martedì 20 agosto 2013

Se il Papa ricorda l'esistenza del diavolo

 




Papa Francesco

PAPA FRANCESCO

Francesco lo ha già citato varie volte, «Civiltà Cattolica» critica chi nella Chiesa lo riduce a «pura metafora, banalizzandolo»

ANDREA TORNIELLI
CITTÀ DEL VATICANO

 

«Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del demonio». Così Papa Francesco nell'omelia della sua prima messa da Pontefice, celebrata nella Cappella Sisitina all'indomani dell'elezione. Il nuovo vescovo di Roma, venuto «dalla fine del mondo», ha citato più volte il diavolo nella sua predicazione. In piazza San Pietro il 24 marzo, celebrando la Giornata della Gioventù, ha ricordato che la gioia del cristiano deriva non dal possedere molte cose ma dall'incontro con Gesù, «dal sapere che con lui non siamo mai soli, anche quando il cammino della vita si scontra con problemi e ostacoli che sembrano insormontabili, e ce ne sono tanti! E in questo momento viene il nemico, viene il diavolo». Mentre il 4 maggio, durante la messa mattutina a Santa Marta, riflettendo della persecuzione dei cristiani, Francesco ha parlato dell'«odio del Principe di questo mondo verso quanti sono stati salvati e redenti da Gesù».


Questi accenni ripetuti, già a suo tempo fatti notare dalla stampa, hanno offerto lo spunto per una riflessione di padre Giandomenico Mucci su «Civiltà Cattolica». «Da vari decenni - ha scritto - la predicazione cattolica si è dimenticata del diavolo che pure è corposamente presente nei documenti dello stesso Vaticano II. Alcuni teologi hanno accolto l'opinione secondo la quale Satana è frutto della fantasia umana sviluppatasi nell'area del paganesimo e penetrata successivamente nel pensiero giudaico». Si spiegherebbe così «lo scalpore suscitato, tra i credenti e i non credenti, dalla predicazione del Papa sul diavolo».


La dimenticanza del diavolo è un fenomeno che ha caratterizzato in modo particolare gli ultimi cinquant'anni. Proprio per ovviare a questo, ricordando le tante citazioni dei Vangeli, dell'Apocalisse, delle Lettere apostoliche, dei Padri della Chiesa, dei Concili e del magistero dei Papi, nel 1975, dunque durante il pontificato di Paolo VI, venne pubblicato uno studio della Congregazione per la dottrina della fede intitolato «Fede cristiana e demonologia», nel quale veniva arginato il tentativo «di demitizzazione della secolare dottrina della Chiesa su Satana».


Uno spazio consistente nell'articolo di padre Mucci è dedicato ad ampie citazioni del famoso discorso di Paolo VI, che il 15 novembre 1972 dedicò a questo argomento la catechesi dell'udienza generale, affermando che «uno dei bisogni maggiori della Chiesa oggi è la difesa da quel male che chiamiamo Demonio». Papa Montini ribadì che «il male non è più soltanto una deficienza, ma è un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro dell'insegnamento biblico ed ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente».


Paolo VI metteva in guardia dall'atteggiamento dei contemporanei: «Si pensa da alcuni di trovare negli studi psicanalitici e psichiatrici o in esperienze spiritiche, oggi purtroppo diffuse in alcuni Paesi, un sufficiente compenso. Si teme di ricadere in vecchie teorie manichee, o in paurose divagazioni fantastiche e superstiziose. Oggi si preferisce mostrarsi forti e spregiudicati, atteggiarsi a positivisti, salvo poi prestare fede a tante gratuite ubbie magiche o popolari, o peggio aprire la propria anima alle esperienze licenziose dei sensi, a quelle deleterie degli stupefacenti, come pure alle seduzioni ideologiche degli errori di moda, fessure queste attraverso le quali il Maligno può facilmente penetrare ed alterare l'umana mentalità».


Le parole di Papa Francesco richiamano dunque la presenza del diavolo, una presenza che negli ultimi decenni - dopo la fase della dimenticanza - si rischia ora di veder esagerata ma confinata soltanto nel sensazionalismo o nel folklore di notizie dedicate al satanismo. Anche per questo, l'articolo di padre Mucci su «Civiltà Cattolica» conclude: «C'è il rischio che il cristiano dia eccessiva importanza al diavolo, sedotto dalla paccottiglia di certa stampa e di certi servizi televisivi che inducono a dilettarsi nel brivido causato malsanamente da interventi diabolici veri o presunti o inventati. Satana esiste e, Dio permettendolo, tenta l'uomo al male e gli può nuocere anche gravemente. Ma non può impedire in noi né la vita evangelica né la salvezza eterna. Egli è pari a un cane ringhioso e feroce legato con una robusta catena alla parete. Tanto può aggredire e uccidere quanto l'uomo si avvicina al raggio d'azione concesso alla bestia dalla catena. Quella catena è Cristo».

 

 

 

http://vaticaninsider.lastampa.it/vaticano/dettaglio-articolo/articolo/francesco-francis-francisco-27230/

 

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