lunedì 26 settembre 2011

Germania, le risposte del Papa a chi chiede riforme nella chiesa



Benedetto XVI ha avuto nei confronti della Chiesa quella che Der Spiegel ha chiamato una “sorprendente franchezza”


di Alessandro Speciale
Friburgo




Sarà perché con i "vicini" è più facile essere sinceri che con gli estranei. Ma di certo nel suo viaggio in Germania il Papa è stato chiaro.

Che situazione trovata in patria dal papa tedesco non sarebbe stata facile non era una sorpresa per nessuno. Anche il libro diffuso dalla Conferenza Episcopale Tedesca alla stampa al seguito del viaggio non nascondeva i problemi: da quello, annoso, del calo delle vocazioni a quello sempre più urgente degli abbandoni della Chiesa – 180mila solo l'ultimo anno, più di coloro che sono 'entrati' con il battesimo.

Una situazione, poi, resa ancor più complessa dall'esplodere dello scandalo pedofilia l'anno scorso: non solo perché ha fatto perdere “credibilita'” alla Chiesa di fronte alla società in generale ma anche, e forse soprattutto agli occhi del pontefice, perché ha rinfocolato quelle richieste di riforme strutturali che già covano da decenni ma che si erano sopite negli ultimi anni.

Dall'obbligo del celibato al ruolo delle donne, dalla scelta dei vescovi alla morale sessuale: richieste precipitate dal famoso memorandum “Una svolta necessaria” firmata da un terzo dei professori di teologica cattolici – i nuovi 'colleghi' del professor Ratzinger – e ancora in un documento firmato da politici di primissimo piano del partito conservatore Csu.

E ancora, temi molto sentiti nella società, come la situazione dei divorziati risposati – tema sollevato anche dal presidente tedesco Christian Wulff, che lo vive in prima persona – o dalla comunione per le coppie 'miste' cattolico-protestanti. Tutti sono stati sollevati, in una forma o nell'altra, davanti a papa Ratzinger nei numerosi incontri avuti nel viaggio.

Il tutto, secondo i critici, avveniva nel silenzio e sostanziale complicita' dei vescovi tedeschi, colpevoli non solo di non aver risposto abbastanza duramente a questa presunte 'insubordinazioni' ma di avere anzi avviato un ampio “Processo di dialogo” con i laici e le loro istanze.

In molti si aspettavano che il papa avrebbe sostanzialmente glissato. E invece – come pronosticato da uno che il papa lo conosce bene, il cardinale tedesco Walter Kasper – ha “preso il toro per le corna”.

E lo ha fatto già dal primo giorno, quando all'Olympiastadion di Berlino ha ricordato che chi guarda alla Chiesa “fermandosi al suo aspetto esteriore” non può che covare “insoddisfazione e malcontento” perché non vede “realizzate le proprie idee superficiali ed erronee di 'Chiesa' e i propri 'sogni di Chiesa'”.

Da allora, nei quattro giorni che sono seguiti, questa è stata la musica che è spesso risuonata nelle orecchie dei cattolici e dei vescovi tedeschi.

Al Comitato Centrale dei Cattolici Tedeschi – la potente organizzazione dei laici, molti dei cui esponenti sono politici di primo piano – il papa ha ricordato che la ricchezza esteriore può nascondere una poverta' interiore, anche nella Chiesa: “In Germania la Chiesa è organizzata in modo ottimo... dobbiamo però dire che c’è un’eccedenza delle strutture rispetto allo Spirito”. E ha aggiunto: “La vera crisi della Chiesa nel mondo occidentale è una crisi di fede. Se non arriveremo ad un vero rinnovamento nella fede, tutta la riforma strutturale resterà inefficace”.

Ai seminaristi, ha preso ad esempio il gruppo “Noi siamo Chiesa” - movimento internazionale che per la riforma nella Chiesa cattolica – per ricordare che “nella comunità dei credenti, sì, ci sono per così dire le richieste delle legittime maggioranze, ma non ci può mai essere una maggioranza contro gli Apostoli, contro i Santi. In questo caso si tratta di una falsa maggioranza”.

Ai fedeli accorsi per la messa a Friburgo, ha riaffermato che “la Chiesa in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale”, solo se rimarrà “fedelmente unita con i Successori di san Pietro e degli Apostoli”, ovvero con il Vaticano.

Il senso, pero', di questa insistenza si e' chiarito solo con l'ultima tappa di rilievo del viaggio, l'incontro con i cattolici impegnati nella società, sempre a Friburgo, subito prima di salire sul volo per Roma.

Per dirla con un proverbio, secondo il Papa, chi chiede riforme nella Chiesa "guarda il dito e non la luna". Chiede di cambiare le strutture ma queste sono secondarie, quello che conta e' cosa le anima.
Anzi, Benedetto XVI è stato ancora più radicale: quando dà “all’organizzazione e all’istituzionalizzazione” troppa importanza, la Chiesa si sta accomodando e adattando ai “criteri del mondo”, tradendo la sua missione.

Per questo, paradossalmente, la secolarizzazione – che l'ha spogliata prima del potere temporale, poi dei privilegi e oggi in molte parti anche dello status sociale - deve essere benvenuta, perché “per corrispondere al suo vero compito, la Chiesa deve sempre di nuovo fare lo sforzo di distaccarsi dalla mondanità del mondo”.

Solo, quando è “liberata dal suo fardello materiale e politico”, infatti, “a Chiesa può dedicarsi meglio e in modo veramente cristiano al mondo intero, può essere veramente aperta al mondo. Può nuovamente vivere con più scioltezza la sua chiamata al ministero dell’adorazione di Dio e al servizio del prossimo”.


Fonte: vatican insider - 26/09/11

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