martedì 27 settembre 2011

I Ministeri laicali



Pubblichiamo un altro articolo di Don Enrico Bini, redatto nel febbraio del 1988, apparso sulle pagine di una rivista diocesana, in risposta alla domanda di un lettore.



Spett.le Redazione, in una recente conversazione con alcuni laici impegnati in parrocchie della nostra città, il discorso è caduto sul problema dei ministeri "istituiti" affidabili anche ai laici, che si distinguono dai ministeri detti "ordinati". Vi confesso di non aver ben compreso questa distinzione che mi è risultata totalmente nuova. Inoltre nella chiesa che frequento normalmente vi sono uomini e donne che distribuiscono la S. Comunione, mi è stato detto che sono ministri "straordinari" dell'Eucarestia. Da tanti anni partecipo alla vita della Chiesa, ma non avevo mai sentito parlare di tutte queste denominazioni, e devo confidarVi il mio disorientamento.

(Lettera firmata – Prato)

***



L'amico che ci scrive coglie un problema sentito da tanta parte del nostro popolo. La delicatezza della situazione è emersa anche nel recente Sinodo dei Vescovi, dove si è chiesto di poter rivedere tutta la materia. Anch'io condivido le perplessità dell'amico che ci scrive, e per facilitare la comprensione riassumerò, brevemente, alcune personalissime opinioni.

a) Nel 1972 con il documento "Ministeria Quaedam" sono stati aboliti gli antichi ordini minori e sono stati creati due ministeri del lettorato e dell'accolitato, non più collegati con il sacramento dell'Ordine, e quindi affidabili ai laici. Secondo il documento si diventa chierici soltanto con l'ordinazione diaconale.

Si è mutato così una prassi antichissima e veneranda che risaliva ai primordi della chiesa. Infatti, nella chiesa di Roma al tempo di Papa Cornelio vi era già tutta una serie di compiti che erano affidati a persone, non destinate al sacerdozio, ma che tuttavia entravano a far parte dell'ordo cleri.

La tradizione teologica, tranne rare voci, aveva sempre attribuito un preciso valore sacramentale a questi uffici. Basti pensare alle penetranti riflessioni sull' argomento di S. Tommaso d' Aquino, S. Bonaventura, S. Roberto Bellarmino, per non citare che i più grandi.

Lo stesso magistero solenne della Chiesa è intervenuto a più riprese. Il concilio di Firenze, ad esempio, nel decreto "pro Armenis" enumera gli ordini minori e li mostra come gradi del sacramento dell'Ordine, stabilendo per ciascuno di essi la materia e la forma sacramentale. Lo stesso concilio di Trento si è occupato dell'argomento nella sessione XXIII. La lettura dei canoni evidenzia che l'intenzione dei padri conciliari era di considerare il valore sacramentale degli ordini minori di cui si ribadisce la presenza, l'utilità dovuta al fatto che essi fanno parte della gerarchia ecclesiastica.

b) Risulta molto chiaro che la distinzione tra ministero istituito e ordinato, entrato così massicciamente di moda nel linguaggio ecclesiale, non è precisa come si vorrebbe. Se ci confrontiamo con la gloriosa e costante tradizione della Chiesa vediamo che non si sono mai considerati laici dei cristiani che avevano ricevuto un qualsiasi grado anche il più inferiore dei ministeri.

Nel contempo, tuttavia, la Chiesa ha sempre riconosciuto che i quattro ordini minori del lettorato, accolitato, esorcistato e suddiaconato hanno una origine chiaramente ecclesiastica. Solo in questo ed unico senso i ministeri possono dirsi "istituiti".

Nell'attuale temperie il termine "istituzione" è divenuto sinonimo di una realtà che non ha alcuna valenza sacramentale. Mentre la teologia classica, pur considerando la natura storica dei ministeri, li ha sempre considerati anche sotto il profilo della loro partecipazione al sacramento dell'ordine, ed in particolar modo del diaconato. In quest'ultima prospettiva veniva salvaguardata la sacrosanta verità che ogni servizio ecclesiale deve avere un collegamento esplicito al ministero degli apostoli. Questo significa che tutti i ministeri sono ordinati e orientati al Sacramento dell’'Eucarestia , in qualsiasi grado.

A questo livello si può comprendere la distinzione tra chierici e laici, che nella attuale situazione è in verità un po' fumosa. Basterebbe leggere gli articoli della Somma Teologica di S. Tommaso riguardanti gli ordini minori. Il grande santo teologo afferma "per quemlibet ordinem aliquis constituitur supra plebem, in aliquo gradu potestatis ordinatae ad sacramentorum dispensationem" (uno di qualsiasi ordine viene costituito superiore al popolo in vista della distribuzione dei sacramenti).

