lunedì 5 marzo 2012

E "adattarono" il rito delle Esequie smentendo Paolo VI. Vien proprio voglia di dire: "mai dire mai"







da Cantuale Antonianum

Avete capito bene il titolo: non sto parlando di Paolo IV o di san Pio V, ma di affermazioni chiare e precise, approvate in forma specifica da Paolo VI appena nel 1963, ribadite dall'edizione latina delle Esequie (1969) e mai mutate. Ne ho fatto un post più di due anni fa, quando già si parlava dell'imminente uscita del nuovo "adattamento" del rito delle Esequie, e pareva surreale quello che poi è davvero successo.

Pare che non si possa più, neanche in Italia, tradurre la liturgia Romana creata l'altro ieri. No! Bisogna adattare, neanche fossimo in Africa subsahariana. Dove pensano si siano sviluppati i riti romani delle Esequie coloro che hanno confezionato il nuovo adattamento, in Scandinavia?

Non bastava il massiccio "adattamento" del rito del Matrimonio, dove adesso si può cambiare - a piacere della coppia - perfino la formula sacramentale del consenso.... Ora si passa a riempire di ulteriori "oppure" il funerale, in modo da non avere mai una celebrazione non dico uguale, ma nemmeno simile all'altra. Un tempo si diceva che almeno la morte rende tutti uguali (e dal Papa fino all'ultimo fedele laico tutti avevano gli stessi canti nell'ultimo saluto terreno...).

Ma quello che mi sconcerta di più è la quasi totale accettazione della cremazione, e si arriva ad inventare una ritualità e una gestualità estranee al rito vigente, e pure espressamente vietate da un testo approvato dal Papa del Concilio, Paolo VI.

I fautori del Concilio Vaticano Terzo ormai prevengono i concili, mica li aspettano! Aveva approvato il buon papa Paolo queste ovvie parole: "i riti della sepoltura ecclesiastica ed i susseguenti suffragi non si celebreranno mai nel luogo ove avviene la cremazione e neppure vi si accompagnerà il cadavere". [MAI non vuol dire MAI, ovviamente. Infatti ora tutto questo non solo è permesso, ma anzi incoraggiato!]

Questo era il "retrogrado" testo del 1963, che faceva comunque storia per la sua "larghezza", ora leggo con mio stupore e tristezza il seguente paragrafo nella presentazione ufficiale del nuovo Rito delle Esequie:



4. La novità più significativa della seconda edizione del rituale è costituita sicuramente dall’Appendice dedicata alle «Esequie in caso di cremazione». Questa parte è articolata in tre capitoli: «Nel luogo della cremazione», «Monizioni e preghiere per la celebrazione esequiale dopo la cremazione in presenza dell’urna cineraria», «Preghiere per la deposizione dell’urna». Dall’esame delle sequenze rituali proposte e delle indicazioni di carattere pastorale [E il MAI nel luogo della cremazione dove va a finire? Tanto con i motivi pastorali si aggiusta tutto, anche le più grosse novità senza radici passano per motivi pastorali. Quelli che non hanno cittadinanza sono i motivi dottrinali] possiamo dedurre alcune considerazioni [ma le considerazioni si adducono o si deducono?].

- La denominazione di Appendice, oltre a segnalare che non esiste una sua corrispondenza nell’edizione tipica latina [ci stanno dicendo che si sono inventati un'intera liturgia che non esiste nell'editio typica. Miracolo: si adatta pure quello che non c'è!], vuole richiamare il fatto che la Chiesa, anche se non si oppone alla cremazione dei corpi quando non viene fatta in odium fidei, [e chi ha detto che non si oppone? Ma li leggono i documenti? La chiesa non si oppone, di più: RIFUGGE dalla cremazione; ne ha AVVERSIONE, questo dicono i documenti, non le chiacchiere delle conferenze stampa] continua a ritenere la sepoltura del corpo dei defunti la forma più idonea a esprimere la fede nella risurrezione della carne, ad alimentare la pietà dei fedeli verso coloro che sono passati da questo mondo al Padre e a favorire il ricordo e la preghiera di suffragio da parte di familiari e amici.[L'inumazione non è la forma "più idonea", ma l'unica idonea ad esprimere la risurrezione. La cremazione al massimo esprime simbolicamente e in maniera ottima, la pena dell'inferno]

