giovedì 5 maggio 2011

Teologia e azione a favore della musica liturgica






ROMA, mercoledì, 4 maggio 2011 (ZENIT.org).- Questo mercoledì, nell'ambito del “Seminario Superiore” dell'Accademia Urbana delle Arti di Roma, don Ramón Saiz-Pardo Hurtado [1] – professore incaricato di Musicologia presso la Pontificia Università della Santa Croce di Roma – terrà una relazione presso la sede dell'Accademia (piazza E. Dunant, 55) dal titolo “P. Angelo De Santi, S.I.: Teologia e azione a favore della musica liturgica”.

Pubblichiamo di seguito una sintesi della relazione.




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Il p. Angelo De Santi, S.I. (1847-1922), triestino, fu uno dei grandi protagonisti del movimento italiano di riforma della musica sacra all’epoca. De Santi divenne protagonista per due motivi: il primo: per i suoi saggi teologici ed apologetici della musica liturgica che sboccarono nel noto Motu proprio di San Pio X sulla musica sacra (22-XI-1903, Tra le sollecitudini ); il secondo: per le sue realizzazione pratiche nell’ambito della riforma del canto gregoriano e, specialmente, per la fondazione dell’Istituto di Musica sacra di Roma (che ha compiuto il suo primo centenario il 5 gennaio di quest’anno).

De Santi non era un musicista. Egli si dichiarava un «cultore di studi musicali per la parte scientifica ed erudita». Si addottorò in filosofia e teologia e fu nominato membro dell’Accademia di San Tommaso d’Aquino. Nel 1887, Leone XIII lo volle a Roma per operare la riforma della musica sacra. Anni più tardi sembra che fosse anche tra i protagonisti dei primi documenti sull’Azione Cattolica. Oggi dedicherò la mia attenzione ai suoi saggi sulla musica e alla fondazione della Scuola.


1. I saggi sulla musica sacra

De Santi comprese la necessità di esporre le questioni di fondo sulla musica sacra. Egli contava sul favore di Leone XIII, fatto che egli rammentò a chi lo volle ostacolare nei periodi più difficili. Il Papa seguiva le pubblicazioni di De Santi e suggeriva alcuni argomenti[2].

1.1. I principali argomenti sulla musica sacra

Per raggiungere il vero, il bello e il buono è bene fondarsi sulla teoria dell’arte espressa dalla Scolastica. La musica sacra di ogni epoca necessita di quei principi per purificarsi e per proporre nuove opere. Le indicazioni della Chiesa al riguardo ci sono, bisogna seguirle. Si tratta di riportare la musica al suo vero essere sacro, perché possa partecipare dei fini della Liturgia. E nota: i criteri valgono al di sopra delle opinioni o dei gusti personali.

Il tema dei pregiudizi era preoccupante per De Santi. Le principali difficoltà di attua- zione della musica sacra le riscontrava non nell’ordine pratico, ma nelle diffuse concezioni erronee. Egli non riusciva a comprendere come mai alcune opinioni di persone non esperte potessero riuscire vincenti.

Uno degli argomenti più importanti riguarda la relazione musica sacra - culto. L’uomo è anima e corpo. A questa corporeità corrisponde una modalità della relazione con Dio, non solo interna, ma anche esterna, sempre al interno delle prescrizioni ecclesiastiche.

Il nesso musica-liturgia viene ribadito da De Santi nell’attitudine che la musica ha a congiungersi inseparabilmente con ciò che riguarda il culto. La più intima origine di questo nesso va rintracciata in Cristo stesso, il quale innamora di Sé la Chiesa, in modo tale che non si possa trovare migliore espressione che quella del canto.

Il modello e l’origine della liturgia terrena è la liturgia celeste. De Santi fa riferimento alla visione di Isaia nel Tempio, dove i Serafini cantano lodando il Dio tre volte Santo, e all’Apocalisse, nella quale si realizza in cielo la medesima scena di Isaia, ancor più splendida e misteriosa. Prima dell’Incarnazione del Verbo, questo canto s’intonava solo nei cieli; con la Sua venuta, il Signore ce l’ha portato e il sacerdote, nella Messa, esorta tutti a proclamarlo insieme agli angeli.

Infine, le caratteristiche della musica liturgica. Per procurare la maggior gloria di Dio, e per eccitare nei fedeli la pietà, la musica sacra deve possedere certe sue quali- tà intrinseche e ben determinate, corrispondenti alla santità, alla bontà, alla bellezza, all’universalità e perpetuità della liturgia a cui serve.

Quindi, in sintesi, Cristo si trova al centro delle considerazioni di De Santi: nella Messa

– il Suo Sacrificio – si trova l’origine delle arti sacre e ad esso si devono conformare. Per

De Santi, era fondamentale la considerazione del canto in chiesa quale preghiera[3].




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Dopo le pubblicazioni di questi primi anni, molte difficoltà portarono De Santi al silenzio stampa sulla musica e, come lui lo chiamò, all’esilio. Questi anni di silenzio si potrassero fino al 1903 e furono testimoni di episodi significativi: l’incarico di un voto sulla musica sacra da parte del Cardinal Sarto, che divenne più tardi il testo del noto Motu proprio di San Pio X; la formazione del giovane Perosi e la raccomandazione perché questi venisse nominato alla Cappella di San Marco; la scoperta riguardante la paternità dell’edizione Medicea del canto gregoriano, ecc. Adesso, però, devo rivolgere l’attenzione al secondo degli argomenti di questa sera.


