sabato 4 febbraio 2012

La compunzione nella preghiera







La compunzione del cuore porta in sé il sigillo della carità divina, del puro amore a Dio. La vera compunzione, infatti, è dono dell'Altissimo, è il dolore soprannaturale che penetra nel cuore dell'uomo al pensiero della Passione di Cristo, al ricordo delle proprie colpe, alla constatazione del prolungarsi dell'esilio terreno che separa da Dio, unica felicità dell'anima viatrice. Tutto ciò fa sgorgare quelle salutari lacrime - dell'anima piuttosto che degli occhi - alle quali neppure Iddio sa resistere.




di Augustin Guillerand, certosino

Il cuore non è la sensibilità, se non in quanto questa è portata ad un piano superiore, il piano della ragione. È utile distinguerli bene. La sensibilità è il cuore della bestia: la bestia ha molto cuore, ma l'uomo che non ha altra sensibilità, ne è privo assolutamente. Come si conosce poco la psicologia ai nostri giorni! Si confonde la più bassa impressionabilità dell'animale con questa sensibilità che è essenziale per l'uomo vero, e che viene eccitata solamente dalla verità, dal bene, dalla giustizia e dalla bellezza.

La compunzione è lo strale che penetra nel cuore dell'uomo al pensiero o al ricordo di queste grandi realtà e soprattutto al pensiero o al ricordo della realtà delle realtà: Dio.

La compunzione prende delle forme diverse e può avere delle cause differenti. La parola "compunzione" sembra riservata per designare la contrizione del cuore al pensiero o al ricordo del peccato, e più specialmente dei propri peccati. Ma si adatta anche alle vive impressioni che provocano in cuore i peccati degli altri, o la possibilità di commetterne, o il timore delle gravi conseguenze delle colpe, o il solo pensiero della Passione che le ha tutte cancellate, o quello di Dio presente che si dona e che ci protegge da ogni male, o la speranza della riunione futura con Lui nella patria, o la pena di vedere prolungarsi l'esilio che separa da Lui.

I movimenti provocati sono gli stessi, vi sono solamente alcune sfumature che solo il soggetto discerne. La causa profonda è identica: è l'amore. Dispiacere, desiderio, speranza, o gioia... la compunzione è sempre un frutto della carità divina; ne porta il sigillo e ne ha, davanti a Dio, il merito. Dio vi ritrova il suo soffio che, partito dal suo cuore, si comunica al nostro e rientra nel suo, arricchito di ciò che il nostro cuore ha amato.

La compunzione vera e completamente soprannaturale è una grazia di elezione. Essa comporta su Dio, sulla sua grandezza e la sua bellezza, sul suo amore, sulle nostre relazioni con Lui, sulla dolcezza della vita che queste relazioni costituiscono, delle luci vive e rare. L'anima che le riceve deve avere una trasparenza che solamente un lungo esercizio di distacco provocato dall'amore può ottenere.

I Santi Padri hanno cantato questa grazia in termini splendidi: «Umile lacrima del cuore - scrive san Girolamo - tu sei una regina, tu sei onnipotente; tu non temi il tribunale del Giudice, tu imponi silenzio ai tuoi accusatori; nulla ti arresta; tu hai accesso al trono della grazia, e non te ne allontani mai con le mani vuote; e la pena che tu causi al demonio è per lui più terribile della stessa pena dell'inferno. Tu trionfi dell'Invincibile, tu leghi e obblighi l'Onnipotente. La preghiera sola lo intenerisce, ma l'anima che piange, pregando, gli è irresistibile; la preghiera è un olio che lo dispone ad esaudire, le lacrime sono uno strale che gli ferisce il cuore e lo forza ad agire». [ ...]

Evidentemente le lacrime di cui qui si parla non sono necessariamente le lacrime degli occhi. Delle anime superficiali possono ingannarsi. Esse si sovreccitano, si rappresentano vivamente ciò che può commuoverle, sono felici quando le provocano e misurano il loro amore verso Dio da questo segno esteriore, talvolta infantile.

Si tratta invece delle lacrime del cuore, che lo sforzo per procurarsi le altre può facilmente far inaridire. Si tratta di un movimento tutto interiore e spirituale che solo lo Spirito d'Amore può eccitare in noi, che occorre domandare a Lui con fiducia e attendere in pace. É una fiamma chiara e pura che improvvisamente innalza come da un braciere nascosto, illumina lo spirito, tocca le corde della sensibilità, commuove tutta l'anima e fa passare in lei come un fremito divino che la strappa a se stessa e le fa dire: «Mio Dio», in maniera tutta nuova e che prima non conosceva.

Allora, la distanza che separa l'anima da Colui che si rivela così, il ricordo delle sue colpe che hanno scavato questo abisso, Gesù in croce e Maria ai suoi piedi per espiarle, l'inferno che le punisce, ahimè, senza assolverle, questi pensieri che sorgono improvvisamente davanti all'anima, e che cessano di essere pensieri per diventare delle visioni, tutto ciò l'opprime come un frutto maturo e fa sgorgare il dolce e inebriante liquore delle lacrime.


De Vita Contemplativa – Febbraio 2011

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