- I vari capitoli dell’Appendice sono preceduti da un’introduzione nella quale vengono segnalati i cambiamenti sociali in atto, ribaditi i riferimenti alla dottrina cristiana e offerte indicazioni di carattere pastorale.

- La celebrazione delle esequie precede di norma la cremazione: in questo caso va posta particolare attenzione alla scelta dei testi più adatti alla circostanza. [Di norma? Perché ti possono portare in Chiesa invece di un corpo, un mucchietto di ceneri che NON SONO PIU' un cadavere? E io le dovrei incensare e benedire? A parte il Mercoledì delle Ceneri, non se ne benedicono altre in Chiesa...]

- Eccezionalmente i riti previsti nella cappella del cimitero o presso la tomba si possono svolgere nella stessa sala crematoria, evitando ogni pericolo di scandalo e l’introdursi di consuetudini estranee ai valori della tradizione cristiana. [altro che evitando il pericolo di scandalo, già a leggere queste cose mi vengono i brividi: i fuochisti accendono il fuoco per bruciare la nonnina e il prete prega per il "refrigerio eterno" della cara defunta. Ma scherziamo? Nella sala crematoria? Ma cosa siamo nei LAGER NAZISTI?]

- Si raccomanda l’accompagnamento del feretro al luogo della cremazione. [Questo è in aperto contrasto con le norme in vigore fino ad oggi, che vietavano di accompagnare il feretro alla cremazione, per non far pensare che sia un'opzione normale tra due possibilità equivalenti!!]

- Particolarmente importante l’affermazione che la cremazione si ritiene conclusa con la deposizione dell’urna nel cimitero da leggersi come conseguenza di quanto affermato al n. 165 a proposito della prassi di spargere le ceneri in natura o di conservarle in luoghi diversi dal cimitero. Tale prassi infatti solleva non poche perplessità sulla sua piena coerenza con la fede cristiana [solleva perplessità... sentite che soft... Si dovrebbe dire chiaro: disperdere le ceneri è in aperto contrasto anche con il minimo della fede cristiana, altro che "piena coerenza"], soprattutto quando sottintende concezioni panteistiche o naturalistiche. Anche se il rituale non prende netta posizione sul versante disciplinare [sdoganamento totale: come dire "io ti dico di non disperdere le ceneri, perchè te lo devo dire, ma tu fai come vuoi, non ci sono sanzioni. Esattamente il contrario di quanto si faceva fino a oggi], offre però sufficienti elementi per una catechesi e un’azione pastorale che sappiano sapientemente educare il popolo di Dio alla fede nella risurrezione dei morti, alla dignità del corpo, all’importanza della memoria dei defunti, alla testimonianza della speranza nella risurrezione. [Quest'ultima frase è il tocco finale: va catechizzato il bruciare il corpo, invece di deporlo nella terra a mo' di seme, come prescrive la Scrittura (san Paolo) e come ha fatto con ovvietà ogni cristiano fin dalle origini, distanziandosi dai riti pagani, ove c'erano, di cremazione. E questo è il ritorno alle origini della liturgia? Ma quali testi possono citare a supporto di queste inaudite innovazioni? E che catechesi volete che rimanga? Brucia tutto, tanto non serve più, SOLO l'anima conta... Si va verso lo spiritualismo negatore della risurrezione. Alla faccia della nuova Evangelizzazione. Devo dire che sono amareggiato che tale testo abbia ricevuto la recognitio.]blockquote>


Siamo al trionfo del linguaggio politically correct. Della correzione e ribaltamento - a seconda del cambiamento del vento che spira nella società - perfino della dottrina. Quello che l'altro ieri era vietato, ieri era poi tollerato, oggi è ammesso di diritto e domani sarà l'unica forma rimasta. Un passo dopo l'altro si cambia la liturgia e si finisce per cambiare - invevitabilmente - la dottrina. Perché la liturgia plasma l'anima dei fedeli.