La tesi tomista non lascia adito a confusioni. Per S. Tommaso il concetto di ministero laicale o affidabile ai laici è una contraddizione.
Questo risulta dal fatto che sia in oriente sia in occidente la teologia non ha mai definito nel passato il termine "ministero laicale".

c) Nella attuale legislazione non sono stati ancora ben definiti gli effetti di questi ministeri di nuovo conio. La teologia ci insegna che il sacramento dell'ordine, insieme a battesimo e cresima, hanno come effetto l'impressione del carattere. Non è questo il luogo per affrontare un tema cosi complesso, tuttavia, la dottrina del carattere si fonda deduttivamente a partire dalla non iterabilità del sacramento.

Applicato ai ministeri siamo di fronte ad un fatto nuovo nella teologia sacramentaria. Infatti i nuovi ministeri non collegati al sacramento dell'ordine e a nessun altro sacramento, producono un effetto che ha una natura spiccatamente sacramentale, dal momento che anch'essi non sono ripetibili. Si potrebbe ipotizzare che i ministeri istituiti possano avere una connessione con la vocazione battesimale e cresimale. Se questa prospettiva fosse pertinente si giungerebbe ad una vanificazione pratica dei ministeri stessi. Dal momento che tutti i cristiani sono non solo potenzialmente, ma anche virtualmente già lettori e accoliti in forza dei sacramenti dell'iniziazione.

d) Ci sono due altre conseguenze da sottolineare. Se i ministeri istituiti sono affidabili e laici, perché negare questi ufficii liturgici, come avviene oggi alle donne?

Si comprendono le rimostranze e le richieste fatte nell'ultimo Sinodo dei Vescovi. Se la logica ha un senso anche in campo teologico, i principi oggi dominanti non possono non condurre ad ipotizzare l'accesso delle donne ai ministeri laicali.

La teologia classica aveva una soluzione perlomeno chiara. Se i ministeri istituiti hanno una precisa partecipazione al sacramento dell'ordine, le donne non hanno alcun ministero da svolgere. Purtroppo nella attuale situazione si alimenta l'equivoco dei fedeli, perché il magistero sembra in bilico tra il possibile e il proibito con una scarsa attenzione alla univoca tradizione del passato.

La seconda conseguenza dell'attuale prassi si riflette in campo ecumenico. Infatti, nella chiesa ortodossa e orientale sono ammessi due ordini minori con piena dignità sacramentale, il lettorato e il suddiaconato che fanno entrare il laico nell'ordine clericale.

La concezione orientale era perfettamente simmetrica alla chiesa cattolica fino alla nuova normativa sui ministeri del 1972. Forse questa banalissima constatazione dovrebbe far riflettere sulla mutazione introdotta, che non faciliterà il cammino ecumenico.

Caro amico, non sia sorpreso di queste conseguenze a cui si giunge con l'apparente ed innocua distinzione tra i ministeri laicali e quelli ordinati, perché in teologia come in metafisica può avvenire quello che constatò il filosofo Aristotele che scrisse nel "De coelo", "parvus error in principio, magnus est in fine".

e) L'ultimo quesito del nostro amico che ci ha scritto mostra lo sconcerto di molti fedeli, che vedono salire all'altare la domenica dei laici che distribuiscono la S. Comunione. Non si tratta di un problema nuovo.

I vecchi manuali di teologia prevedevano che in casi di estrema necessità, come in caso di pestilenze anche un pio laico potesse distribuire l'eucarestia. Il nuovo codice del canone 230 sottolinea il fatto che i ministri straordinari dell' eucarestia devono intervenire in caso di mancanza dei sacerdoti o dei diaconi. Infatti, è giusto che la Chiesa non voglia, nella sua grande bontà, privare del grande dono dell'eucarestia, i suoi figli.

Forse in questi anni si è abusato ampiamente di questa concessione, giungendo ad interpretazioni discutibili ed arbitrarie del concetto di necessità. Un esempio ci proviene dalla nostra diocesi di Prato, dove secondo il calendario liturgico della Toscana per il 1988, sono in funzione 193 ministri straordinari, abbiamo il rapporto di un "ministro" ogni 207 cattolici praticanti. Non le sembra che si sia superato ampiamente il criterio voluto dalla Chiesa della mancanza di sacerdoti e diaconi?

Le consiglierei di leggere i bei documenti del papa Giovanni Paolo II sull'eucarestia, usciti nel 1980, dove viene ribadita l'equilibrata posizione cattolica sull'argomento. Non posso dilungarmi su questo problema, anche se sono noti a tutti gli abusi contro le disposizioni vigenti e che provocano confusione e scandalo nella gente. C'è da augurarsi, carissimo amico, che si giunga ad una riconsiderazione della prassi attuale in una materia tanto delicata.


Don Enrico Bini - febbraio 1988

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