mercoledì 28 novembre 2012

Il celibato sacerdotale? Per il governo massonico messicano “una grande immoralità”



Città del Messico
Città del Messico 

In una recente ricerca, altri retroscena della persecuzione che diede vita alla “Cristiada”


di Giuseppe Brienza

Dalle prime fasi della Rivoluzione messicana (1924-1928) sono emersi «numerosi progetti per far sì che il clero abbandonasse il celibato […]. Nel “Diario de los Debates del Congreso Constituyente”, si può rinvenire l’intervento del deputato Alonso Romero, nel quale si affermava che la confessione auricolare e il celibato sacerdotale costituivano “una grande immoralità”».

A documentare questo ulteriore crudo aspetto della persecuzione inflitta alla Chiesa negli anni 1920 e ’30 in Messico, che diede poi vita alla “Cristiada”, è adesso anche un grosso volume, appena pubblicato da due ricercatori della Pontificia Università della Santa Croce (PUSC) di Roma, Laurent Touze e Marcos Arroyo, intitolato “Il celibato sacerdotale - Teologia e vita” (Editore Edusc, Roma 2012). Nel saggio dal quale è tratta la citazione iniziale, “Il matrimonio imposto al clero come politica di scristianizzazione rivoluzionaria: Francia 1793 e Messico 1926” di don Carlo Pioppi, che insegna storia della Chiesa nelle facoltà di Teologia e di Comunicazione sociale della PUSC, vengono messe in luce ulteriori vicende della Rivoluzione messicana, che ebbe inizio nel 1926 quando il governo del paese latino-americano fu conquistato da un apparato politico massonico e laicista.

A seguito delle prime affollatissime proiezioni “private” del film del regista Dean Wright “Cristiada”, finora mai trasmesso nelle sale cinematografiche italiane (Cristiada”: quando il potere politico mise al bando la fede), questo volume che raccoglie gli interventi del XIV Convegno di studi della Facoltà di Teologia della PUSC, tenuto a Roma il 4-5 marzo 2010, illustra anche dal punto di vista documentario le misure vessatorie nei confronti del clero, dalla proibizione di compiere cerimonie religiose fuori dalle pertinenze dei luoghi di culto alla proibizione dell’abito ecclesiastico fuori dalle chiese che, scrive Pioppi, fu quindi «privato di molti diritti civili».

Non si trattava solo di discorsi di esaltati, tant’e che anche la “Lettera Pastorale dell’Episcopato Messicano” del 22 aprile 1926 tratta della minaccia di una legislazione in questo senso.

Gli eventi presentati nel volume inducono a chiedersi il motivo di tanta ostilità al celibato sacerdotale e, commenta Pioppi, «senza dubbio la risposta va cercata nella frase di Montesquieu: “il celibato del clero è una delle cause tra le più importanti del prestigio della Chiesa Cattolica tra la popolazione”; per distruggere tale prestigio fu dunque necessario costringere gli ecclesiastici a prender moglie».



Marcos Arroyo (a cura di) Il celibato sacerdotale - Teologia e vita Editore Edusc Roma 2012 pp. 306

Vatican Insider   28 novembre 2012

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