E tutto in nome del "sentimento", della "vicinanza pastorale". Non importa la verità del segno (che in altri contesti invece pare un dogma di fede), è prioritario non offendere, non dare l'impressione che la Chiesa non approvi... Non bisogna essere fraintesi. Non bisogna apparire attaccati ai propri riti secolari, l'importante e non allontanare. "Tanto i morti non si lamentano" (mi ha detto un prete!!!).

Mi domando: a quando il rito delle seconde nozze dei divorziati nell' "Appendice" del prossimo "adattamento" del rituale del Matrimonio? E perché non pensare di inserire nel Messale di prossima stampa un "rito straordinario" della "celebrazione festiva" in assenza del presbitero presidente. Il rito c'è già, basta metterlo in appendice. Non importa se non esiste il latino, suvvia, un po' di fantasia. E dimenticavo: la confessione per telefono? Perché non introdurla? Era vietata prima, ma adesso chi non ha un telefonino in tasca? I tempi sono cambiati.... Quello che si faceva ieri, anzi oggi, domani cambia.

Se pensate che abbia esagerato, vi ristampo qui sotto le norme TUTTORA VIGENTI del 1963 approvate da Paolo VI e che aveva portato all'equilibrata soluzione che fino ad oggi esisteva. Ecco l'istruzione sulla Cremazione dei cadaveri, nella sua parte normativa:

La santa madre Chiesa, attenta direttamente al bene spirituale dei fedeli, ma non ignara delle altre necessità, decide di ascoltare benignamente queste richieste, stabilendo quanto segue:


1. Deve essere usata ogni cura perché sia fedelmente mantenuta la consuetudine di seppellire i cadaveri dei fedeli; perciò gli ordinari con opportune istruzioni ed ammonimenti cureranno che il popolo cristiano rifugga dalla cremazione dei cadaveri, e non receda, se non in casi di vera necessità, dall'uso della inumazione, che la Chiesa sempre ritenne e adornò di solenni riti.

2. Tuttavia, per non accrescere le difficoltà di ogni sorta e per non moltiplicare i casi di dispensa dalle leggi vigenti, è sembrato conveniente apportare qualche mitigazione alle disposizioni del diritto canonico, cosí che quanto è stabilito nel can. 1203, pp. 2 (vietata esecuzione del mandato di cremazione) e nel can. 1240, pp. 1, n. 5 (diniego di sepoltura ecclesiastica a chi ha chiesto la cremazione) non sia piú da osservarsi in tutti i casi ma solo quando consti che la cremazione sia voluta come negazione dei dogmi cristiani, o con animo settario, o per odio contro la religione cattolica e la Chiesa.

3. Ne segue che a chi abbia chiesto la cremazione del proprio cadavere non dovranno essere negati, per questo motivo, i sacramenti ed i pubblici suffragi, a meno che consti avere egli fatto tale richiesta per i motivi sopra indicati, ostili alla vita cristiana.

4. Per non indebolire l'attaccamento del popolo cristiano alla tradizione ecclesiastica e per mostrare l'avversione della Chiesa alla cremazione, i riti della sepoltura ecclesiastica ed i susseguenti suffragi non si celebreranno mai nel luogo ove avviene la cremazione e neppure vi si accompagnerà il cadavere.


Gli em.mi padri preposti alla difesa della fede e dei costumi hanno riveduto questa Istruzione l'8 maggio 1963; e il Papa Paolo VI si è degnato di approvarla nell'udienza concessa all'em.mo segretario del Sant'Offizio il 5 luglio dello stesso anno.


http://www.cantualeantonianum.com

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