mercoledì 10 aprile 2013

L’ENCICLICA NON SCRITTA




di P. Giovanni Cavalcoli, OP

Come sappiamo tutti, Benedetto XVI l’ottobre scorso aveva dato inizio all’Anno della Fede per ravvivare e purificare la fede nel Popolo di Dio, duramente provato appunto nel campo della fede da difficoltà interne ed esterne, dai tempi in cui, come ebbe a dire Paolo VI in una famosa frase, il “fumo di Satana” è entrato nella Chiesa ed al fine di togliere, secondo le ben note parole di Papa Benedetto, la “sporcizia della Chiesa”.

Il motivo più profondo che emerge chiaramente nella dichiarazione con la quale Benedetto XVI ha spiegato i motivi delle sue dimissioni, non è tanto la debolezza della sua salute, sulla quale troppo si è insistito, quanto piuttosto la consapevolezza di non avere le forze sufficienti per affrontare la gravità dei problemi che oggi toccano la fede all’interno della Chiesa. E se ciò è stato detto da uno dei più grandi e noti teologi del nostro tempo, uno dei maggiori protagonisti del Concilio Vaticano II, autore del famosissimo “Rapporto sulla fede”[1], Prefetto per vent’anni della Congregazione per la Dottrina della Fede, possiamo dargli credito.

Ora, se si è arreso un tale campione della fede, un uomo che a suo tempo fu eletto Papa con larghissimi consensi e dopo brevissimo tempo, un simile lottatore della Parola di Dio, abile nella confutazione dell’errore e nell’illustrazione della verità cattolica, mente dalla grande apertura intellettuale, capace di congiungere tradizione e progresso - ricordiamo la sua famosa formula “progresso nella continuità” a proposito di come interpretare le dottrine del Concilio -, se si è arreso un simile gigante, che cosa dobbiamo dedurre?

La risposta non è difficile: che nel corso di questi ultimi anni l’opposizione e la disobbedienza ereticale modernista all’interno della Chiesa è aumentata sino al punto da raggiungere i vertici della Chiesa stessa e da intaccare gli stessi collaboratori del Papa, come è testimoniato per esempio dal gravissimo ed inaudito tradimento perpetrato da Paolo Gabriele, che certamente non è un protagonista, ma una pedina che nasconde agenti ben più importanti e influenti e colpevoli, che ancora devono essere fatti emergere dall’oscurità.

Come è noto, Papa Ratzinger aveva in animo di scrivere un enciclica sulla fede, cosa che certamente ha terrorizzato i modernisti, i quali a questo punto hanno aumentato la loro pressione e le loro insidie contro la S.Sede, fino al punto che è successo quello che è successo e che mai era successo in tutta la storia della Chiesa[2]: un Papa che dà le dimissioni perché non ce la fa più a stimolare gli inerti, a disciplinare i disobbedienti, a persuadere i critici, a domare i ribelli, ad opporsi ai nemici della Chiesa che subdolamente lavorano al suo interno e si trovano tra coloro stessi che maggiormente dovrebbero collaborare col Papa nel dialogo con gli uomini del nostro tempo, nella conservazione, interpretazione, diffusione e difesa della fede e nella lotta contro l’eresia.

Molto probabilmente nell’enciclica progettata il Papa, da par suo, con quella grande larghezza di vedute che lo caratterizza, avrebbe messo in luce sì i valori della fede di oggi, ma anche e forse ancor più, non senza la sua caratteristica bonomia, le difficoltà, le insufficienze, gli equivoci, le deviazioni e i tradimenti con quello sguardo acuto somigliante a quella spada dello Spirito, della quale parla la Lettera agli Ebrei, spada che “divide l’anima dallo spirito e le giunture dalle midolla” (4,12).

Ciò è risultato certamente insopportabile ai modernisti e a certi “collaboratori” dall’astuzia satanica, i quali certamente si sono dati subito un enorme da fare, hanno speso tutte le loro arti per persuadere il Papa a desistere[3]. Benedetto, a questo punto, vistosi bloccato in uno di quegli atti del suo Pontificato ai quali certamente aspirava da tempo e da tempo si era preparato con ogni tatto e prudenza, tipiche del suo carattere e del suo stile, un atto nel quale egli sentiva di dare il meglio di se stesso, ebbene, probabilmente assalito da una generale opposizione se non proprio da velate minacce, come del resto è nello stile dei modernisti, per esempio dei rahneriani, si è visto solo, come Cristo abbandonato da suoi, certo solo con Cristo, ma umanamente solo. E chiaramente un Papa che resta solo, che cosa può fare da un punto di vista umano? A chi comandare? Chi lo obbedisce?

Da qui la drammatica, storica decisione, per la quale Papa Benedetto passerà alla storia, senza che peraltro una tale decisione possa mai, per la sua complessità e per il suo radicarsi nel fondo del suo animo e per lo più dell’animo di un Papa, mostrare mai con chiarezza tutti i suoi motivi, per cui essa è destinata a mantenere per sempre il suo segreto, che darà occasione a discussioni e ricerche che non avranno mai fine, nell’insieme tale decisione suscita un grande rispetto, che si è diffuso dovunque.

