domenica 8 dicembre 2013

La questione dell'Immacolata Concezione nei Sermoni di Antonio di Padova, capostipite della scuola teologica francescana






Redazione di Cantuale Antonianum

Riflettendo sulla Mariologia di sant'Antonio vi offro questo estratto da un testo che sto scrivendo a proposito della questione della mancanza del peccato in Maria. Il Santo di Padova pur conoscendo senz'altro la festa della Concezione di Maria santissima, che già si osservava ai suoi tempi in Francia, era comunque teologicamente figlio del suo tempo, ma pare certamente propendere per un desiderio fortissimo di anticipare fin dall'inizio dell'esistenza della Vergine Maria l'immacolata prerogativa della sua condizione, donatale da Dio in vista della missione di Madre del Verbo incarnato.


Vergine pura per accogliere il Purissimo
 

Ogni discorso su Maria proposto da Sant’Antonio ha sempre, inevitabilmente un legame stretto con Gesù. Possiamo davvero dire che per Antonio la Vergine santa è tutta relativa a Gesù, alla sua missione di madre di lui. A proposito di ogni prerogativa o di ogni privilegio che si può ascrivere a Maria, Antonio insegna a chiedersi: “a che scopo è stato dato questo a Maria?”, non quindi a esaltare come fosse un merito ciò che è tutta grazia di Dio, data gratuitamente: senza merito, ma con motivo. 

Scrive Antonio, allineandosi alla posizione di sant'Agostino, nel Sermone per la III Domenica di Quaresima §2: 

Beato dunque il grembo della Vergine gloriosa, della quale sempre sant'Agostino, nel trattato Della natura e della grazia, dice ancora: «Parlando del peccato, non voglio neppure nominare la Vergine Maria, per il sommo rispetto che è dovuto al suo Figlio. Sappiamo bene infatti che, per vincere il peccato in ogni sua manifestazione, è stata conferita una grazia maggiore a colei che meritò di concepire e di generare colui che era senza peccato. E se potessimo riunire tutti i santi e tutte le sante, e domandassimo loro se hanno commesso dei peccati, tutti, ad eccezione della santa Vergine Maria, non potrebbero che rispondere con le parole di Giovanni: «Se dicessimo che non abbiamo peccato, inganneremmo noi stessi e non ci sarebbe in noi la verità» (1Gv 1,8). La Vergine gloriosa infatti fu prevenuta e colmata con una grazia singolare, per poter avere come frutto del suo grembo proprio colui che fin dall'inizio credette e adorò quale Signore dell'universo»[1]

Pur non parlando direttamente di immacolatezza di Maria fin dalla sua concezione – questo dogma verrà definito ben sei secoli più avanti – Antonio non nega mai esplicitamente questa possibilità, ma rimanendo comunque fedele alle acquisizioni dottrinali del suo tempo afferma che la Madonna fu “santificata ancora nel grembo di sua madre”[2] (sanctificata in utero), per poi ricevere una rinnovata effusione dello Spirito Santo nel giorno dell’Annunciazione. Quando lo Spirito Santo stende la sua ombra su Maria (cf Lc 1,35) – afferma Antonio – viene estinto completamente in colei che è piena di grazia anche il “fomite del peccato”, cioè non rimane nemmeno l’ultima conseguenza del peccato originale, la concupiscenza che invece inclina tutti noi a peccare[3]. Nessun peccato infatti poteva albergare in colei che doveva accogliere il Santo dei Santi[4], e infatti mai Maria peccò, questo è evidente per i dottori cattolici fin dai tempi di Agostino, ma la Vergine era considerata comunque almeno come “portatrice sana” della comune eredità dell’umana generazione, anche se in lei, per grazia, il peccato non aveva effetto e la concupiscenza era stata estinta. 

Tuttavia nel sermone mariano dell’Assunzione al cielo possiamo intravedere qualcosa di più riguardo questo punto controverso sull’immunità di Maria dal peccato. Nel §3 del sermone, che tratta della “santità e gloria” della Vergine, sant'Antonio afferma che Maria è stata la donna più amata da Dio, ed essa ha trovato in Dio “grazia e misericordia” più di tutte le altre donne. Non dice solo "grazia", ma aggiunge “misericordia”. Quindi il nostro Santo si lascia andare ad alcune esclamazioni di meraviglia, dove viene magnificata l’ “ininvestigabile profondità di misericordia” di cui è stata fatta oggetto la Vergine santissima: 

O inextimabilis Mariæ dignitas! O inenarrabilis gratiæ sublimitas! O ininvestigabilis misericordiæ profunditas! Quæ tanta gratia, quæ tanta misericordia angelo vel homini umquam facta fuit vel fieri potuit, quanta beatæ Virgini, quam Deus Pater sui proprii Filii, sibi æqualis, ante sæcula geniti, Matrem esse voluit? 

