lunedì 31 ottobre 2011

P. Tomas Tyn: La Chiesa postconciliare





Ecco, care sorelle, ho di nuovo il piacere di trovarmi qui in mezzo a voi per dirvi qualche parola sul tema scelto molto opportunamente con grande profondità, cioè la situazione della chiesa postconciliare.



Sapete che è un tema che sta a cuore anche al Santo Padre il quale ha convocato un sinodo appositamente per trattare proprio di questo tema piuttosto importante ed estremamente attuale. Così, rinfrancati e ristorati dalla preghiera del S. Rosario ci accingiamo a trattare di questo tema per dire la verità non del tutto facile.




Penso che è alla portata di tutti, un dato di comune esperienza, il fatto di un certo disagio per le anime buone, per le anime che tendono a rimanere veramente cristiane, che amano la santa tradizione – senza questo amore per la tradizione non c’è cristianesimo -, senza dubbio queste anime soffrono per alcuni aspetti deleteri di questa epoca chiamiamola così, postconciliare.




A che cosa è dovuto tutto questo, forse al concilio? E’ questa la domanda che dobbiamo farci. La mia risposta tende a dirvi per l’appunto, sorprendentemente forse, che non direttamente è la colpa del concilio, bensì di strane, peregrine interpretazioni del medesimo. In questo non posso essere completamente d’accordo con gli scritti di due presuli che voi conoscete, mons. Lefebvre e mons. De Castro Mayer, i quali hanno avuto la sollecitudine pastorale, molto comprensibile, di mettere in evidenza alcuni aspetti difficili di alcuni insegnamenti conciliari, in particolare in materia dell’ecumenismo ed in materia della libertà religiosa, due temi che tratteremo anche noi.




Questi due presuli fanno vedere giustamente che alcune espressioni di questi documenti conciliari che sembrano contraddire la tradizione cattolica in questa materia. Non c’è dubbio che studiando esattamente la lettera dei tesi conciliari potrebbe anche insinuarsi questa possibilità di interpretare in contrasto con la tradizione cattolica e non c’è dubbio che così alcuni, purtroppo molti della corrente modernista, hanno interpretato proprio così i testi conciliari. Ma è così che il concilio ha voluto essere interpretato? Io mi permetto di dire decisamente no.




Il concilio continuamente propone la necessità di riallacciarsi alla tradizione cattolica di tutti i tempi e lo stesso Papa Giovanni XXIII convocando il concilio insiste col dire che il concilio deve aggiungersi a tutta una serie di concili precedenti e molto spesso anche i testi conciliari adoprano la dicitura “vestigia concilii tridentini et vaticani primi prementes” cioè premendo, esattamente rifacendo le vestigia, le orme, le tracce dei concili di Trento e Vaticano I, noi insegniamo questo o quest’altro. Per esempio la Dei Verbum: l’insegnamento sulla autenticità storica dei vangeli ribadisce praticamente la dottrina tradizionale della chiesa; nell’insegnamento sulla infallibilità del sommo Pontefice si ribadisce la dottrina del Vaticano I con termini estremamente edificanti.




Quindi vedete certamente – direttamente per lo meno -, non è colpa del concilio tutto questo sconquasso che è successo nell’epoca postconciliare. Allora qua già si avvicina a noi una intuizione, una possibile terapia che poi proporremo alla fine di questo discorso, cioè la terapia sarebbe questa: rimanere fedeli al concilio contro le distorsioni del postconcilio: molto semplice in sostanza.



(Dalla conferenza di p. Tyn, La Chiesa postconciliare)


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