Ma diciamo sinceramente che non mancano lati dubbi od oscuri, forse criticabili. Forse qualche giorno sapremo qualcosa da qualcuno degli intimi del Papa, dei suoi veri amici e collaboratori (forse Mons. Geinswein, che abbiamo visto piangere?), che però adesso restano defilati, per timore dei modernisti.
A Papa Benedetto è successo Papa Bergoglio, un nome assolutamente sconosciuto nel campo della grande produzione teologica e dei problemi della fede, imparagonabile alla notorietà ed al prestigio di Ratzinger. Scriverà lui l’enciclica che Papa Benedetto non ha scritto?

Ci sarebbe da sperarlo. Ma per ora non se ne parla. Invece egli è una figura che sembrerebbe enormemente diversa, un Papa che già col significativo nome di Francesco, sembra voler portare l’interesse su temi ben diversi, certo importanti, universalmente sentiti, ma che il minimo che si possa dire è che non toccano direttamente ed esplicitamente i problemi della fede.

E’ ovvio che già Papa Francesco ha cominciato a parlare della fede e come potrebbe non farlo? Ma è altrettanto chiaro, almeno per adesso, che egli ha è portato a far attenzione piuttosto ai grandi temi cari alla teologia sociale[4], tutte cose interessanti ed utili, certamente. Tuttavia, come egli stesso ha dichiarato, egli intende proseguire nella linea di Papa Benedetto.

Così i problemi della fede restano e gravissimi. Anche Papa Francesco non potrà sottrarsi, benché anch’egli sappia benissimo quanto sono scottanti ed urgenti. Il fatto che Papa Francesco non abbia la fama in campo teologico che ha Ratzinger non vuol dire che non sarà in grado di affrontarli con successo. Anche Papa Sarto, S. Pio X, non era un teologo, eppure, quale gigante della dottrina e della fede, quale lottatore, quale maestro, quale pastore, quale santo!

E’ possibile che Papa Francesco riesca là dove Papa Ratzinger non è riuscito. Infatti la forza che guida i Papi non sono, come è noto, le loro forze umane, di cultura, di prestigio, di notorietà, di savoir faire a livello dell’umano, ma è la forza dello Spirito Santo. Più è potente questo soffio e più grandi, più santi sono i papi, con particolare riferimento all’infallibilità pontificia. E’ ovvio che occorre la loro corrispondenza, ma appunto tale corrispondenza è suscitata dallo stesso Spirito Santo. E’ quell’azione che i teologi tomisti chiamano “premozione fisica”, dove la fisica non è da intendersi nel senso di ciò che è materiale, ma significa: reale, ontologica, effettiva.

Certo il Papa può anche sottrarsi all’azione dello Spirito Santo e allora essa resterà inefficace. Esiste tuttavia un punto dove il Papa non cede, ed è la custodia della fede. Qui il Papa, come sappiamo, è infallibile non certo per una sua forza umana personale, ma grazie al dono dello Spirito Santo. Ed è un’infallibilità che possiede solo lui, ex sese, come dice Pio IX nella famosa definizione dogmatica. Dai cardinali in giù tutti gli altri sono fallibili o sono infallibili solo in unione col Papa.

Per questo il tentativo dei modernisti oggi di conquistare il papato, fallirà, perché sul piano della verità della fede il papato è inattaccabile, non è aggirabile, non è corruttibile, ma anzi è lui che insorge contro l’errore e lo distrugge. Il fatto è che i modernisti scambiano la Chiesa per una qualunque società umana, dove, con opportuni raggiri e manovre, è possibile conquistare la direzione suprema.

Essi pertanto attualmente stanno tentando il colpo con potenti arti seduttrici e grande dispiego di mezzi culturali, politici ed economici, probabilmente con l’aiuto della massoneria e di tutte le forze anticattoliche che restano nell’ombra affinché il piano non sia scoperto e la gente abbia l’impressione che i modernisti siano semplicemente dei cattolici forse un po’ audaci, ma tutto sommato avanzati e moderni, adatti ai nostri tempi.
Non ci resta dunque che confidare nello Spirito Santo. Starà a Lui portare luce e pulizia nella Chiesa e liberarla dal potere delle tenebre. Attendiamoci con fiducia nella preghiera che lo Spirito Santo guidi Papa Francesco e con lui tutta la Chiesa a lui fedele nell’avanzare verso una fede più luminosa e più forte, sul solco di Papa Benedetto e di tutti i santi Pontefici del passato, correggendo i modernisti ed allargando i confini della Chiesa sino agli estremi limiti della terra.



[1] Pubblicato dalle Edizioni Paoline nel 1983. Esso non perde per nulla la sua attualità, anzi oggi è più attuale che mai, perché i problemi che lì sono denunciati si sono ulteriormente aggravati..
[2] I pochissimi casi che si è tentato di evocare sono assolutamente imparagonabili e le circostanze sono totalmente diverse.
[3] Sono pratico di questo ambiente, avendo lavorato in Segreteria di Stato per otto anni ai tempi del Beato Giovanni Paolo II, ma mai allora si pensava che si potesse giungere al punto in cui si è giunti oggi.
[4] Immediatamente dopo l’elezione al soglio di Pietro, Papa Francesco è stato l’oggetto di una sfacciata adulazione nella persona di Leonardo Boff, da parte dei teologi della liberazione a suo tempo condannati da Benedetto XVI quand’era cardinale prefetto della CDF.




Riscossa cristiana  10 Aprile 2013

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