mercoledì 22 gennaio 2014

Il Papa: «Essere umili, perché Dio sceglie sempre i piccoli»





Francesco a Santa Marta: «Il rapporto del Signore con il suo popolo è da persona a persona», non è «un dialogo fra il potente e la massa»



Domenico Agasso jr Roma

L’uomo è piccolo, e deve custodire la sua piccolezza per dialogare con la grandezza di Dio. Il Signore sceglie sempre i piccoli, e instaura con l’uomo un rapporto personale, il suo non è mai un dialogo con la massa. Lo ha detto papa Francesco nella Messa di questa mattina a Casa Santa Marta, come riferisce Radio Vaticana.  

Francesco ha messo in evidenza che «il rapporto del Signore con il suo popolo è un rapporto personale», «sempre, da persona a persona». Non è «un dialogo fra il potente e la massa».

«E in un popolo, ognuno ha il suo posto – ha proseguito il Papa - Mai il Signore parla alla gente così, alla massa, mai. Sempre parla personalmente, con i nomi. E sceglie personalmente. Il racconto della creazione è una figura che fa vedere questo: è lo stesso Signore che con le sue mani artigianalmente fa l’uomo e gli dà un nome: “Tu ti chiami Adam”. E così incomincia quel rapporto fra Dio e la persona».

E poi «c’è un’altra cosa, c’è un rapporto fra Dio e noi piccoli: Dio, il grande, e noi piccoli. Dio, quando deve scegliere le persone, anche il suo popolo, sempre sceglie i piccoli”.

Il Signore sceglie il suo popolo proprio perché è «il più piccolo», ha «meno potere» degli altri popoli. E c’è un “dialogo fra Dio e la piccolezza umana”. Francesco ha aggiunto che anche la Madonna dice: «Il Signore ha guardato la mia umiltà». Dio «ha scelto i piccoli».

Il Pontefice ha sottolineato che nella Prima Lettura di oggi «si vede questo atteggiamento del Signore, chiaramente»: il profeta Samuele è davanti al più grande dei figli di Iesse e pensa che sia «il suo consacrato», perché «era un uomo alto, grande»; ma Dio gli indica di «non guardare al suo aspetto né alla sua statura» e dice: «Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo». Francesco ha spiegato: «L’uomo vede l’apparenza, ma il Signore vede il cuore. Il Signore sceglie secondo i suoi criteri». E predilige «i deboli e i miti, per confondere i potenti della terra». Ecco che alla fine, quindi, «il Signore sceglie Davide, il più piccolo», che «non contava per il padre»; «non era a casa», bensì «a custodire le pecore»; eppure, è proprio Davide a essere «eletto».

Francesco ha continuato: «Tutti noi col Battesimo siamo stati eletti dal Signore. Tutti siamo eletti. Ci ha scelto uno per uno. Ci ha dato un nome e ci guarda. C’è un dialogo, perché così ama il Signore». E anche «Davide poi è diventato re e ha sbagliato. Ne ha fatti forse tanti, ma la Bibbia ci racconta due sbagli forti, due sbagli di quelli pesanti». Ma «cosa ha fatto Davide? Si è umiliato. È tornato alla sua piccolezza e ha detto: “Sono peccatore”. E ha chiesto perdono e ha fatto penitenza».
E poi, dopo il secondo peccato, Davide ha detto a Dio: «Punisci me, non il popolo. Il popolo non ha la colpa, io sono colpevole».

Il Pontefice ha osservato: Davide «ha custodito la sua piccolezza, col pentimento, con la preghiera, con il pianto». «Pensando queste cose, a questo dialogo fra il Signore e la nostra piccolezza – ha riflettuto - mi domando dov’è la fedeltà cristiana».

«La fedeltà cristiana, la nostra fedeltà – ha precisato - è semplicemente custodire la nostra piccolezza, perché possa dialogare con il Signore. Custodire la nostra piccolezza». Ed è «per questo» che «l’umiltà, la mitezza, la mansuetudine sono tanto importanti nella vita del cristiano, perché è una custodia della piccolezza, alla quale piace guardare il Signore. E sarà sempre il dialogo fra la nostra piccolezza e la grandezza del Signore».

Francesco ha concluso con un’invocazione: «Ci dia il Signore, per intercessione di San Davide - anche per intercessione della Madonna che cantava gioiosa a Dio, perché aveva guardato la sua umiltà - ci dia il Signore la grazia di custodire la nostra piccolezza davanti a Lui».






Vatican Insider    21/01/2014


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