sabato 16 giugno 2012

Cattolicesimo Progressista: Requiescat in Pace












Lasciando calmare le acque dopo l’intervento del Vaticano sulla Leadership Conference of Women Religious (LCWR, il Congresso della Dirigenza delle Donne Religiose) nel mese di aprile, è possibile inserire questa e altre tendenze emergenti in una prospettiva a lungo termine. La reazione infuriata della LCWR e dei suoi sostenitori come Nicholas Kristof del New York Times (la cui comprensione di ogni rudimentale insegnamento cattolico è proprio, come dire, rudimentale) conferma ciò che è evidente da tempo: che “i giochi sono finiti” per i cosiddetti cattolici progressisti o dissenzienti. (Per maggiori dettagli sulla LCWR leggete questo recente articolo di Crisis Magazine.)

Esiste un’impressionante prova demografica di questa estinzione imminente. L’età media dei membri di ordini religiosi femminili che operano “al di là di Gesù” in un universo spirituale alternativo è superiore ai 70 anni. Ciò contrasta con gli ordini che abbracciano con gioia la fede cattolica in tutta la sua pienezza. Stanno decisamente prosperando. Allo stesso modo, è molto difficile trovare un dissenziente tra i seminaristi – anch’essi in numero crescente – e tra i sacerdoti al di sotto dei 50 anni.

Le sfide che stanno affrontando i dissenzienti, tuttavia, vanno al di là del clero. La situazione si ripercuote anche sui laici. Molti di quelli che si definiscono cattolici progressisti hanno cresciuto i loro figli in modo tale che essi pensassero e agissero come protestanti progressisti (un’altra specie rapidamente in via di estinzione), hanno deciso che i loro figli avrebbero dovuto essere “liberi di crearsi una propria opinione personale” in materia di questioni religiose.

Naturalmente, in quest’ultimo caso descritto la situazione e tutt’altro che neutra. Come scrive il filosofo J. Budziszewski: “Rifiutare di insegnare la fede è comunque una maniera di insegnare”. Tra le altre cose, aggiunge, se si dice ai bambini che ciò che i loro genitori pensano di Dio non è importante, e che riflettere in modo adeguato su Dio non richiede alcuna formazione teologica o filosofica, nessuno dovrebbe essere sorpreso dal fatto che molti di coloro che crescono in queste famiglie finiscono per conoscere poco il cattolicesimo o per interessarsi poco ad esso.

Un secondo sintomo della crisi interna del cattolicesimo liberale è il carattere sempre più strano delle posizioni sostenute da importanti dissenzienti. Vedete questo nei loro sforzi frenetici di assolutizzare argomenti che sono nella maggior parte dei casi prudenziali (come la politica economica) per i cattolici, mentre provano goffamente a relativizzare tali questioni che non sono affatto negoziabili. Di conseguenza, essi finiscono per scagliare anatemi al deputato Paul Ryan (il ministro della salute negli USA, n.d.t.) e a sostenere allo stesso tempo entità come “Catholics for Sebelius”.

Ma forse l’elemento più importante che guida questo percepibile fallimento del cattolicesimo del dissenso sta nell’aver accettato l’errore criticato dal Beato John Henry Newman nel suo Discorso del Biglietto del 1879. Descrivendolo come la “grande apostasia”, Newman ha definito “lo spirito del liberalismo nella religione” nei seguenti termini:
“Il liberalismo in campo religioso è la dottrina secondo cui non c’è alcuna verità positiva nella religione, ma un credo vale quanto un altro. . . . La religione rivelata non è una verità, ma un sentimento e una preferenza personale; non un fatto oggettivo o miracoloso; ed è un diritto di ciascun individuo farle dire tutto ciò che più colpisce la sua fantasia”.
Non c’è bisogno di dire che non troverete mai tali nozioni in un documento promulgato al Concilio Vaticano II. Ma un attento esame indica che esse sono nascoste negli scritti di molti dissenzienti. Che si tratti di esegesi biblica, di teologia morale, o di ecclesiologia, i loro dubbi sulle verità affermate dal cattolicesimo sono evidenti. La rivelazione e la ragione non sono prese in considerazione. Lo scetticismo e il sentimentalismo, invece, sono presenti.

