martedì 5 luglio 2011

Il Servo di Dio padre Tomas Tyn e la liturgia




Di Libertà e Persona - 04/07/2011

di padre Giovanni Cavalcoli


C'è stata ancora occasione, da parte di questo sito, di occuparsi del Servo di Dio, il domenicano cecoslovacco Padre Tomas Tyn, la cui breve vita si svolse dal 1950 (Brno) al 1990 (Neckargemünd, Germania). Dopo essere entrato nell'Ordine dei Predicatori nel 1969 in Germania, nel 1972 si trasferì al convento di Bologna, che custodisce le reliquie del Santo Fondatore dell'Ordine, San Domenico di Guzmàn.

Lì passo gli ultimi 18 anni della sua vita vissuta con intensissimo fervore spirituale, ferma convinzione, grande slancio di generosità verso tutti, ricchissima attività, apprezzato docente di teologia, dotto discepolo di S.Tommaso d'Aquino, instancabile predicatore, diligente osservante della regola domenicana, uomo di preghiera devotissimo della Madonna, fedele figlio della Chiesa.

Questa sua totale dedizione a Dio, alla Chiesa ed alle anime ebbe il suo vertice e frutto più alto nel sacrificio della propria vita per la libertà della Chiesa nella sua Patria, allorchè, essendo esaudito da Dio per un voto che aveva fatto il giorno della sua ordinazione sacerdotale a Roma per le mani di Paolo VI il 29 giugno 1975, egli morì proprio nel giorno – 1° gennaio 1990 –, nel quale la sua Patria era liberata da un regime dittatoriale e passava alla democrazia.
Questa eroica offerta della propria vita commosse ed entusiasmò talmente i confratelli cechi del suo Ordine, che quasi immediatamente essi cominciarono ad adoperarsi per la promozione della Causa di Beatificazione, mentre analogo spontaneo movimento sorgeva a Bologna tra i suoi devoti, sicchè il 25 febbraio 2006 l'Arcivescovo di Bologna, card.Carlo Caffarra inaugurava il processo di beatificazione nella basilica di S.Domenico, dove per tanti anni il Servo di Dio aveva esercitato il suo ministero di guida delle anime e celebrato la S.Messa.

Molti sono gli aspetti esemplari della vita e del pensiero di Padre Tomas, aspetti che tuttora sono oggetto di ricerca e chiarificazione nel corso della Causa, che procede felicemente e si trova in uno stadio di discreto avanzamento, anche se essa è tuttora nell'ambito diocesano. Tuttavia quasi non passa giorno che non giungano da tutta Italia e dall'estero segni di interesse e devozione da sempre nuove persone, alle quali giunge la notizia della fama sanctitatis di Padre Tomas e che restano colpite dalla sua eccezionale testimonianza di cattolico, di sacerdote, di teologo e di domenicano.

Non mancano anche le segnalazioni di grazie ricevute, non tanto miracoli fisici, ma miracoli dello spirito, come la ritrovata pace, la consolazione nel dolore, la penitenza del peccato, la fortezza nella prova, la luce della fede, l'ardore della carità, lo slancio della speranza.

In questo mio articolo intendo tuttavia fermarmi sulla pietà religiosa e liturgica del Servo di Dio. Ricca di interiore e commossa partecipazione era, a testimonianza di molti, la sua celebrazione della S.Messa. Il suo culto eucaristico era fondato su di una solida e purissima dottrina ispirata all'Aquinate e alla sua personale esperienza, che indirizzava la forza del suo sentimento e della sua emozione verso la contemplazione amorosa del divino Mistero, dal quale traeva sempre nuovo conforto e ragioni della sua molteplice ed intensa attività apostolica. Le omelie della Messa domenicale, pronunciate con una potente voce stentorea, che ignorava l'altoparlante, a volte appassionate per la forza dei convincimenti, erano piuttosto lunghe e sostanziate di profonda dottrina, che meravigliava le persone e le nutriva di luce e godimento spirituali.

Padre Tomas celebrava regolarmente la Messa riformata di Paolo VI, che lo aveva ordinato sacerdote, vuoi alla parrocchia bolognese di S.Giacomo fuori le Mura, dove andò dal 1976 al 1989, vuoi presso consorelle domenicane o in convento o dove egli era richiesto, anche fuori Bologna. Ma amava anche l'antico rito di S.Pio V. La cosa era risaputa, sicchè, quando nel 1985 il card.Biffi, Arcivescovo di Bologna, richiesto da un gruppo di fedeli di poter assistere al rito antico, domandò al priore della comunità bolognese un Religioso che potesse celebrare quella Messa, non si ebbero dubbi nell'incaricare Padre Tomas, che la celebrava ogni sabato mattina nella cappella dell'arca di San Domenico.
Il Servo di Dio quindi passava dall'una all'altra Messa con la massima disinvoltura, del tutto alieno da certe faziosità o esclusivismi, ancor oggi purtroppo esistenti, che vorrebbero l'un rito rifiutando l'altro. Viceversa Padre Tomas aveva chiara l'essenza della Messa, che è la medesima, al di là di diverse accidentali modalità, nel rito postconciliare come in quello tridentino. Padre Tomas sapeva apprezzare le diverse peculiarità delle due Messe, fatte apposta, si direbbe, per completarsi a vicenda, anche se il rito ordinario e corrente è e resta senza dubbio quello stabilito da Paolo VI.
Ai suoi tempi non era per i fedeli facile ottenere il permesso della Messa tridentina e c'erano molte restrizioni. Padre Tomas auspicò una facilitazione della concessione di questa Messa; e fu profeta, perché tutti sappiamo come l'attuale Pontefice, a due riprese con speciali Motu proprio, ha effettivamente facilitato la possibilità della celebrazione della Messa di rito antico.

Sulla tomba di Padre Tomas si è avuta la felice idea di scolpire le parole del Salmo che nella Messa antica il celebrante diceva sempre all'inizio, prima di salire i gradini dell'altare: “Ad Deum qui laetificat iuventutem meam”. La Messa è stata veramente la gioia della gioventù di questo santo Religioso, egli la ha conosciuta solo nella gioventù, essendo stato rapito così presto dalla morte. Ma ora nel cielo, accanto al sommo Sacerdote celeste, egli ancora rende culto al Padre nella gioia di un'eterna giovinezza ed intercede per la salvezza di noi pellegrini sulla terra.

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