mercoledì 20 marzo 2013

Identikit di un Pontefice




L'elezione di Papa Francesco ha sorpreso molti osservatori tantissime sono state, inoltre, le reazioni "di pancia" da parte della blogosfera cattolica. Dagli entusiasti ai disfattisti, in pochi si sono rivelati capaci di offrire un'opinione pacata sulla figura del nuovo Pontefice, complice anche la scarsa conoscenza della vita e della personalità del cardinale Jorge Mario Bergoglio. Proponiamo quindi ai nostri lettori, in attesa dei primi atti di governo di Francesco, un suo breve identikit "alfabetico", basato su quanto sappiamo del suo passato e dei suoi primi giorni di pontificato, per meglio orientarsi e per non cedere a facili eccessi emotivi.



Collegialità -Il breve discorso tenuto la sera del 13 marzo ci offre qualche indizio su quale potrebbe essere la considerazione che Francesco ha del Papato. In molti hanno infatti notato l'attenzione nel definire se stesso, e Benedetto XVI, unicamente come "vescovo", senza mai usare il termine "Papa". Il pensiero va ovviamente a una concezione "collegiale" della Chiesa (uno dei pomi della discordia durante il CVII insieme alla definizione di libertà religiosa), che vede nel Sommo Pontefice non un Princeps dotato di plenitudo potestatis, ma "solo" il vescovo di Roma, a cui spetta un primato d'onore e di carità, ma non giuridico, sulle altre chiese. Un aspetto che sicuramente piace ai fratelli scismatici d'Oriente, ma che potrebbe (e sottolineiamo potrebbe) condurre a una desacralizzazione della figura del successore di Pietro.
I bene informati ci dicono però che il carattere di Jorge Mario è tutt'altro che collegiale: fermo, risoluto, a tratti autoritario, potrebbe essere ciò che serve per "ripulire" la Chiesa dai problemi che ben conosciamo. Collegiale a parole e monarca nei fatti? Vedremo. [RF]

Diavolo - “La maggior astuzia del Diavolo è convincerci che non esiste”, diceva Charles Budelaire, che con l’Avversario aveva fin troppa dimestichezza. E in effetti la tragedia dell’epoca presente consiste proprio in questo: il Diavolo ha potuto soggiogare l’umanità proprio perché questa si è convinta della sua inesistenza. Non c’è quindi un colpo più grande che si possa assestare a Satana che parlare di lui. Papa Francesco l’ha fatto fin dalla sua prima omelia: “Quando non si confessa Gesù Cristo, mi sovviene la frase di Léon Bloy: “Chi non prega il Signore, prega il diavolo”.Quando non si confessa Gesù Cristo, si confessa la mondanità del diavolo, la mondanità del demonio.”. Il nuovo pontificato inizia dunque all’insegna di una scelta chiara, netta, ineludibile: o Cristo o il Diavolo. Tertium non datur. [PMF]

Famiglia e omosessualismo - Nel luglio 2010 il Congresso nazionale argentino approva il disegno di legge istitutivo dei“matrimoni” omosessuali. Lungo le settimane precedenti il Cardinal Bergoglio tuona con accenti quasi mistici contro questo “rifiuto totale della legge di Dio”. La proposta di legge è definita frutto dell’invidia diabolica, che prende di mira l’“immagine di Dio” restituita dalla dualità di uomo e donna, chiamati a“crescere, moltiplicarsi e dominare la terra”. I bambini di coppie omosessuali risultano ingiustamente “discriminati” dall’origine, perché privati della“maturazione umana” che “Dio ha voluto” fosse data solo dalla famiglia naturale.
Lontanissimo dal malinteso laicismo catto-adulto, convinto assertore della legge naturale “incisa nei cuori”, Bergoglio addita in certe “lotte politiche” intrise di “sofismi”l’artiglio del padre della menzogna. Esplicitamente parla di “guerra di Dio” ed invoca lo Spirito Santo sulle menti e sui cuori dei politici, perché anche nell’agone politico del compromesso la luce della Verità sia tenuta ben distinta dalle tenebre dell’errore. Simili posizioni gli costeranno l’accusa di“negare i diritti” spettanti alle persone omosessuali, e gli procureranno da Nestor Kirchner l’etichetta di “vero rappresentante dell’opposizione”. [IP]

Pauperismo - Papa Francesco è abile nel mostrare (e non perde occasione di farlo, sempre richiamando l’attenzione dei media) un aspetto di povertà che investe anche quelli che dovrebbero essere i segni e i gesti distintivi della carica di cui è ricoperto, non solo gli oggetti e gli usi suoi personali. Paramenti mancanti o semplificati all’estremo, ornamenti pontificali mai aurei (anello, croce pettorale, calici per le Messe del Papa…), altari a tavolino subitamente reintrodotti: ce n’è abbastanza da mandare in solluccheri giornalisti, fedeli e infedeli, i quali tutti parlano sognanti di “nuova primavera”, di papa Luciani o di Papa Roncalli i meno giovani. Insomma, sta trionfando, dentro e fuori i sacri palazzi, questo mediaticissimo pauperismo un po’ anni Settanta, forse unito a una certa mentalità anti-istituzionale (presente anche nella politica profana oggi in Italia), tutto ciò nettamente prevalente sulle ragioni della tradizione, del simbolismo, insomma della fede autenticamente incarnata e della cultura cattolica, cui pur calde parole furono riservate dal beato Giovanni Paolo II. Il mondo è stupido ed incolto, e il Papa cerca di parlargli, anche se ciò costa ridurre il proprio linguaggio a quello, povero e limitato, del mondo stesso. [FP]

