaboratori raccontano», appena pubblicato dalle edizioni Ares [1].

Questa importante Dichiarazione dogmatica del 6 agosto del 2000 fu molto criticata fuori e dentro la Chiesa, anche a livelli gerarchici alti. Si diffuse la leggenda che papa Giovanni Paolo II, personalmente svogliato, la pubblicò solo per dare soddisfazione al cardinale Joseph Ratzinger, all’epoca prefetto della congregazione per la dottrina della fede, di cui Bertone era segretario. 

La questione fu già smentita dal cardinale Bertone che disse nell'intervista riportata da Sandro Magister il 25 aprile del 2011 [2]: «Un elemento tipico della fermezza dottrinale di Giovanni Paolo II riguarda proprio la sua passione per una cristologia vera, autentica. Il papa stesso ha voluto in prima persona la dichiarazione dogmatica circa l’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa, Dominus Jesus, nonostante le dicerie che hanno attribuito a una "fissazione" del cardinale Ratzinger o della congregazione per la dottrina della fede il fatto di aver voluto questa famosa dichiarazione, dicerie che si erano propagate anche in campo cattolico. Sì, è Giovanni Paolo II stesso che aveva chiesto in prima persona la dichiarazione, perché era rimasto colpito dalle reazioni critiche alla sua enciclica sulla missionarietà, la Redemptoris Missio, con la quale voleva incoraggiare i missionari ad annunciare il Cristo anche nei contesti dove sono presenti altre religioni, per non ridurre la figura di Gesù a un qualsiasi fondatore di un movimento religioso. Le reazioni erano state negative, soprattutto in Asia, e il papa ne era rimasto molto amareggiato. Allora, nell’Anno Santo – anno cristologico per eccellenza – disse: "Per favore, preparate una dichiarazione dogmatica". È stata così preparata la Dominus Jesus, densa, scarna e con un linguaggio dogmatico. Essa permane assai importante nell’attuale temperie della Chiesa perché, partendo dall’analisi di una situazione preoccupante a raggio mondiale, offre ai cristiani le linee di una dottrina fondata sulla rivelazione che deve guidare il comportamento coerente e fedele al Signore Gesù, unico e universale salvatore».

Continua il cardinale Bertone: «Ci fu una sessione di riflessione proprio su queste reazioni, soprattutto dei cattolici. Alla fine della riunione, con forza il papa ci disse: "Voglio difenderla e voglio parlarne domenica 1° ottobre, durante la preghiera dell’Angelus – eravamo presenti io, il cardinale Ratzinger e il cardinale Re – e vorrei dire questo e quest’altro". Abbiamo preso nota delle sue idee e abbiamo redatto il testo che lui ha approvato e poi pronunciato. Era la domenica in cui venivano canonizzati i martiri cinesi. La coincidenza aveva suggerito a qualcuno una certa prudenza: "Non conviene – gli suggerivano taluni – che lei parli della Dominus Iesus proprio in quel giorno, è meglio che lo faccia in un altro contesto. È meglio che lo rimandi, potrebbe renderlo pubblico l’8 ottobre, nella domenica del giubileo dei vescovi, alla presenza di centinaia di presuli". Ma il papa rispose così a tali obiezioni: "Come? Adesso devo rimandare? Assolutamente no! Ho deciso per il primo ottobre, ho deciso per questa domenica, e domenica lo farò!"». 

All’Angelus di quel 1 ottobre 2000 [3], in effetti, Giovanni Paolo II presentò la Dominus Iesus come «approvata da me in forma speciale».

Questa posizione viene ora rispiegata e confermata dal Papa emerito Benedetto XVI:

Santità, Lei ha aperto l’iter per la beatificazione con anticipo sui tempi stabiliti dal Diritto canonico. Da quanto tempo e in base a che cosa si è convinto della santità di Giovanni Paolo II?
«Che Giovanni Paolo II fosse un santo, negli anni della collaborazione con lui mi è divenuto di volta in volta sempre più chiaro. C’è innanzitutto da tenere presente naturalmente il suo intenso rapporto con Dio, il suo essere immerso nella comunione con il Signore di cui ho appena parlato. Da qui veniva la sua letizia, in mezzo alle grandi fatiche che doveva sostenere, e il coraggio con il quale assolse il suo compito in un tempo veramente difficile. (...) A fronte del turbine che si era sviluppato intorno alla dichiarazione Dominus Jesus mi disse che all’Angelus intendeva difendere inequivocabilmente il documento. Mi invitò a scrivere un testo per l’Angelus che fosse, per così dire, a tenuta stagna e non consentisse alcuna interpretazione diversa. Doveva emergere in modo del tutto inequivocabile che egli approvava il documento incondizionatamente. Preparai dunque un breve discorso; non intendevo, però, essere troppo brusco e così cercai di esprimermi con chiarezza ma senza durezza. Dopo averlo letto, il Papa mi chiese ancora una volta: "È veramente chiaro a sufficienza?". Io risposi di sì. Chi conosce i teologi non si stupirà del fatto che, ciononostante, in seguito ci fu chi sostenne che il Papa aveva prudentemente preso le distanze da quel testo».

