lunedì 29 ottobre 2012

È morto don Renato Gargini




Questa mattina è tornato alla casa del Padre don Renato Gargini. Canonico della cattedrale di San Zeno dal 27 Settembre 1957. Nato l'8 Settembre 1925 a Casalguidi (Pt), era stato ordinato prete il 29 giugno 1949. Sacerdote molto amato e stimato, che ha dedicato tutta la sua vita ai ragazzi handicappati ed alle loro famiglie. Con il suo insegnamento ed il suo esempio di vita lascia una grande eredità spirituale, umana ed intellettuale per tutta la Chiesa.
La camera ardente sarà allestita da martedì pomeriggio nella Chiesa di S. Ignazio di Loyola in piazza dello Spirito Santo a Pistoia.

Il Rito funebre sarà celebrato Mercoledì 31 dal Vescovo Mons. Bianchi in Cattedrale alle ore 16,00.

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Pensare secondo Dio e non secondo gli uomini

di Don Renato Gargini



C'è una cantina dove l'amore si beve. E’ là dove si ha la pienezza della vita, Dio.
C'è chi intende poco e ama molto. c'è chi intende molto e ama poco. In questa cantina -"bodega" come dice Giovanni della Croce- lo Spirito muove l'uomo e apre la strada verso una progressiva unione fino ad arrivare al matrimonio spirituale. Discorsi estranei alla vita concreta dell'uomo? Se si vuole operare una risoluzione dei problemi dell'uomo, al di fuori della relazione con Dio, in troppi ambiti si ha l'impressione che il discorso dello Spirito che introduce all'unione piena ed esaltante con Dio (bevvi dell'Amato) appartenga al mondo della "fiction".
In verità, i nostri ragazzi sono parte reale del Corpo di quel Cristo (...) che sulla croce "emisit spiritum". D'altra parte essi ricevono anche lo Spirito Santo nella stanza dell'unione, come gli apostoli con Maria.
Sono insomma le ferite del Corpo di Cristo. A stare dunque con loro, siamo invasi da una spinta sicura per divenire solidali e ricercatori. Ormai le madri degli handicappati non sono più lasciate sole. Le famiglie sono accompagnate non solo da una pietà e da una misericordia sterile e senza sostegno. Non si può negare che esistano handicappati ancora lasciati soltanto allo sforzo dei genitori. L'handicap costituisce da solo un continente, dove si arriva anche nudi e desolati. Eppure l'evoluzione di una nazione non si misura dall'andamento delle borse e dei mercati, ma dallo spirito di servizio.
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Ma come non rimanere sorpresi che persista, non solo nel profondo, la valutazione di molti: era meglio se non era nato quest'uomo gravato di handicap? Tanto più che non è solo una domanda silenziosa, ma non di rado irrompe prepotente nel mondo prenatale con strumenti scientifici per negare il diritto alla vita.
Se si vuole, questi nostri ragazzi intorno alla tavola eucaristica con il segno della lingua dello Spirito, non sono soltanto nomi particolari di uomo o membra ferite del Corpo di Cristo. Essi ci richiamano a un atteggiamento proprio dell'uomo nuovo che fa cose nuove. È la preghiera che introduce nel mistero intertrinitario. "Se voi, cattivi come siete, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono". (Lc 11, 13) L'operazione solidale e scientifica, nello Spirito Santo viene conseguentemente ad acquisire tratti nuovi: l'assenza di limite, la gioia del vivere, il convergere verso l'unità della comunione, la voglia incontenibile di inventare la vita. Nella consuetudine con i nostri ragazzi siamo liberati da una visione delimitata dell'uomo. È Cristo che manifesta dalla santità delle sue ferite, lo splendore della sua resurrezione.
"Egli è stato esaltato dalla destra di Dio, ha ricevuto dal Padre il dono dello Spirito Santo secondo la promessa ed ha effuso questo stesso Spirito, come voi ora vedete ed ascoltate" (At 2, 33). Non è una fiction, è la realtà, la vera realtà.

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"Tutti quelli che si lasciano guidare dallo Spirito di Dio sono figli di Dio" (Rom 8, 14).
E lo Spirito di Dio viene manifestato nella varietà dei carismi, per l'utilità comune.
Gli handicappati costituiscono una lettera vergata non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivo (2 Cor. 3, 3). In questa lettera ci sono i fondamenti perché la Società e la scienza non si lascino impaurire e paralizzare. L'uomo vi può apprendere lo schema della divina creazione: "Vide che le cose erano tutte buone". Con la comunione, poi, essa ci aiuta a sopravanzare i modi aggressivi della divisione e il pensare secondo l'uomo che è corrosivo della realtà. Il pensare secondo Dio, infatti si raggiunge nel mistero dei deboli. Dio infatti essendo potente si è fatto debole e il suo Spirito ci scopre il suo movimento comunicativo.


tratto da: http://www.aprpistoia.it/index.php/it/downloads/news/94-il-ritorno-alla-casa-del-padre-di-don-renato.html






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