lunedì 25 marzo 2013

QUALE MODELLO CI OFFRE IL SANTO DI ASSISI?





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di Cristina Siccardi

«Molti mi hanno detto ti dovevi chiamare Adriano per essere un vero riformatore», ha affermato il neo eletto Sommo Pontefice alla prima udienza pubblica con i giornalisti del 16 marzo scorso, «oppure Clemente per vendicarti di Clemente XIV che abolì la Compagnia di Gesù», ma Papa Bergoglio, il primo gesuita a salire sul soglio di Pietro, ha dichiarato di essersi ispirato a Francesco d’Assisi perché vorrebbe una «Chiesa povera tra i poveri». Povera in che senso e in quali termini? Il nome Francesco ricorda anche altri giganti della santità: il gesuita e missionario Francesco Saverio, il Vescovo della Controriforma Francesco di Sales, il fondatore dell’ordine dei Minimi Francesco da Paola.

Un nome, dunque, molto impegnativo… Per la cultura “preconfezionata” Francesco d’Assisi riconduce a sentimenti di «pace» mondiale, alla fratellanza fra i popoli, alla tutela della natura, alla semplicità dettata dalla povertà, povertà alla quale il santo si unì il giorno in cui ripudiò le ricchezze del padre Pietro Bernardone dei Moriconi e della nobile madre Pica Bourlemont. Fin qui i luoghi comuni e la vulgata di coloro che sono più attenti alla politica demagogica che alla religione oppure fanno della religione uno strumento della politica.

Francesco, in realtà, fu colui al quale il Crocifisso della chiesa di San Damiano disse per ben tre volte, nel 1205:«Francesco, và e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina». La casa era la Chiesa del XIII secolo. Questo, e la storiografia garantisce, fu l’episodio più importante della sua conversione. Frate Francesco scelse di vivere in massima povertà per quattro ragioni: 1) prese come modello Cristo, al quale si identificò a tal punto da ricevere le stigmate (il primo nella storia) e sperimentare la Passione e la Croce; 2) divenne un modello di perfetta umiltà in un tempo in cui buona parte dei prelati ostentavano le proprie ricchezze non per glorificare Dio, ma per glorificare se stessi; 3) si spogliò di tutto per abbracciare il Tutto: la Trinità, nella quale trovò la perfetta letizia; 4) la sua totale povertà era fatta di sacrificio, di digiuni e di incredibili penitenze: con esse completò nella carne, come afferma san Paolo (Col. 1, 24), ciò che manca ai patimenti di Cristo, al fine di redimere anime e donarle a Dio.

Nell’aprile del 1208, durante la celebrazione della Santa Messa alla Porziuncola, ascoltando dal celebrante la lettura del Vangelo secondo Matteo (10, 9-10), rimase folgorato: «Non procuratevi oro, né argento, né moneta di rame nelle vostre cinture, né bisaccia da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché l’operaio ha diritto al suo nutrimento. E in qualunque città o villaggio entriate, fatevi indicare se ci sia qualche persona degna, e lì rimanete fino alla vostra partenza». Comprese che le parole che aveva ascoltato dal Crocifisso di San Damiano si riferivano al rinnovamento della Chiesa nei suoi membri; depose allora i panni del penitente e prese la veste «minoritica», cingendosi i fianchi con una rude corda, coprendosi il capo con il cappuccio e camminando a piedi scalzi. Iniziò così la vita e missione apostolica nella povertà più assoluta. Dante Alighieri ricorda la figura di Francesco, guida della Sposa di Cristo, nell’XI canto del Paradiso e descrive le sue nozze mistiche con «Madonna Povertà», che prima di morire il santo affiderà ai suoi discepoli: «a’ frati suoi, sì com’a giuste rede/raccomandò la donna sua più cara/e comandò che l’amassero a fede» (vv.112-114).

La Chiesa dell’epoca era travagliata da continue crisi provocate dal sorgere di movimenti di riforma ereticali, specie pauperistici, e da lotte di natura politica. In un ambiente corrotto da ecclesiastici ignobili e traviati, san Francesco corresse i peccaminosi costumi clericali senza lanciare anatemi, ma dando l’esempio, un esempio così roboante da far impallidire e vergognare anche i potenti. Il suo comportamento edificò lo stesso Papa Innocenzo III, dal quale si recò per farsi approvare la prima breve Proto-Regola del nuovo ordine dei Frati Minori. Francesco non desiderò solo l’evangelizzazione del mondo cristiano deviato, ma anche dei non credenti, specie dei musulmani. Con la forza dei principi del Vangelo, con il coraggio della sua fede, con la sua irradiante santità riuscì a convertire e santificare anche i cuori più induriti e lontani da Dio.




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