martedì 17 luglio 2012

La barca di Pietro nell'Anno della Fede

A meno di tre mesi dall’apertura dell’Anno della Fede, come si prepara a viverlo la Chiesa? Quali le difficoltà e le attese dell’annuncio del Vangelo, di cui si parlerà al Sinodo dei Vescovi? RispondeMons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della Nuova Evangelizzazione.


Tempi duri per la Chiesa! Da una parte la secolarizzazione dall’altra scandali nel suo interno. “Nuova Evangelizzazione” vuol dire forse ricominciare da capo?

“Nuova Evangelizzazione” significa piuttosto accettare la sfida della cultura che dietro la spinta del secolarismo impedisce di comprendere l’importanza della presenza di Dio e la capacità di accogliere la testimonianza efficace e feconda dei cristiani. Dall’altra parte, però, la Chiesa deve essere capace di puntare gli occhi sull’essenziale e superare la crisi di fede e di spiritualità che sta toccando molti credenti.

E’ quanto tenterà di fare l’Anno della Fede, che ha per logo una barca, simbolo della Chiesa. Quali onde sono più pericolose per essa?

Le onde sono tutte pericolose, perché se al timone della barca non c’è una persona capace di capire il danno che può arrecare una turbolenza, prima o poi arriva il disastro. Ma oggi al timone della barca c’è un uomo dotato di profondo coraggio. Benedetto XVI è il Papa di cui la Chiesa ha più che mai bisogno in questo momento. Con lui la barca di Pietro sa dove andare.

Esagera chi osservando le turbolenze paragona la nostra epoca ai primi secoli cristiani?

No, non esagera. Anch’io ritengo che molti aspetti della crisi attuale siano, sul piano culturale, assimilabili a quelli del IV secolo. Pure allora era in atto una disgregazione della cultura dominante, che era quella romana. Ma come nel IV secolo ci sono stati personaggi che hanno offerto un orientamento alla Chiesa grazie alla loro testimonianza e alla loro cultura, così sta avvenendo oggi. C’è un’espressione molto bella che Benedetto XVI usa nella sua ultima enciclica: “Il mondo soffre per mancanza di pensiero”.

Lo Strumento di Lavoro del prossimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione dice che il mondo cristiano soffre anche per i battezzati che si allontanano dalla Chiesa. Come riavvicinarli?

Abbiamo davanti la grande sfida della formazione. Più volte il Papa, in questi anni, è ritornato sul tema dell’urgenza educativa, che tocca tutti i cristiani, dai sacerdoti ai laici alle persone consacrate. La Nuova Evangelizzazione deve fare di tutto perché ai credenti sia restituita l’identità, perché se non si conoscono i contenuti della fede, se non si vive di essi, diventa difficile comunicarli agli altri. Abbiamo bisogno che i cristiani recuperino la propria identità, in primo luogo attraverso una conoscenza diretta della Parola di Dio e attraverso un processo di catechesi che trovi corrispondenza nella vita.

Resta il fatto che dire il Credo, sintesi delle verità di fede, in un mondo allergico ai dogmi, è cosa ardua!

E’ difficile perché non lo si conosce. Prima dei suoi contenuti viene l’espressione “Io Credo” e al termine di essi c’è un “Amen”, che è come dire “Io Credo”.

Come veicolare i contenuti del Credo attraverso i media?

Facendo soprattutto attenzione al linguaggio. Oggi abbiamo di fronte non solo i mezzi di comunicazione ma una cultura della comunicazione. Ciò significa che per trasmettere la fede dobbiamo essere capaci non solo di utilizzare strumenti, ma far diventare cultura la comunicazione. Come sempre la trasmissione della fede richiede un incontro tra due persone, una che annuncia e testimonia con la vita, l’altra che percepisce la credibilità dell’annuncio e della vita.

E’ quanto, per esempio, lei stesso da tempo sta facendo rispondendo alle domande del settimanale “Oggi”. Che riscontro sta avendo questa iniziativa?

Accanto alla mia scrivania ho un grosso pacco di lettere. Molte di esse parlano di attualità, altre rassomigliano a confessioni. Sinceramente non mi aspettavo una reazione così forte e positiva a questa iniziativa, anche se la rubrica è allettante perché letta da milioni di persone. Il mio dispiacere è che mi arrivano tante lettere da non poterle tutte pubblicare. Questa è certo una nuova forma di evangelizzazione.

Dal Sinodo, che affronterà questi argomenti, cosa si aspetta?

Mi aspetto un grande aiuto da parte dei vescovi di tutte le parti del mondo e da parte degli esperti, che consentiranno di dare al nostro Pontificio Consiglio contenuti più ampi. Posso assicurarle che in un anno e mezzo di vita abbiamo sperimentato un grande entusiasmo, e un grande interesse nei confronti della Nuova Evangelizzazione. Ma dopo il Sinodo la missione apostolica del Papa dovrà essere capace di esprimere anche un progetto pastorale operativo per tutta la Chiesa, facendo attenzione alla diversità delle situazioni e delle culture.

Quali frutti sono maturati in questo senso grazie al Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione?

Penso, per esempio, all’incontro dell’ottobre scorso con i rappresentanti dei nuovi evangelizzatori; penso alla “Missione Metropoli” che, quest’anno ha coinvolto dodici città dell’Europa e che nel futuro coinvolgerà gli Stati Uniti e l’America Latina; penso all’Enchiridion sulla Nuova Evangelizzazione che uscirà dopo il Sinodo e che ha già superato le 1.500 pagine!

Immagino che molte altre iniziative il Pontificio Consiglio varerà nell’Anno della Fede!

Sì, stiamo organizzando alcuni incontri, per esempio la venuta a Roma di ragazzi e ragazze che in aprile riceveranno il sacramento della Cresima dal Papa. Penso poi ai Movimenti che alla vigilia di Pentecoste rinnoveranno l’ impegno per la Nuova Evangelizzazione, così pure al pellegrinaggio sulla tomba di Pietro che il 7 luglio faranno i seminaristi, le novizie e i novizi per manifestare la gioia della fede. Tutte le iniziative saranno accompagnate da altre di carattere prettamente culturale, come mostre e concerti. La Fede ha dovunque suscitato e prodotto cultura, se non ci fosse stato il cristianesimo oggi avremmo nei musei chilometri di pareti vuote, tonnellate di spartiti di musica in bianco, scaffali di biblioteche impolverati.

Per l’Anno della Fede si prevede qualcosa anche per i giornalisti o pensa che essi siano poco permeabili alla Nuova Evangelizzazione?

Dei giornalisti abbiamo un estremo bisogno. Per l’Anno della Fede molto dipende dalla loro volontà di farsi pellegrini a Roma; il Pontificio Consiglio sta studiando le forme più adatte al loro coinvolgimento.

Vito Magno

 

 

http://raivaticano.blog.rai.it/2012/07/17/la-barca-di-pietro-nellanno-della-fede/




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