venerdì 13 aprile 2012

Vittima di espiazione… (1 Gv 4,10)



In questo sta l’amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati. (1 Gv 4,10)






Accade talvolta di sentire qualcuno che ha l’ardore di affermare che, dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II, la Madre Chiesa avrebbe abbandonato il dogma del sacrificio espiatorio da parte di Cristo. Da una parte v’è chi sembrerebbe pronto a salutare un simile evento con parole di elogio: finalmente – dicono – si abbandona la stantia teologia tridentina, legata ad un concetto di Dio giudice oramai superato. Una versione più soft di questo atteggiamento sembra essere quella del silenzio colpevole: non parlarne, perché “la gente non capirebbe”, quasi che i fedeli rimarrebbero scandalizzati nell’apprendere che Cristo ha espiato al nostro posto.
Dall’altra parte, c’è chi sostiene che sì, la Chiesa avrebbe abbandonato questo dogma: ma per questo sarebbe divenuta apportatrice d’errore, perversa, eretica, apostata.
Non è così, ovviamente. La Santa Chiesa ha sempre conosciuto con chiarezza questa verità di fede e non si è stancata – né si stanca oggi – di insegnarlo ai suoi figli. Ecco alcune citazioni, partendo dal beato Giovanni XXIII e giungendo sino al regnante Pontefice Benedetto XVI.

Il Cristo è venuto sulla terra per espiare questi peccati del mondo [...] (Beato Giovanni XXIII, dall’Udienza generale del 28 ottobre 1959) 
[...] espiazione della Croce e del Sangue [da parte del Verbo Divino] [...] (Beato Giovanni XXIII, dall’Omelia del 26 maggio 1960)
[...] Cristo Gesù [...] Vittima e sacrificio di espiazione e di redenzione. (Beato Giovanni XXIII, dall’Omelia del 10 giugno 1962) 
[La Passione del Signore] È un sacrificio, una espiazione, un olocausto. (Servo di Dio Paolo VI, dal Discorso del 12 aprile 1968)
[...] valore sacrificale della Passione del Signore, universale e sostitutivo dell’espiazione altrimenti da noi dovuta e a noi impossibile. (Servo di Dio Paolo VI, dall’Udienza generale del 17 febbraio 1971)
[...] la Croce, strumento di pena efferata per una inumana giustizia, è ora trasfigurante simbolo del dolore, che espia, e dell’amore, che redime [...] necessità d’una redenzione, che avesse efficacia di espiare il peccato e di vincere la morte, ristabilendo così i rapporti soprannaturali fra il Dio vivente e l’uomo sollevato dalla sua degradazione allo stato e al livello di figlio adottivo, partecipe della divina natura [...] (Servo di Dio Paolo VI, dall’Udienza generale del 10 settembre 1975) 
[...] valore di espiazione, di redenzione, come lo ebbe la Croce di Cristo [...] (Servo di Dio Paolo VI, dall’Omelia del 17 giugno 1976)
[...] Gesù Cristo, il quale ha espiato e cancellato i nostri peccati e ci ha reintegrati nella grazia e nella comunione con Dio. (Beato Giovanni Paolo II, dall’Udienza generale del 28 settembre 1983) 
Il sacrificio della croce è il sacrificio della soddisfazione e dell’espiazione. (Beato Giovanni Paolo II, dall’Omelia del 28 febbraio 1988)
La morte in Croce, penosa e straziante, fu anche “Sacrificio di espiazione”, che ci fa comprendere sia la gravità del peccato, ribellione a Dio e rifiuto del suo amore, sia la meravigliosa opera redentrice di Cristo, che, espiando per l’umanità, ci ha ridato la “grazia” e cioè la partecipazione alla stessa vita trinitaria di Dio e l’eredità della sua eterna felicità. (Beato Giovanni Paolo II, dall’Udienza Generale del 22 marzo 1989) 
E proprio di questo sacrificio parla oggi la seconda lettura, quando dice che il sacrificio di Gesù è stato offerto una volta per sempre, nella pienezza dei tempi, per annullare il peccato. In tale sacrificio Gesù è sacerdote e vittima; si è immolato per espiare non i propri peccati, che non aveva mai commesso, ma i nostri. (Beato Giovanni Paolo II, dall’Omelia del 10 novembre 1991) 
Il Figlio di Dio sul Calvario si è fatto carico dei nostri peccati, offrendosi al Padre come vittima di espiazione. (Beato Giovanni Paolo II, dall’Udienza generale del 16 aprile 2003) 
[...] Gesù abbraccia i singoli e le moltitudini e tutti consegna al Padre, offrendo se stesso in sacrificio di espiazione. (Sua Santità Benedetto XVI, dal Messaggio per la Quaresima 2006) 
[...] cercare di rivivere gli stessi sentimenti che spinsero il Figlio di Dio fatto uomo a versare il suo sangue in espiazione dei peccati dell’intera umanità. (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Omelia del 24 marzo 2006) 
La Croce è il “trono” dal quale ha manifestato la sublime regalità di Dio Amore: offrendosi in espiazione del peccato del mondo, Egli ha sconfitto il dominio del “principe di questo mondo” (Gv 12, 31) e ha instaurato definitivamente il Regno di Dio. (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Angelus del 26 novembre 2006) 
[...] il mistero di Cristo risorto. Vittorioso sul male e sulla morte, l’Autore della vita, che si è immolato quale vittima di espiazione per i nostri peccati [...] (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Omelia del 26 aprile 2009) 
E’ proprio offrendo se stesso nel sacrificio di espiazione che Gesù diventa il Re universale [...] (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Angelus del 22 novembre 2009) 
Il fatto che l’“espiazione” avvenga nel “sangue” di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé “la maledizione” che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la “benedizione” che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un’obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del “suo”? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. (Sua Santità Benedetto XVI, dal Messaggio per la Quaresima 2010) 
Gesù, infatti, è stato mandato dal Padre come vittima di espiazione per i nostri peccati e per quelli di tutto il mondo (cfr 1Gv 2,2; 4,10; Eb 7,27). (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Esortazione apostolica post-sinodale Verbum Domini, 30 settembre 2010) 
Quello che i greci vogliono vedere, in realtà lo vedranno innalzato sulla croce, dalla quale Egli attirerà tutti a sé (cfr Gv 12,32). Lì inizierà la sua “gloria”, a causa del suo sacrificio di espiazione per tutti, come il chicco di grano caduto in terra, che, morendo, germina e dà frutto abbondante. (Sua Santità Benedetto XVI, dall’Omelia del 25 marzo 2012)


da Continuitas 

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