sabato 18 maggio 2013

Papa Francesco e la Liturgia


Perchè la 'riforma della Riforma' non è finita





di Alejandro Bermudez


Non occorre essere dei geni per capire che Papa Francesco non è un liturgista come Papa Benedetto. Ma il timore che il pontificato di Francesco segni la "fine della riforma della riforma" dei cambiamenti liturgici introdotti dopo il Concilio Vaticano II è, francamente, infondato. E vi spiego perché.

Per quanto i suoi gesti liturgici da Papa non siano così evidenti, il suo episcopato nell'Arcidiocesi di Buenos Aires manifesta tutta la sua sicurezza in campo liturgico. A Buenos Aires, l'ex-Cardinale Bergoglio non ha dimostrato un significativo interesse verso la forma straordinaria del rito. Ma allo stesso tempo non vi ha opposto alcuna resistenza. Mettendo in atto le indicazioni della 'Summorum Pontificum', ha messo prontamente a disposizione la Messa tradizionale. In effetti, Buenos Aires è probabilmente la città latino-americano con il più alto numero di Messe celebrate secondo la forma straordinaria.

Il suo non eccessivo interesse non significava però ostilità o indifferenza, bensì la sua determinazione per un compito assai più arduo: far sì che tutti i fedeli della sua Arcidiocesi potessero accedere a una Messa decorosa. Mi spiego: in America Latina, vi sono certamente belle e scrupolose celebrazioni di Messe associate alle più importanti devozioni popolari, ma vi sono anche molti abusi liturgici che costituiscono un enorme problema nella regione.

Non è questione di qualche cambiamento od omissione di rubriche qua e là. I problemi liturgici sono molto più gravi. Vi sono sacerdoti che "concelebrano" la Messa con i giovani al ritmo di canzoni tropicali in Colombia; "consacrazioni" di torte con marmellata Guayaba in Venezuela; Messe "reggae" a Panama; o un parroco con immagini di Batman e Robin sulla casula, che con una pistola a spruzzo asperge i fedeli con acqua rossa e verde in Messico. Non sono esagerazioni, questi abusi sono all'ordine del giorno. Gli sforzi di riforma del Cardinal Bergoglio a Buenos Aires non erano volti esclusivamente alla liturgia, ma alla riforma della vita sacramentale e sacerdotale in generale.

Una delle trasformazioni più importanti e riuscite nell'Arcidiocesi, con un impatto significativo sulla liturgia, è stata quella dei preti "villero". "Villa miseria" (città di miseria) è il nome che gli argentini danno alle baraccopoli delle grandi città. I preti villero erano quelli che esercitavano il ministero pastorale in queste aree urbane misere e spesso violente. Benché pieni di zelo pastorale, molti di loro si identificavano con la teologia della liberazione latino-americana, inserendo idee marxiste nel cristianesimo come mezzo indispensabile per comprendere e affrontare l'ingiustizia sociale. E, in genere, avevano un atteggiamento ribelle verso l'autorità, rubriche liturgiche comprese.

In un'intervista per un libro che ho scritto recentemente su Papa Francesco e i suoi confratelli gesuiti argentini, il Padre gesuita Ignacio Perez del Viso, che ha avuto come allievo Jorge Bergoglio da seminarista, ha spiegato che, da Arcivescovo di Buenos Aires, egli aveva completamente cambiato le dinamiche dei sacerdoti che servivano i baraccati: "negli anni '70, afferma, molti vescovi erano in costante tensione con i preti villero e, di quando in quando, qualcuno di loro veniva trasferito o rimosso". "Durante gli anni '90, i vescovi li tolleravano ... ma Bergoglio, appena divenuto vescovo ausiliario di Buenos Aires, ha cambiato tutto".

Come? Abbracciando i preti e il loro ministero. Li visitava nelle baraccopoli, li mandava a riposare se erano stanchi, e li sostituiva lui stesso in parrocchia per alcuni giorni. Si prendeva cura personalmente di loro se si ammalavano - essenzialmente, si prendeva a cuore le loro esigenze. L'unica volta che rimosse un prete villero da una baraccopoli fu per proteggerlo da un signore della droga locale che gli inviava minacce di morte.

Con la stessa sollecitudine paterna, l'Arcivescovo richiese ai suoi sacerdoti di tornare a indossare l'abito ecclesiastico; di non usare più, per la celebrazione della Messa, la "batata" (patata dolce argentina) invece del pane azzimo; e di usare canti liturgici cattolici approvati piuttosto che canzoni politiche o secolari. Con i suoi sacerdoti usava la persuasione per eliminare gli abusi liturgici ma, secondo un suo confratello gesuita, "non si tirava mai indietro quando si rendevano necessarie dure sanzioni".

Con l'avanzare della secolarizzazione e con l'adozione di criteri più severi di selezione per le vocazioni sacerdotali, era calato il numero dei seminaristi durante gi anni di episcopato del Cardinal Bergoglio. Ma sia amici che nemici concordano nell'affermare che la qualità delle celebrazioni e della predicazione migliorarono in modo eccezionale nell'Arcidiocesi.

Posso personamente testimoniare che le probabilità di partecipare a una Messa ben celebrata del Novus Ordo con omelia edificante sono molto, molto alte in qualunque giorno e in qualunque parte della città. Poiché percorro regolarmente l'America Latina e gli Stati Uniti, posso attestare che quasi non esistono altre aree urbane che possano garantire un tale livello.

I preziosi gesti liturgici tradizionali della Messa sono altamente edificanti. Ho la fortuna di vivere in un'Arcidiocesi guidata da un Arcivescovo che è esperto di teologia liturgica, e frequento una parrocchia che fornisce simili tesori. Ma il numero dei cattolici che vivono sotto la tirannia liturgica di preti ben intenzionati che ritengono che la Messa appartenga a loro e non al Signore, è fin troppo alto negli Stati Uniti, in America Latina e intorno al mondo.

In molte regioni, è una rivoluzione tuttora in corso quella di restituire ai fedeli il diritto di partecipare a una Messa che trasmetta l'esperienza di essere il culmine della vita cristiana in modo pieno. La visione della liturgia secondo Papa Francesco come parte cruciale della conversione personale, insieme alla sua personale esperienza a Buenos Aires, deve essere fonte di speranza e non di sospetto. Questo compito è gigantesco, ma diamogli tempo.



Alejandro Bermudez ha tradotto il libro "On Heaven and Hearth" - dialogo tra il Cardinale Jorge Bergoglio e Rabbi Abraham Skorka, 2013.

Ncregister.com, 11/05/2013
http://www.ncregister.com/daily-news/pope-francis-and-the-liturgy/
trad. it a cura di d. Giorgio Rizzieri

http://www.diocesiportosantarufina.it/home/news_det.php?neid=2552

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