Oh incomparabile dignità di Maria, oh ineffabile sublimità di grazia, oh imperscrutabile abisso di misericordia! Quando mai ad angelo, o a uomo, fu o potè esser data tanta grazia e tanta misericordia, quanta ne fu data alla beata Vergine, che Dio Padre ha voluto fosse la Madre del suo Figlio, uguale a se stesso e generato prima di tutti i secoli? 

Antonio afferma chiaramente che c’è un mistero imperscrutabile da contemplare, quello della misericordia data in tale abbondanza alla Vergine, in previsione della sua maternità divina, che mai fu data, ma neppure potè esser data né ad angelo né ad uomo. Questo mostra come per il nostro Dottore evangelico Maria sia un caso unico nella storia, non solo per la dotazione di grazia incomparabile rispetto a tutti gli altri esseri creati, ma anche per la misericordia di cui ha goduto (misericordia che sorpassa ogni umano intendere e che potrebbe aver finanche prevenuto la Vegine dall'essere sfiorata dal peccato). Antonio qui mostra un’apertura all’idea, che poi sarà sviluppata da Duns Scoto, della possibilità di una redenzione preventiva: la misericordia di Dio, così grande, ha potuto prevenire la Vergine perfino dal rimanere macchiata dal peccato originale, redimendola in anticipo non solo rispetto al tempo della morte in croce di Cristo, quando avviene la redenzione, non solo rispetto alla nascita di Maria (a cui credevano i contemporanei[5]), ma risalendo fin al primo istante dell’esistenza della Santa Vergine, già predestinata fin dall’origine del tempo ad essere madre del Verbo incarnato. 

La dignità inestimabile e la grazia inenarrabile vanno insieme alla misericordia ininvestigabile, riversata da Dio sulla beata Madre del Salvatore. 





 
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[1] «Beatus ergo venter gloriosae Virginis, de qua dicit beatus augustinus, in libro "De natura et gratia": Excepta sancta Virgine Maria, de qua propter honorem Domini nullam prorsus, cum de peccatis agitur, haberi volo quaestionem. Inde enim scimus quod ei plus gratiae sit collatum ad vincendum ex omni parte peccatum, quod concipere et parere meruit quem constat nullum habuisse peccatum. Hac igitur Virgine excepta, si omnes sancti et sanctae congregari possent et quaereretur ab eis an peccatum haberent, quid responderent, nisi quod Ioannes ait? "Si dixerimus quod peccatum non habemus, nos ipsos seducimus, et veritas in nobis non est" (1Io 1,8). Illa autem gloriosa Virgo singulari gratia praeventa est atque repleta, ut ipsum haberet ventris sui fructum, quem ex initio habuit universitatis Dominum».

[2]Sermone In Nativitate B.M.V §4: «Sed gloriosa Virgo nec in sua Nativitate habuit maculam, quia in utero matris fuit santificata…».

[3] Sermone Dom. V dopo Pasqua §8: «dallo Spirito Santo fu appunto “adombrata” (cf. Lc 1,35), apportandole così il refrigerio ed estinguendo totalmente in lei il fomite del peccato» (fomitem peccati omnino in ea extinxit). Si capisce da qui che Antonio segue la dottrina tradizionale, della santificazione post concezione e per gradi anche dopo la nascita della Vergine Maria.

[4] Bisogna comunque osservare che il modo comune di intendere il “peccato originale” ai tempi di Antonio (come ci attesta san Bernardo) era la concupiscenza che si esprime principalmente nell’atto generativo (concezione attiva). A partire da questa idea l’atto della concezione non poteva essere immacolato. Ma dopo il Concilio di Trento, che corregge tale interpretazione e sancisce il contenuto del peccato originale come “mancanza della santità originale”, allora si apre la strada alla definizione dogmatica che si avrà nel XIX secolo. Per questo si sostiene che Maria, frutto del concepimento, è ricolmata di grazia fin dal primo istante (concezione in senso passivo).

[5] La differenza consiste dunque nel quando e nel modo con cui si ritiene Maria resa immune dal peccato: o “liberata” dal peccato originale nel corso della gestazione, ossia prima della sua nascita; oppure – come ritiene la dottrina dell’Immacolata concezione – “preservata” immune, cioè senza contrarre affatto la colpa, perché fin dal primo istante del suo concepimento Maria fu in maniera unica, ripiena di grazia: quella grazia santificante, la cui privazione costituisce l'essenza del peccato originale in tutti gli altri discendenti di Eva.





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