venerdì 11 ottobre 2013

L’arcivescovo Gänswein: la diversità tra Benedetto e Francesco è una ricchezza per la Chiesa


int gg- 15 settembre 2013


di Angela Ambrogetti

Una vita a servizio di due Papi. Quello di monsignor Georg Gänswein è davvero un ruolo insolito nella storia del papato. Prefetto della Casa Pontificia per Papa Francesco e segretario particolare per Papa Benedetto. Contemporaneamente. Una sfida ma ma anche un osservatorio  che gli permette di aiutarci a leggere il passaggio e la convivenza tra due pontefici.

Negli ultimi mesi, dopo molto discreto silenzio, ha iniziato a raccontare un po’ anche di questo febbraio 2013 che ha segnato la storia e la sua vita. Al settimanale tedesco Bunte ha voluto spiegare che la rinuncia di Benedetto non ha nulla a che fare con vatileaks, ”ho cercato di fargli cambiare idea, senza riuscirci. Aveva preso una decisione“. Un momento difficile da vivere poi quel 28 febbraio “mi sentivo come in una anestesia” dice  l’arcivescovo, che a settembre ha anche preso possesso del titolo di Urbisaglia con una festosa celebrazione nel paesino marchigiano, è pronto a spiegare un po’ del rapporto tra i due Papi.

“Il mio ruolo- dice-  è quello di prefetto della Casa pontificia, ma, per come si è svolta la vita, la realtà è che oggi ci sono due Papi, il Papa regnante e il Papa emerito. Abito con il Papa emerito e lavoro con Papa Francesco, sono quasi ogni giorno con tutti e due, di fatto ne sono un po’ il ponte. È normale. È una cosa che certo non ho cercato, non si sapeva che potesse esistere, ma ora è così e la vedo come un impegno, una sfida e anche una grazia. Cercherò di farlo bene poiché non ci sono precedenti e devo trovare il modo giusto, ed è questa una bella sfida”.

Due personalità differenti quella di Benedetto e di Francesco ma , dice Gänswein “la diversità è anche una ricchezza. Ma spesso fino a ora la diversità tra i due Pontefici è stata utilizzata per creare un’antitesi. Psicologicamente forse questo può essere un primo approccio, ma non funziona. E personalmente penso che, se non ci fosse stata la rinuncia di papa Benedetto, l’impatto emotivo di papa Francesco non sarebbe stato possibile in questa maniera. Tra i due c’è una continuità non solo teologica, ma anche una intesa umana. Si vede che vivono la loro fede in modo autentico, ma con espressioni diverse».

C’è ancora molto affetto intorno a papa Benedetto? 

“Sì, molto. Ciò risulta anche dalle tante, tantissime lettere che arrivano per Benedetto XVI, rimango quasi tutte le sere fino a tardi a smistare e preparare la posta. Lui ha un grande interesse della posta personale e la legge con attenzione e risponde spesso personalmente. La posta arriva da tutto il mondo. Dalla Germania, certo, ma ci sono anche tanti italiani, tanti di lingua francese, spagnola e anglofona che scrivono a Benedetto. Molte sono lettere di ringraziamento, spesso accompagnate con foto, quadri e altri piccoli doni. All’inizio alcuni scrivevano davvero traumatizzati dalla notizia della rinuncia. Adesso arrivano molti ringraziamenti o magari racconti di come hanno vissuto questo “trauma” e di come lo abbiano superato e ringraziano il Papa emerito, gli dimostrano il loro affetto. Con molta serenità assicurano preghiere per i due Pontefici”.

 Ci abitueremo ad avere più Papi insieme in Vaticano. Prevede un nuovo esercizio del ministero petrino?

“Tra Papa Francesco e il suo Predecessore c’è una simpatia spontanea, più volte condivisa visibilmente. Quando ho ricevuto papa Francesco al ritorno dal viaggio in Brasile, mi ha detto: “Ho parlato molto con i giornalisti, anche di papa Benedetto, magari forse troppo, ho parlato del nonno saggio da avere a casa!». La nonna di Papa Bergoglio era una persona chiave per la sua vita ed era come una bussola, e per lui parlare così è un grande segno di stima e di affetto. Non credo che l’esercizio del ministero petrino sia cambiato perché in Vaticano vive il Papa emerito, ma è evidente che con la rinuncia di Benedetto si sia creata una “certa” novità circa il ministero petrino. Se non è più possibile per un Papa svolgere il suo servizio, la sua missione, c’è la possibilità, che del resto esiste da sempre, di rinunciare. Si tratta di un’esperienza nuova per tutti. È una sfida sia spirituale che teologica e storica”.

Vedremo i due Papi insieme alla canonizzazione di Giovanni Paolo II?

” Non sono un profeta. Non lo so. Vedremo”.

Com’era il rapporto fra Giovanni Paolo II e Joseph Ratzinger, il suo amico fidato?

“Il pontificato di Giovanni Paolo ha avuto nel cardinale Ratzinger il suo pilastro teologico. Circa le questioni dottrinali Giovanni Paolo II si è affidato pienamente di Ratzinger. Ci sono tantissimi esempi concreti. Così é cresciuta una fiducia vicendevole e persiste una stima assoluta di papa Benedetto. Quando parla di Giovanni Paolo II lo definiva semplicemente, il Papa. Lui ha avuto un lungo pontificato di quasi vent’anni in piena forza e poi un periodo di sofferenza, lungo quasi quanto l’intero pontificato di Benedetto. E Ratzinger non voleva copiare. Personalità diverse, però con una interna sintonia incredibile. Giovanni Paolo II è probabilmente la persona che papa Benedetto stima di più al mondo”.



L’intervista è stata pubblicata dal settimanale CREDERE n 27- 6-10-2013

La foto è stata scattata nel Palazzo dei Principi della Abbazia di Fiastra nei pressi di Urbisaglia (MC) sede titolare dell’ arcivescovo nel giorno dell’ insediamento da Anna Artymiak



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