Liturgia e Summorum Pontificum - Da piccole scelte di dettaglio nella prima S. Messa in Sistina (l'altare ad populum, l'uso della casula, ecc.) alcuni hanno voluto inferire che il nuovo Papa nutra una certa antipatia per la "Messa in latino", liberalizzata dal suo predecessore, che pure tanto ha fatto per la "riforma della riforma" della liturgia. Allo stato attuale sappiamo però poco delle attitudini del nuovo Papa verso la Messa Tradizionale. Molto verosimilmente non tornerà sui passi di Benedetto XVI abrogando la Summorum Pontificum, ma il suo esempio sarà molto importante. Molte parrocchie e comunità che traevano esempio dal modo di celebrare di Benedetto XVI, introducendo nella liturgia dettagli che ben si inserivano nella "riforma della riforma", potrebbero ora fare dei passi indietro. Se il nuovo Papa non celebrerà come celebrava Benedetto XVI, molti sacerdoti non avranno più la possibilità di ribellarsi all'andazzo dominante e agli abusi liturgici invocando l'esempio papale. Ma, come dicevo, ora nulla sappiamo delle reali intenzioni di Francesco. [LF]

Maria - Il primo atto annunciato da Papa Francesco: andare a pregare la Madonna, Madre della Chiesa, a Santa Maria Maggiore, affidandole la Chiesa e il suo ministero petrino. Il suo secondo nome è Maria. Devotissimo della Virgen de Luyan, patrona dell’Argentina, anche detta la Vergine “coi piedi per terra”, e venerata col titolo di Madre dei Poveri. Ha chiesto che una mostra d’arte con “le immagini di santi cattolici, Gesù Cristo e la Vergine Maria raffigurati su un frullatore, un tostapane elettrico una padella e altri supporti non convenzionali” venisse chiusa definendola “blasfema”. [IT]

Politica - All’Università gesuita del Salvador, milita tra i cattolici peronisti della Guardia de Hierro e quando, da provinciale, deve laicizzare l’ateneo, lo affida proprio ai suoi ex-camerati. Durante la dittatura militare mantiene un profilo basso mentre nasconde dissidenti e intercede per gli arrestati, combatte la Teologia della Liberazione ma obbliga i suoi confratelli a fare apostolato nei quartieri più poveri. Dopo un decennio di clausura imposta dai progressisti, ne riemerge come vescovo e poi successore dell’Arcivescovo di Buenos Aires. Innocente, chiede scusa per la connivenza di molti vescovi con la dittatura, ma reclama le Malvinas alla Patria argentina. Contro tagli e austerità neoliberiste, intreccia saldi rapporti con il governo kirchnerista, ma gli muove guerra su aborto, eutanasia e omosessualismo. Rifiuta ogni incarico in curia, ma si fa eleggere Papa con un ampio consenso. Cuore peronista e mente ignaziana. [AV]

Preghiera - Ha iniziato mettendoci tutti a pregare con una placida fermezza - Pater, Ave, Gloria per Benedetto XVI - e poi chiedendo silenzio perchè invocassimo la benedizione di Dio su di lui, chinando il capo come faremo noi davanti a ogni sua benedizione. Il caos di piazza san Pietro, che da dietro le finestre doveva fare un certo effetto, messo a tacere a due minuti dalla proclamazione. Per chi era distratto o assente alla proclamazione, lo ha rispiegato il giorno dopo nella prima omelia: senza la Preghiera non si fa niente, non si fa un passo, non si edifica e non si confessa Gesù. Chiarito quindi che non ha nessuna intenzione di delegare l'orazione a Benedetto XVI per privilegiare l'azione (e se sembra sciocco, so che la metà di noi l'ha pensato), ci prepariamo ad avere una guida proprio lì dove la Fede cresce in modo privilegiato, nel dialogo intimo con Dio. [SGZ]

Vita - il cardinal Jorge Mario Bergoglio è stato un osso duro quando si è trattato di difendere la vita, dal concepimento fino alla morte naturale. Nel 2007 presentava, a nome di tutti i vescovi dell’America Latina, il documento “Aparecida Document” in cui, al paragrafo 436 si leggeva, a proposito di “coerenza eucaristica”: “Non si può ricevere la Santa Comunione e nello stesso tempo agire o parlare contro i comandamenti, in particolare quando sono facilitati l’aborto, l’eutanasia e altri seri crimini contro la vita e la famiglia. Questa responsabilità si applica in modo particolare a legislatori, governanti e personale sanitario”. Il 2 ottobre 2007, rivolto a preti e laici argentini, dichiarava: “Noi non siamo d’accordo con la pena di morte ma in Argentina abbiamo la pena di morte. Un bambino concepito a causa dello stupro di una donna con problemi mentali può essere condannato a morte”. Si batte anche contro “l’eutanasia clandestina” nel suo paese, in cui agli anziani,“deposito di saggezza”, i servizi sanitari sono in parte, di fatto negati. [PMF]








Campari e De Maistre 19 marzo 2013

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