lunedì 5 dicembre 2011

La carità nella verità







A Bologna convegno sulla figura e il pensiero di Padre Tomas Tyn, O.P.





di Francesca Pannuti

BOLOGNA, lunedì, 5 dicembre 2011- Nei giorni 2 e 3 dicembre scorsi si è svolto a Bologna presso il Convento di san Domenico un importante convegno sul tema La figura e il pensiero di Padre Tomas Tyn, op, organizzato dall’Associazione Cenacolo di san Domenico, a distanza di 5 anni dall’avvio del processo di Beatificazione del Padre domenicano.

Il Card. Carlo Caffarra, in apertura dei lavori, ha fornito il tono al Convegno col dire che oggi si toglie la domanda sul vero e sul falso, pertanto i veri maestri del pensiero sono coloro che la ripropongono ed educano a pensare la Fede e nella Fede. Tale è stato P. Tomas.

Oggi, invero, non è più sufficiente testimoniare ma occorre pensare la Fede e nella Fede, la quale, se non è pensata non è neppure condivisibile e testimoniabile. E così il Prof. P. Cavalcoli, Vicepostulatore della Causa, conferma che il Servo di Dio aveva come primo impegno la carità della verità in particolare nel dissipare le tenebre nelle anime portando loro la luce del Vangelo.

Dalle relazioni del Prof. P. Elvio Fontana della Pontificia Università Urbaniana e del Prof. P. Walter Senner op. dell’Università san Tommaso di Roma è emersa una figura di grande pensatore autenticamente tomista, fedele alle indicazioni del Concilio Vaticano II, uomo di preghiera e contemplazione profonda, vero domenicano, mistico, dotato di uno straordinario zelo apostolico in un’instancabile attività di confessore, direttore spirituale, predicatore, alla cui capacità di parlare era unita una singolare capacità di ascolto.

In lui, infatti, come ha rilevato il Prof. Don Alberto Strumia dell’Università di Bologna e di Bari, si era realizzata una profonda unità tra vita e cultura. Anticipatore dei tempi, pur non sentendosi un profeta, vedeva in questo ruolo piuttosto san Tommaso, la cui metafisica considerava il correttivo adatto alla filosofia dei nostri tempi, che, col suo relativismo e materialismo, causa la perdita di vivibilità delle nostre società. San Tommaso e P. Tomas diventano guida nel riscoprire le regole base su cui si fonda l’esistenza quotidiana.

Oggi è la scienza che chiede di trattare l’immateriale, allorché le nozioni attuali di numero, moto ecc. sono sempre più vicine a quelle aristotelico-tomiste. Pertanto, occorre rendere comprensibile san Tommaso nel formalismo attuale. Così pure il Prof. Jörgen Vijgen, Teologo nel Seminario Maggiore della Diocesi di Haarlem-Amsterdam, attesta che, a differenza di quanto ha fatto P. Tomas, si cerca spesso l’originalità nell’autosufficienza del pensiero, da quando si pone all’origine della filosofia il dubbio e non la meraviglia come accoglienza della realtà da parte del pensiero.

Se si nega, invero, la dipendenza del pensiero dal reale e di questo dal suo Creatore, si finisce per porre il soggetto conoscente come il datore dell’essere al reale, e così dissolvere l’oggettività metafisica, insinuare l’arbitrio in campo morale e aprire la strada all’ateismo.

Il Prof. P.Giovanni Bertuzzi op., Filosofo e Preside dello Studio Filosofico Domenicano di Bologna, poi, ha mostrato che tale processo ha avuto inizio con la dissoluzione dell’analogia in Duns Scoto e con quella della metafisica in Ockham che anticipano la rivoluzione soggettivistica di Kant, per poi compiersi con Heidegger, di cui P. Tomas era profondo conoscitore.

Egli, invero, mette in rilievo che non c’è nulla di più opposto all’esse tomistico dell’essere dell’esistenzialismo, il quale, posto in contrapposizione dialettica all’ente, perde oggettività e finisce per identificarsi con il nulla. Nell’indagine sull’essere, essendo l’uomo il primo da cui si parte, si afferma che col suo pensare si protende verso l’essere, permettendo a questo di svelarsi attraverso il linguaggio preferibilmente poetico.

Ma in tale oltrepassamento, l’uomo non va se non verso il nulla. Il rischio del soggettivismo si insinua anche in ambito morale, allorché, come mostra il Prof. P. Serafino Lanzetta FI, dell’Istituto Teologico dei Francescani dell’Immacolata nell’esporre lo studio di P. Tomas sull’etica di Rahner, gli influssi esistenzialisti conducono il sistema rahneriano, che ripugna alla sana metafisica, all’etica della situazione, nonostante tutte le sue dichiarazioni contrarie, e, in definitiva, alla dottrina dell’opzione fondamentale, sua estrema conseguenza.

Quest’ultima finisce per negare la realtà stessa del peccato, come indicato nell’enciclica Veritatis splendor. Ciò deriva dalla separazione attuata, in tale sistema filosofico, tra l’atto di essere e l’essenza, tra ciò che è esistenziale e ciò che è universale, dal rifiuto dell’universale logico e ontologico, dalla confusione tra persona e individuo e dalla discrepanza tra norma e situazione reale, così che quest’ultima non può essere risolta con norme universali. Nell’evolversi costante della norma, l’individuo diventa criterio della morale.

La medesima profondità, sorprendente preparazione e lucidità P. Tomas manifesta anche nella teologia, specie in ambito cristologico, secondo quanto attesta il Prof. Mons. Renzo Lavatori dell’Università Urbaniana di Roma. Il Servo di Dio, unendo una limpida consapevolezza della Verità rivelata ad un singolare senso dell’errore, mostra la necessità di disperdere le ombre perché la verità risulti in tutto il suo splendore.

Egli dà orientamenti precisi anche sulle cristologie contemporanee: il metodo e il linguaggio della teologia classica sono ritenuti superati, con la conseguente proliferazione di teologie nuove sia nel metodo sia nei contenuti, spesso caratterizzate da una singolare affinità tra gli autori cattolici e quelli protestanti e dalla mancanza quasi totale di riferimento alla trascendenza. Se, da un lato, il razionalismo è fautore dell’ateismo contemporaneo e della superstizione più ributtante, anche il fideismo risulterà soggettivo e arbitrario, allorché pone che Dio esiste solo perché si crede in lui.

La via per la devozione autentica è indicata da P. Tomas nella consacrazione al Cuore Immacolato di Maria. La Vergine è mostrata, secondo quanto riferisce Don Alfredo Morselli, Parroco di Stiatico (Bologna), come ancella dell’Essere e della Verità, Colei che ha compreso pienamente e vissuto la dipendenza del suo intelletto dal reale e dal suo Creatore. Pertanto ogni corretta attitudine metafisica è partecipazione alla Sua attitudine e dono Suo. Lei, invero, è anche segnalata come corredentrice e mediatrice di tutte le grazie dal Servo di Dio, il quale ha voluto offrire tutte le sofferenze finali a Maria. In tal modo egli non fu meno monfortano che tomista.

Per ulteriori informazioni su P. Tomas si possono consultare i siti www.studiodomenicano.com e www.arpato.org.


fonte: http://www.zenit.org/article-28898?l=italian

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