Purtroppo per i dissenzienti, aderendo al “liberalismo religioso” sono diventati incapaci di aderire a ciò che essi hanno sempre considerato un valore importante –confrontare la modernità. Poiché essi si sentono chiaramente a disagio quando si tratta di discutere delle verità esclusive del cattolicesimo (che, per definizione, non possono essere come le vogliamo noi), molti dissenzienti sono ridotti ad sostenere diverse cause sociali e politiche come le vicende “anonimamente cristiane”.

Dunque, quali sono alcuni risultati probabili del rapido tracollo dei dissenzienti del cattolicesimo? Uno sta nel fatto che i cattolici in Occidente rientrano sempre più in una delle due categorie seguenti. Possono essere (1) piuttosto praticanti in materia di fede e di morale e cercare, nonostante il peccato, di vivere l’insegnamento della Chiesa, oppure essere (2) più o meno totalmente distaccati dalla Chiesa, vivendo vite che aderiscono completamente al secolarismo. Lentamente ma inesorabilmente, la via media tra questi sta perdendo la coerenza.

Un altro sviluppo sarà quello che è già evidente a molti in Europa e Nord America: il continuo emergere di un clero felice di parlare di verità specifiche del cristianesimo in modo intelligente e gioioso. Si tratta, in parte di un processo auto-selettivo. Non c’è nessuna ragione plausibile per nessuno in Occidente di diventare sacerdote o religioso a meno che esso non crede veramente nell’insegnamento della Chiesa e vuole invitare gli altri di considerare questa verità.

Ma un’alta tendenza sicuramente più negativa sarà l’inarrestabile secolarizzazione di molte università e ospedali che in teoria sono cattolici, dovuta al fatto che i loro legami già simbolici con la Chiesa, continuano a logorarsi e indebolirsi. E questo renderà irrilevante il potere a cui si aggrappano molti dissidenti, per la semplice ragione che nessuno considererà tali organizzazioni come sostanzialmente cattoliche.
C’è, comunque, una buona notizia. Se la storia della Chiesa ci insegna qualcosa, è che i periodi di declino nella vita della Chiesa sono spesso seguiti da fasi di rinnovamento. Corruzione, scandali e eresie (suona familiare?) che hanno scatenato la Riforma sono stati seguiti dall’impeto evangelico emerso dal Concilio di Trento e dalla Controriforma, che hanno letteralmente portato il messaggio di Cristo fino agli estremi confini della terra. Allo stesso modo, la caduta della Chiesa nelle mani degli intellettuali illuministi, dei giansenisti, dei febronisti, dei monarchi assolutisti e dei rivoluzionari francesi nel XVIII secolo è stata seguita dal profondo rinnovamento spirituale cattolico del XIX secolo, un ringiovanimento che ci ha lasciato giganti della Chiesa come Teresa di Lisieux, santa e dottore della Chiesa.

È ovvio che la Chiesa ha bisogno di una simile rivitalizzazione, soprattutto perché quando i cattolici dissenzienti dicono che la Chiesa ha bisogno di inserirsi nel mondo moderno hanno assolutamente ragione. Non c'è bisogno di tornare ad una condizione ideale come quella precedente agli anni ‘60, che da un esame più attento spesso risulta essere meno positiva di quanto ipotizzato finora.
Evangelizzare la modernità, tuttavia, significa che i cattolici non solo hanno bisogno di capire tale modernità ma devono anche analizzarla e convertirla alla pienezza della verità che è presente anche nel mondo moderno. Fortunatamente, gli insegnamenti del Concilio Vaticano II, di Paolo VI, del beato Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI sono una mappa che ci guida per svolgere tale compito: su una strada nascosta per decenni dagli equivoci e dagli attacchi da parte di generazioni di dissidenti. Agire in questo modo è fondamentale, soprattutto se la Chiesa vuole arrivare a quei cattolici che solo in teoria possiamo definire tali e che sono le vittime di tre generazioni di assenza di catechesi.

Intanto, assistiamo ad un’incoerenza crescente dei cattolici dissenzienti che stanno diminuendo sempre più. Le reazioni delle suore che operano “al di là di Gesù” ad alcune semplici verità del cristianesimo dimostrano quanto esse si sono allontanate dalla fede cattolica. Ma questo è un motivo in più di pregare per loro. Non importa quanto sono gravi i nostri errori intellettuali e morali, perché la Verità può renderci tutti liberi.


Nota: l’articolo originale Liberal Catholicism: Requiescat in Pace è apparso il 22 maggio 2012 su Crisis Magazine. La traduzione italiana è dell’Istituto Acton.

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