2. La fondazione della Scuola di musica sacra

Il processo della fondazione della Scuola di musica sacra si svolge in due momenti crono- logici diversi. Nel primo (1887-1892), De Santi sviluppa e propone ripetutamente al Papa i primi progetti sulla Scuola. L’obiettivo della Scuola non venne raggiunto. Il secondo momento, a partire dalla sua nomina a presidente dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia nell’ottobre 1909, portò alla effettiva fondazione della Scuola.

2.1. Il primo periodo: 1887-1892

Documenti recentemente ricavati vedono De Santi occupato nel pensiero della Scuola di musica sacra sin dal suo arrivo a Roma, nel 1887. Egli fece arrivare al Papa le prime memorie già nel 1888, almeno in due occasioni: a giugno e a dicembre. Successivamente, nel 1892, provò di nuovo. Ma i tempi non erano ancora propizi e i tentativi si fermarono per una buona serie di anni. Ecco la sintesi dei princìpi sottostanti a queste memorie.

1. De Santi pensò la Scuola collegata alla Congregazione di Santa Cecilia, l’istituzione che aveva sostenuto la musica sacra a Roma sin dall’epoca palestriniana, ma che dal 1870 era stata rimodellata dal Governo secondo i canoni di quei anni difficili.

2. I rami d’insegnamento erano prevedibili: canto gregoriano e canto moderno, orga- no, armonia e contrappunto, studi liturgici, storici e archeologici. In qualche memoria si proponeva anche l’istruzione di bambini nel canto e nella polifonia.

3. La Scuola era destinata principalmente alla formazione musicale dei sacerdoti.

2.2. Il secondo periodo: l’effettiva fondazione della Scuola

Lo stesso De Santi segnalò che la porta che schiudeva i tempi opportuni per la fondazione della Scuola era il Motu proprio[4]. Il vero punto di partenza non si ebbe che nel mese di ottobre del 1909, quando De Santi fu eletto presidente dell’Associazione Italiana di Santa Cecilia.

Il 10 dicembre 1909, De Santi inviò una lettera al Vaticano col suo programma di lavoro, i suoi noti Propositi. Nella risposta, con data 26 dicembre, essi furono giudicati ottimi. Uno dei propositi principali era la fondazione della Scuola di musica sacra.

De Santi non aspettò per mettersi al lavoro. Ancora una settimana prima della risposta vaticana, si trovava in udienza davanti al Papa, ormai con una sede per la futura Scuola. Da una lettera inviata a Mons. Bressan, segretario particolare del Papa, si apprende che continuava a pensare la Scuola quale continuatrice della Congregazione di Santa Cecilia e che faceva calcoli concreti di professori e di bilanci, vale a dire, andava convinto verso la fondazione[5].

Il 6 giugno di quell’anno, ebbe un’importante udienza dal Papa. Secondo il suo racconto, quest’udienza gli valse per considerare «stabilita da Pio X la fondazione nel giugno 1910»[6].

Dopo l’estate si elaborarono i programmi. L’8 novembre, De Santi ricevette la notizia del Placet del Papa e il 5 gennaio 1911, finalmente, scrisse al Cardinale Segretario di Stato con la notizia dell’effettiva fondazione[7].

Il programma d’insegnamento partì con tre sezioni: la Scuola di canto gregoriano, la Scuola di armonia, contrappunto e fuga, e la Scuola di organo. A De Santi spettarono le lezioni per lo studio e il commento del Motu proprio. Nella pubblicità della Scuola si spiegò che essa non aveva per scopo «primo e diretto di formare maestri e compositori di musica, sì bene di fornire occasione, specialmente al clero, di solidamente istruirsi nel canto gregoriano e di conoscere praticamente i metodi più opportuni per l’istruzione e direzione delle scholae cantorum». Non si trattava di evitare altri insegnamenti tecnici, poiché, di fatto, erano progettati. Tuttavia, il suo carattere era distinto rispetto a quello dei conservatori.



3. Conclusioni

– De Santi è uno dei primi a scrivere di musica liturgica con atteggiamento fondamentale. Oggi si sente il bisogno di prendere in mano questa eredità con lo stimolo degli scritti del Cardinale Ratzinger.
– De Santi arrivò a Roma per dedicarsi alla riforma della musica sacra, seguendo il volere di Leone XIII. L’intenzione nei confronti dei saggi che avrebbe pubblicato era tomista sin dall’inizio.
– Con lo sguardo sugli scritti e la storia di De Santi si verifica che gli argomenti popolari riguardo alla musica liturgica erano molto simili a quelli odierni.
– Il suo progetto più amato, la Scuola Superiore di musica sacra, lo impegnò sin dal 1887. Soltanto il Motu proprio sulla musica sacra del 22 novembre 1903 aprì la porta alla fondazione, che ricevette l’accelerazione definitiva con l’elezione di De Santi a capo dell’Associazione di Santa Cecilia.
– L’intenzione originaria della Scuola era di collegarsi all’antica Congregazione di Santa Cecilia. Ebbe però, sin dall’inizio, un carattere diverso.


Fonte: www.zenit.org




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