Ecco il passo dell'Angelus del 1 ottobre 2000 e, come abbiamo letto sopra, scritto dall'allora Cardinale Ratzinger:

«I Santi che sono stati oggi elevati alla gloria degli Altari ci spingono a volgere lo sguardo a Cristo. Essi hanno vissuto radicati nella fede in Lui, il Redentore di tutti gli uomini, il Figlio unigenito che è nel seno del Padre e lo ha rivelato (cfr Gv 1,18). I Santi ci invitano a confessarlo con gioia, ad amarlo di cuore e a rendergli testimonianza.

Al vertice dell'Anno Giubilare, con la Dichiarazione Dominus Iesus - Gesù è il Signore - approvata da me in forma speciale, ho voluto invitare tutti i cristiani a rinnovare la loro adesione a Lui nella gioia della fede, testimoniando unanimemente che Egli è, anche oggi e domani, "la via, la verità e la vita" (Gv 14,6). 

La nostra confessione di Cristo come unico Figlio, mediante il quale noi stessi vediamo il volto del Padre (cfr Gv 14,8), non è arroganza che disprezza le altre religioni, ma gioiosa riconoscenza perché Cristo si è mostrato a noi senza alcun merito da parte nostra. Ed Egli, nello stesso tempo, ci ha impegnati a continuare a donare ciò che abbiamo ricevuto e anche a comunicare agli altri ciò che ci è stato donato, perché la Verità donata e l'Amore che è Dio appartengono a tutti gli uomini.

Con l'Apostolo Pietro noi confessiamo "che in nessun altro nome c'è salvezza" (Atti 4,12). La Dichiarazione Dominus Iesus, sulle tracce del Vaticano II, mostra che con ciò non viene negata la salvezza ai non cristiani, ma se ne addita la scaturigine ultima in Cristo, nel quale sono uniti Dio e uomo. Dio dona la luce a tutti in modo adeguato alla loro situazione interiore e ambientale, concedendo loro la grazia salvifica attraverso vie a lui note (cfr Dominus Iesus, VI, 20-21). Il Documento chiarisce gli elementi cristiani essenziali, che non ostacolano il dialogo, ma mostrano le sue basi, perché un dialogo senza fondamenti sarebbe destinato a degenerare in vuota verbosità.

Lo stesso vale anche per la questione ecumenica. Se il Documento, con il Vaticano II, dichiara che "l'unica Chiesa di Cristo sussiste nella Chiesa Cattolica", non intende con ciò esprimere poca considerazione per le altre Chiese e comunità ecclesiali. Questa convinzione s’accompagna alla consapevolezza che ciò non è merito umano, ma un segno della fedeltà di Dio che è più forte delle debolezze umane e dei peccati, confessati da noi in modo solenne davanti a Dio e agli uomini all'inizio della Quaresima. La Chiesa Cattolica soffre - come dice il Documento - per il fatto che vere Chiese particolari e comunità ecclesiali con elementi preziosi di salvezza siano separate da lei.

Il Documento esprime così ancora una volta la stessa passione ecumenica che è alla base della mia Enciclica Ut unum sint. È mia speranza che questa Dichiarazione che mi sta a cuore, dopo tante interpretazioni sbagliate, possa svolgere finalmente la sua funzione chiarificatrice e nello stesso tempo di apertura. Maria, a cui il Signore sulla croce ci ha affidati quale Madre di tutti noi, ci aiuti a crescere insieme nella fede in Cristo, Redentore di tutti gli uomini, nella speranza della salvezza, offerta da Cristo a tutti, e nell'amore, che è il segno dei figli di Dio».

Per il testo integrale al Documento dogmatico Dominus Jesus, cliccare qui.

NOTE

© COOPERATORES VERITATIS




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