lunedì 18 giugno 2012

Se tracolla la fede eucaristica...


















di Federico Catani

Mentre a Dublino si celebra il 50° Congresso Eucaristico Internazionale, un sondaggio commissionato dall’Irish Time ha rivelato che il 62% dei cattolici irlandesi non crede nella presenza reale di Cristo nell’Eucaristia. Si tratta di una notizia sconcertante e drammatica, che fa riflettere e deve spingere a un drastico ripensamento della pastorale da parte della gerarchia ecclesiastica. Una pastorale che evidentemente, in questi ultimi decenni, ha fallito in modo clamoroso.

Se più della metà dei fedeli irlandesi non crede più in un dogma fondamentale della Chiesa, ovvero la transustanziazione, ma pensa che l’ostia e il vino consacrati siano soltanto i simboli del Corpo e del Sangue di Gesù, vuol dire purtroppo che la riforma liturgica degli anni Sessanta, accompagnata da insegnamenti spesso ambigui, non ha prodotto gli effetti sperati. In altre epoche mai vi sarebbero stati tali errori diffusi su così vasta scala. A cosa sono serviti allora tutti gli sforzi impiegati per accrescere la “partecipazione” dei fedeli alla celebrazione della Santa Messa, se poi la gente ritiene che la domenica si va in chiesa per far festa insieme e per ricordare la cena del Signore? A cosa è servita la “rivoluzione” liturgica, se poi un gran numero di cattolici, esplicitamente o implicitamente, non crede più che la Messa sia la ripresentazione del Sacrificio espiatorio di Nostro Signore, che sotto le due specie del pane e del vino si dona a noi nel suo vero Corpo, Sangue, Anima e Divinità?

In questi decenni, in tante, troppe chiese si è assistito a un’intensa opera di desacralizzazione della liturgia, che, in modo più o meno diretto, ha portato i cattolici ad assumere una mentalità e una dottrina filo-protestante. Non c’è pertanto da stupirsi dell’esito del sondaggio irlandese. Se la stessa indagine venisse fatta in qualunque altro Paese a maggioranza cattolica, probabilmente i risultati sarebbero simili. Finché nei Congressi Eucaristici, nelle catechesi e nelle omelie si continuerà ad utilizzare un linguaggio sociologico, piatto, orizzontale e senza il benché minimo spirito soprannaturale, la situazione non migliorerà. La stessa prassi della comunione sulla mano e in piedi ha favorito indubbiamente la crisi della fede nella presenza reale di Cristo nel Santissimo Sacramento. E nonostante papa Benedetto XVI insista molto, con l’esempio e con i suoi discorsi, sull’importanza del sacro, dell’adorazione e del corretto modo di ricevere l’Eucaristia, il resto della Chiesa, salvo lodevoli eccezioni, continua a muoversi in senso contrario. E le conseguenze si vedono.

Per questo rivolgiamo al Papa regnante una supplica: che si emani un documento in cui si dica chiaro e tondo che la Comunione va ricevuta solo sulla lingua e in ginocchio. Sarebbe un passo ulteriore verso la restaurazione della retta dottrina cattolica. Coraggio Santo Padre!


Campariedemaistre   16 giugno 2012

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