lunedì 20 febbraio 2012

Il sola Scriptura in Martin Lutero



di padre Giovanni Cavalcoli



Sappiamo, e lo riconosce anche il Concilio Vaticano II, quanto amore Lutero avesse per il libro della Sacra Scrittura, nel quale rintracciava la presenza della Parola di Dio culminante nel Vangelo, divina rivelazione che dev’essere accolta nella fede che ci salva dai nostri peccati e ci conduce alla vita eterna.

Senonchè però sappiamo anche come Lutero nutrisse un amore per il sacro testo non ben illuminato, giacchè, se egli considerava Parola di Dio la Bibbia, non altrettanto la vedeva conservata e insegnata dalla Sacra Tradizione e quindi alla fine dallo stesso Magistero vivo ed orale della Chiesa, il quale, come successore del collegio degli Apostoli, ebbe ed ha da Cristo il compito di custodire, interpretare, insegnare, approfondire, sviluppare e difendere pubblicamente ed ufficialmente sotto l’assistenza dello Spirito Santo, il dato rivelato contenuto appunto nella Scrittura e nella Tradizione.

Viceversa Lutero volle che ogni cristiano come tale, sia pur aiutato dagli esperti, dai teologi e dai biblisti, nonché dai cosiddetti “pastori”, ma non nel senso cattolico, sostituissero i Vescovi e il Papa nell’interpretazione e nella predicazione della Scrittura, la quale, secondo Lutero, poteva essere accostata direttamente da costoro, in modo privato e spontaneo, in quanto ognuno possiede lo Spirito Santo.

Lutero respinse la Tradizione perché la confuse con semplici tradizioni umane relative, fallibili e contingenti, come erano quelle che Gesù chiamava con disprezzo “tradizioni di uomini”, proprie del farisei, i quali pretendevano ipocritamente di sostituire le loro tradizioni alla vera Tradizione, ossia trasmissione orale e scritta della Parola di Dio che si trova nella Scrittura ed era trasmessa dai profeti e custodita ai sacerdoti.

Lutero mantenne il concetto di “tradizione” come trasmissione orale del Vangelo e credeva nell’immutabilità ed universalità della Parola di Dio espressa nella parola umana. Era ben lontano dall’idea modernista dell’evoluzione del dogma e non rifiutava affatto i dogmi fondamentali del cristianesimo stabiliti dai primi Concili della Chiesa, come il dogma dell’Incarnazione, della Redenzione, della SS.Trinità, della Chiesa, del peccato e della grazia.

Ciò che in lui va perso è il concetto di Tradizione apostolica, essendo per lui la tradizione o predicazione della Parola affidata al semplice battezzato, che secondo lui è già sacerdote senza che occorrano i gradi gerarchici del sacramento dell’Ordine, nel quale egli non crede ritenendoli un’istituzione semplicemente umana.
Bisogna dire che il contatto diretto con la Bibbia di per sé è cosa buona ed utile. E’ sempre esistito nella tradizione cattolica, soprattutto nei santi, i quali, assistiti dallo Spirito, hanno sempre tratto da questa lettura – la lectio divina - conforto, luce, consolazione ed ispirazioni per nuove e grandi imprese di ogni genere. Ma essi non hanno mai preteso di interpretare la Scrittura al di fuori o contro la Tradizione, ossia al di fuori o contro il Magistero.

Un altro difetto del modo luterano di leggere la Bibbia è dato dal fatto che il principio del sola Scriptura si presenta con la pretesa di accostarsi direttamente alla Parola di Dio senza presupposti o mediazioni razionali o filosofiche, data la sfiducia che Lutero ha nel potere della ragione di cogliere la verità. E’ questo l’aspetto fideistico (sola fides) della sua ermeneutica biblica. Ma in realtà si tratta di una pura illusione e di una grande presunzione, come se la mente umana fosse immediatamente illuminata dalla verità divina così come può esserlo una mente angelica o la stessa mente divina.

In realtà poi anche Lutero era ben consapevole di avvicinare il testo biblico sulla base di una precisa precomprensione intellettuale, che del resto Lutero riconosceva apertamente quando dichiarava di appartenere alla corrente occamista (ego sum occamicae factionis). Egli pertanto non rifiutava affatto la filosofia, ma soltanto una certa filosofia, quella aristotelico-tomsita, che pure da tempo la Chiesa aveva fatta sua.

In tal modo nella visione luterana della sapienza cristiana il contatto con la Scrittura resta sguarnito di quei sostegni e quelle garanzie ermeneutiche che solo la mediazione della Chiesa e della filosofia cattolica possono garantire, così come un edificio resta abitabile solo finche gli si assicura la manutenzione, il restauro, il rafforzamento delle strutture e la sua protezione contro gli agenti atmosferici o comunque nocivi. Se tutto ciò viene mancare, gradatamente l’edificio va in deperimento e diventa inabitabile.

Così è della dottrina cattolica: se è essa non è custodita, alimentata, difesa e rafforzata continuamente dalla Chiesa docente, questo meraviglioso corpo dottrinale perde gradatamente e a volte insensibilmente la sua completezza, la suo organicità, la sua bellezza e, andando soggetto a influssi corruttivi e deformanti, col passar del tempo inevitabilmente si degrada, di disintegra sino al rischio della completa dissoluzione come avviene nelle ideologie atee e nichiliste.Ovviamente non è la Parola di Dio come tale che si corrompe, ma è l’involucro umano che la deve custodire e mediare. Questo processo di degradazione è caratteristico della storia della teologia protestante, la quale per successive tappe, come è ormai chiaramente documentato dalla storia delle idee, si allontana sempre di più dalla verità e con ciò stesso perde sempre più di vista la Parola di Dio sino a concludere, come è avvenuto nel secolo scorso, con la più totale apostasia che ha il suo vertice nella bestemmia e nell’empietà.

Tuttavia occorre dire con altrettanta forza e chiarezza, ad onor del vero, che nel protestantesimo è rimasto un filone autenticamente ed integralmente luterano che, certo per un’assistenza speciale dello Spirito, è riuscito a mantenere uno stile dignitoso ed elevato sino ad oggi e questo fatto è quello che giustifica le attività ecumeniche avviate soprattutto dal Concilio.

Il contatto quindi di noi cattolici col mondo protestante è cosa assai complessa, perché si va dalle formazioni che maggiormente hanno conservato il patrimonio del cattolicesimo, sino ad essere più cattoliche di certi ambienti cattolici di orientamento modernsita, alla correnti più anticattoliche ed anticristiane che alla fine abbandonano anche i principi elementari della razionalità e della dignità morale. Occorre fare ogni sforzo per mantenere il dialogo con quei fratelli separati che maggiormente si mostrano aperti alla verità cattolica e sempre guardando gli altri con carità occorre invece molta prudenza ed avvedutezza per non lasciarsi ingannare dalle seduzioni di un falso cristianesimo che invece che alla salvezza porta alla perdizione.


Libertà e Persona

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