domenica 29 maggio 2011

Il Messale antico: una diga contro le alterazioni della liturgia


Pubblichiamo una lettera del Cardinal J. Ratzinger a padre Matias Augé, nella quale emerge chiaramente il pensiero sulla liturgia del futuro Papa Benedetto XVI, dal quale è scaturito il motu proprio Summorum Pontificum.
Non è una novità, ma... repetita iuvant!


Lettera inedita del 1999 apparsa "Lunedì 20 settembre 2010 1 20 /09 /2010 05:00" sul blog (liturgia-opus-trinitatis.over-blog.it) di un docente dell'Istituto Claretianum con la seguente premessa:

Una lettera del Card. Joseph Ratzinger
Non sono il primo a pubblicare delle lettere ricevute dall’allora Cardinale Joseph Ratzinger. Mi sembra anche un modo di offrire dei documenti che contribuiscono alla conoscenza del periodo storico in cui ci troviamo. La mia lettera, come si evince dal testo qui sotto riprodotto, aveva come oggetto la contestazione rispettosa di alcune affermazioni che il Cardinale aveva fatto in un discorso pronunciato in occasione dei dieci anni del Motu Proprio “Ecclesia Dei”. Alle mie osservazioni il Card. Ratzinger rispose gentilmente qualche mese dopo. Sostanzialmente, la lettera conferma delle posizioni note.




Joseph Cardinal Ratzinger



18 febbraio 1999


Reverendo Padre

P. Prof. Matias Augé, CMF

Istituto “Claretianum”

L.go Lorenzo Mossa, 4

00165 Roma





Reverendo Padre,


ho letto con attenzione la Sua lettera del 16 novembre u.s., nella quale Lei ha formulato alcune critiche alla Conferenza da me tenuta il giorno 24 ottobre 1998, in occasione del 10o anniversario del Motu proprio “Ecclesia Dei”.

Capisco che Lei non condivida le mie opinioni sulla riforma liturgica, la sua attuazione, e la crisi che deriva da talune tendenze in essa nascoste, come la desacralizzazione.

Mi sembra, però, che la sua critica non prenda in considerazione due punti:

1. è il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II che ha concesso, con l’Indulto del 1984, l’uso della liturgia anteriore alla riforma paolina, sotto certe condizioni; in seguito lo stesso Pontefice ha pubblicato, nel 1988, il Motu proprio “Ecclesia Dei”, che manifesta la sua volontà di andare incontro ai fedeli, che si sentono attaccati a certe forme della liturgia latina anteriore, e pertanto chiede ai vescovi di concedere “in modo ampio e generoso” l’uso dei libri liturgici del 1962.

2. una parte non piccola dei fedeli cattolici, anzitutto di lingua francese, inglese e tedesca, rimangono fortemente attaccati alla liturgia antica, e il Sommo Pontefice non intende ripetere nei loro confronti ciò che era accaduto nel 1970, dove si imponeva la nuova liturgia in maniera estremamente brusca, con un tempo di passaggio di soli 6 mesi, mentre il prestigioso Istituto liturgico di Treviri, infatti, per tale questione, che tocca in maniera così viva il nervo della fede, giustamente aveva pensato ad un tempo di 10 anni, se non sbaglio.

Sono dunque questi due punti, cioè l’autorità del Sommo Pontefice regnante e il suo atteggiamento pastorale e rispettoso verso i fedeli tradizionalisti, che sarebbero da prendere in considerazione.

Mi permetta, pertanto, di aggiungere alcune risposte alle Sue critiche circa il mio intervento.

1. Quanto al Concilio di Trento non ho mai detto che esso avrebbe riformato i libri liturgici, al contrario ho sempre sottolineato che la riforma postridentina, situandosi pienamente nella continuità della storia della liturgia, non ha voluto abolire le altre liturgie latine ortodosse (i cui testi esistevano da più di 200 anni) e neppure imporre una uniformità liturgica.

Quando ho detto che anche i fedeli, che fanno uso dell’Indulto del 1984, devono seguire gli ordinamenti del Concilio, volevo mostrare che le decisioni fondamentali del Vaticano II sono il punto d’incontro di tutte le tendenze liturgiche e che quindi sono anche il ponte per la riconciliazione in campo liturgico. Gli ascoltatori presenti hanno, in realtà, capito le mie parole come un invito all’apertura al Concilio, all’incontro con la riforma liturgica. Penso che chi difende la necessità ed il valore della riforma, dovrebbe essere pienamente d’accordo con questo modo di avvicinare i “tradizionalisti” al Concilio.

2. La citazione di Newman vuole significare che l’autorità della Chiesa non ha mai abolito nella sua storia con un mandato giuridico una liturgia ortodossa. Si è verificato invece il fenomeno di una liturgia che scompare, e poi appartiene alla storia, non al presente.

3. Non vorrei entrare in tutti i dettagli della Sua lettera, anche se non sarebbe difficile rispondere alle Sue diverse critiche dei miei argomenti. Mi sta però a cuore quello che riguarda l’unità del Rito Romano. Questa unità oggi non è minacciata dalle piccole comunità che fanno uso dell’Indulto e si trovano spesso trattati come lebbrosi, come persone che fanno qualcosa di indecoroso, anzi di immorale; no, l’unità del Rito Romano è minacciata dalla creatività selvaggia, spesso incoraggiata da liturgisti (per esempio in Germania si fa la propaganda del progetto “Missale 2000”, dicendo, che il Messale di Paolo VI sarebbe già superato). Ripeto quanto ho detto nel mio intervento, che la differenza tra il Messale del 1962 e la messa fedelmente celebrata secondo il Messale di Paolo VI è molto minore che la differenza fra le diverse applicazioni cosiddette “creative” del Messale di Paolo VI. In questa situazione la presenza del Messale precedente può divenire una diga contro le alterazioni della liturgia purtroppo frequenti, ed essere così un appoggio della riforma autentica. Opporsi all’uso dell’Indulto del 1984 (1988) in nome dell’unità del Rito Romano è, secondo la mia esperienza, un atteggiamento molto lontano dalla realtà. Del resto mi rincresce un po’, che Lei non abbia percepito, nel mio intervento, l’invito rivolto ai “tradizionalisti” ad aprirsi al Concilio, a venirsi incontro verso la riconciliazione, nella speranza di superare, col tempo, la spaccatura tra i due Messali.

Tuttavia, La ringrazio per la Sua parresia, che mi ha permesso di discutere francamente su una realtà che ci sta ugualmente a cuore.

Con sentimenti di gratitudine per il lavoro che Lei svolge nella formazione dei futuri sacerdoti, La saluto

Suo nel Signore

+ Joseph Card. Ratzinger


Fonte:J. Ratzinger's Fan Club

Nessun commento:

Posta un commento