mercoledì 11 gennaio 2012

La rappresentazione blasfema di Romeo Castellucci, nel silenzio dei più




scena finale dello spettacolo di Romeo Castellucci





di p. Serafino M. Lanzetta, FI


Purtroppo nella città di Milano, proveniente dalla Francia, sarà presto inscenata una rappresentazione davvero blasfema contro il Volto e quindi la Persona di Gesù Cristo, opera del regista romagnolo Romeo Castellucci, dal titolo «Sul concetto di volto nel Figlio di Dio». L’allusione è quindi chiara e determinata a Cristo e al suo Volto. Il problema veramente grave è che questo Volto diventa oggetto di orribili esecrazioni, quando l’anziano incontinente versa in faccia a Cristo il liquame delle sue dissenterie. Quel Volto sarà anche preso a sassate e gli si dirà «(Non) sei il mio pastore».
Come cattolici chiediamo rispetto. Castellucci non può insultare pubblicamente il Sacro Volto di Cristo, dolorante e maestoso, come risulta anche dalla Sacra Sindone.

A nulla vale poi camuffare il proprio dileggio per l'altrui fede, trincerandosi dietro i contorni evanescenti dell'arte contemporanea, il cui vero intento sarebbe noto solo all'artista, rimanendo ad altri (profani) sfuggevole e sempre al di là. Sia il regista che diversi interpreti (anche credenti), infatti, trovano una giustificazione allo spettacolo nel definirlo artistico e il liquame inchiostro. L’arte stessa sembra diventata un grande calderone dove tutto bolle, e deve bollire. No, si tratta di buon senso e, anche, di rispetto per le persone credenti in Gesù Cristo.

La libertà religiosa è anzitutto un'esigenza del rispetto del diritto alla libertà religiosa dell’uomo e di conseguenza di tutto ciò che è contenuto sacro di una fede religiosa, del cristianesimo in questo caso.

È necessario che i nostri Pastori, i Vescovi cioè, facciano sentire la loro voce di protesta, ferma e caritatevole, perché cessi davvero questo clima di cristianofobia che sempre più si alimenta. Sarebbe confortante per tutti i credenti se la Conferenza Episcopale Italiana, sempre così attenta ai problemi della società, intervenisse ora con parole di chiara disapprovazione. Non ne va di mezzo il dialogo con l’arte e la cultura, ma la dignità di Nostro Signore.

I nostri fratelli cristiani in altre parti del mondo vengono uccisi perché sono di Cristo. Uniamo la nostra voce al loro sangue e difendiamo la nostra identità.





Fonte: catholicafides - 10 gennaio 2012

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