lunedì 9 gennaio 2012

Semplicità e preghiera







di Augustin Guillerand, certosino

L’anima che prega si eleva a Dio, si pone dinanzi a Lui e Gli parla. La preghiera non è tale se non è questo: ascensione e colloquio. Giunti sulle altezze, si parla.

Il movimento stesso che vi conduce è già una parola. Esso risponde a un amore; ne è il soffio. Lo Spirito che è l'Amore stesso, anima e solleva e porta l'anima verso queste altezze che l'attraggono. Ne deriva, di conseguenza, un distacco dalle cose della terra, e questo è la semplicità.

Nulla l'interessa più se non questo oggetto infinitamente puro. Per Lui, per raggiungerLo, per stringere con Lui dei rapporti, perché tali rapporti non siano ostacolati, e al fine di essere sola con Lui solo, essa lascia tutto e si fa indifferente verso tutto. Questa indifferenza la purifica. É questa un'idea che non si giungerà mai ad approfondire abbastanza.

L'anima è uno specchio, specchio vivente, che si dà alle cose, che si unisce ad esse, le fa entrare in se stessa. Inferiori all'anima, esse l'abbassano, la contaminano, come un granello di polvere su un vestito senza macchia. L'anima è fatta per Dio. Lui solo è abbastanza grande e nobile per lei. Ogni altro oggetto la deturpa e l'avvilisce. La trattiene a un livello inferiore; essa non è dinanzi a Dio. Le relazioni intime sono impossibili. Se l’anima gli parla, è solo da lontano, come tra persone che ancora non si conoscono e restano a distanza.

Vi è un mezzo molto semplice per raggiungere questo livello divino: è la perfetta sottomissione a tutti i voleri divini. Essa sopprime qualunque distanza, realizza l'unione vera. Quando si vuole tutto ciò che vuole l'amato, non si è che uno. Allora la preghiera diviene la vita stessa. Tutto prega... e si prega sempre.

È probabilmente il senso profondo della raccomandazione: «Bisogna incessantemente pregare» (Lc 18,1). E certamente è il mezzo più semplice e più sicuro di realizzarla. L'unione dei voleri accorda. Il volere umano s'identifica col volere di Dio; è sempre lo stesso; dunque sempre puro come Dio stesso. Nelle complicazioni rimane semplice, perché ciò che si vuole non è la moltitudine delle cose che si perseguono, né degli atti che si fanno, ma è Colui che vuole queste cose o domanda questi atti.

Unità, purezza, semplicità, quando si va al fondo si ritrova sempre, sotto la molteplicità delle espressioni, la realtà unica che si esprime in esse e che attraverso esse ci conduce a Colui che è. E questa realtà è il soffio d'Amore che parte da Lui e rientra in Lui. È lo Spirito d'Amore che prega nell'anima e che, affinché essa possa pregare, la fa sottomessa, pura, semplice, adorante e amante, e che la fa pregare perché lo divenga sempre più.


Fonte: De Vita Contemplativa - gennaio 2012

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